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CLAMOROSA INCHIESTA SULLA JUVENTUS

 

a cura di Luigi Rezzuti

 

Quando dai social si è saputo che il 22 ottobre 2018 la famosissima trasmissione “REPORT” di Rai 3, condotta da Sigfrido Ranucci, si sarebbe interessata ad una avvincente inchiesta sulla Juventus, la notizia si è sparsa a macchia d’olio.

Finalmente si sarebbero scoperti gli intrecci tra ultrà, spie, mafia, ‘ndrangheta e dirigenza Juventina, con documenti inediti e intercettazioni che pare abbiano coinvolto tutti i dirigenti della Juve e alcuni calciatori.

C’è stata grande attesa per la trasmissione e la notizia ha fatto molto scalpore. Ranucci ha rilasciato un’intervista ad una radio libera romana, che riportiamo quì di seguito: “Partiamo da una premessa, quello che emerge dall’inchiesta è un contatto diretto tra i manager bianconeri e i Dominiello, famiglia accusata di avere dei legami con la ‘ndrangheta. La questione del bagarinaggio e degli affari con i biglietti dello stadio presenta un connubio chiaro tra certi personaggi, tra persone indagate, dirigenti e anche calciatori della Juve. Da dove parte l’inchiesta? Secondo la Procura la data fondamentale è il 21 aprile del 2013: quel giorno si gioca Juve - Milan.  Nella curva juventina spunta uno striscione “I gobbi”.   dietro ci sono Saverio e Rocco Dominiello, padre e figlio. È il giorno in cui la ‘ndrangheta entra nella curva bianconera. Vi posso assicurare che da questa storia emerge un quadro impressionante di rapporti della dirigenza con una parte di tifosi, un connubio spaventoso tra la società e una parte di supporter bianconeri. La vittima di questa storia è il calcio. Sono vittime anche i tifosi per bene. Non si tratta di un’inchiesta contro il calcio ma di un atto d’amore per questo fantastico sport e per i veri tifosi. Quello che emerge è un problema etico della gestione del calcio, al di là dell’aspetto giudiziario. Fa impressione il quadro complessivo che riguarda una società come la Juventus e che, dopo la messa in onda del 22 ottobre, potrebbe interessare la giustizia sportiva. Se le dimissioni di Marotta dipendono da questa storia? Non sono in grado di dire se siano legate alla vicenda. L’anomalia è il modo in cui sono arrivate queste dimissioni. Non è nello stile Juventus chiudere con un  dirigente così importante che ha contribuito a tanti successi. Nessuna conferenza e, a parte il diretto interessato, nessuno ha detto nulla in merito alla separazione dopo tante stagioni di vittorie. E’ strano che Marotta è andato via. Non è nello stile della Juve”.

L’inchiesta, portata avanti da Report, sul mondo ultras vicino alla Juventus e sulla vendita dei biglietti nelle mani di gruppi malavitosi organizzati, continua a far rumore.

Intanto, sul profilo twitter della trasmissione di Rai 3, è stato pubblicato un video con nuove anticipazioni della puntata del 22 ottobre.

A parlarne è Andrea Puntorno, leader del gruppo “Bravi ragazzi” e vicino anche al clan calabrese dei Macrì: “il business sui biglietti c’è, mi sono comprato due case e un panificio. Non lo nego perché non è un reato ciò che ho fatto, siamo un gruppo di 600-700 persone e non tutte di Torino. Forniamo noi i biglietti. Personalmente non ho mai fatto bagarinaggio, ma c’era chi lavorava per me per questo. I biglietti  li dava la Juventus, è normale. È  sempre stato così”.

Nel mirino del programma d’inchiesta condotto da Sigfrido Ranucci c’è anche la morte misteriosa di Raffaello Bucci, tifoso ultras e consulente della società di Agnelli, avvenuta il 7 luglio del 2016.

