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È finito il campionato di calcio   di Luigi Rezzuti   Adesso parliamo del Napoli. Un finale, che non avremmo mai voluto raccontare, si è...
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TEMPO DI ESAMI   di Annamaria Riccio   Quelli scolastici ovviamente, perché gli altri…non finiscono mai. E’ l’anno del rientro, quello che profuma di...
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Sul Covid 19 - Una brutta storia - L’attacco a Paolo Ascierto   di Marisa Pumpo Pica   Avevamo deciso di non parlare del Covid 19 su questa pagina...
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Miti napoletani di oggi.66

L’EDITORE

 

di Sergio Zazzera

 

L’Enciclopedia Treccani definisce “editore” «chi esercita l’industria della produzione e divulgazione di opere letterarie, artistiche, scientifiche, musicali, per mezzo della stampa, anche se non attenda direttamente all’arte tipografica e al commercio librario».


Aldo Manuzio

Da tale definizione discende che l’editore è colui che, assumendosi il rischio d’impresa, cura la pubblicazione e la distribuzione dell’opera, corrispondendo all’autore i relativi diritti economici (c.d. Royalties), in una duplice possibile forma: a) percentuale sul prezzo delle copie vendute (c.d. “contratto aperto”); b) importo globale una tantum (c.d. “contratto chiuso”).

La definizione medesima è valida, poi, sicuramente per coloro che esercitano tale attività da Roma in su, fatta