Al centro i rapporti tra la Juve e i gruppi ultras e alcuni esponenti contigui al mondo della ‘ndrangheta, come emerso nei mesi  scorsi in un’inchiesta (Alto Piemonte) condotta dalla procura di Torino sulle infiltrazioni della criminalità calabrese nella curva bianconera e un’altra parallela, portata avanti dalla procura della Figc che il 25 settembre, di un anno fa. ha portato all’inibizione di Andrea Agnelli (12 mesi poi ridotti  a tre in cambio di una multa di 100mila euro) e di altri dirigenti del club per aver violato gli articoli 1 bis (lealtà sportiva) e 12 (rapporti con i tifosi) del codice di giustizia sportiva, dopo l’accertamento di rapporti della società con i gruppi ultras, vendendo loro biglietti “oltre il limite normativo”, cioè di quattro a persona. Nell’ordinanza “Alto Piemonte” un’indagine condotta dalla Squadra Mobile di Torino, coordinata dalla procura locale, sono emersi gli interessi della ‘ndrangheta nel bagarinaggio dei biglietti delle partite “casalinghe” della Juve.

I protagonisi assoluti sono Rocco e Saverio Dominiello di 42 e 63 anni, condannati in primo grado a 7 anni e nove mesi e 12 anni, un mese e dieci giorni per tentato omicidio, associazione  mafiosa ed estorsione, reati commessi per conto del clan Pesce di Rosarno (Reggio Calabria).

Report, oltre a tutte queste notizie, racconta, dunque, anche del suicidio misterioso di Raffaello Bucci, anello di congiunzione tra società, tifosi e forze dell’ordine.

Nelle ore precedenti al suicidio ci sono state dinamiche impressionanti che Report ha raccolto tramite testimonianze, mostrando documenti e intercettazioni che riguardavano i dirigenti della Juventus.

Bucci lavorava in una società che forniva consulenze alla Juve ma allo stesso tempo, usufruiva di alcuni vantaggi come quello di avere a disposizione un Suv della Juve.

Non si spiega perché ad un certo punto uno dei legali dello studio Chiusano, che rappresenta la Juve, va in ospedale, a poche ore dalla morte di Bucci, chiedendo di entrare in possesso del suo telefono e di altri effetti personali. E’ un particolare non trascurabile.

Dal telefonino del Bucci sono emerse cose molto interessanti: sms e foto riguardano il club e la curva, ma c’è anche una chat con un’utenza intestata alla presidenza del Consiglio e riferita ad un agente dei servizi di sicurezza.

Bucci era un informatore dei servizi? “Sono nella merda” e poi “la mia posizione è bruciata” sono alcuni messaggi dove manifestava la preoccupazione di andare a testimoniare in Procura, dopo la convocazione. Aveva avvisato anche la Juventus.

Report mostra  alcune foto tali da creare dubbi sulla vicenda. Bucci è morto per la caduta, ma in base a foto e a perizie sorge il sospetto che prima di lanciarsi nel vuoto sia stato vittima di un pestaggio.

Bucci era intercettato, ma il server in uso alla Procura tre ore prima del suicidio ha avuto un blackout.

Secondo gli atti quello sarebbe stato il momento in cui comunica con l’agente dei servizi segreti, e chissà con chi altro. Non si sa cosa sia avvenuto in quelle ore precedenti la morte.

Da questa storia emerge, come si è già detto, un quadro impressionante di rapporti della dirigenza con i tifosi, un connubio spaventoso tra società e una parte di supporter bianconeri.

,Nei due video-promo lanciati da Report in queste settimane sono coinvolti prima Beppe Marotta, l’amministratore delegato dimissionario lo scorso 29 settembre, e Andrea Puntorno leader da 20 anni dei “Bravi ragazzi”, uno dei principali gruppi ultras della curva della Juventus, considerato dagli inquirenti vicino al clan mafioso Li Vecchi e uomo di fiducia della famiglia ‘ndranghetista dei Macrì.

Di Marotta vengono pubblicati alcuni messaggi via Whatsapp con intermediario di Rocco Dominiello per alcuni biglietti della gara di Champions del 2013 con il Real Madrid, poi sempre con Dominiello concorda il provino di un ragazzo figlio di Umberto Bellocco, esponente di spicco del clan di Rosarno.

La trasmissione è stata seguita da tutti gli sportivi italiani, e non, e in particolar modo dai tifosi napoletani che sperano di ottenere giustizia per il Campionato di calcio della scorsa stagione 2017-2018 dove si videro “scippati” dello scudetto a favore della Juve.

Chissà se l’inchiesta andrà avanti con la giustizia sportiva attraverso la Procura della Repubblica oppure, come tutti gli illeciti, veri o presunti tali, tutto finirà a “Tarallucci e vino”.

(Ottobre 2018)

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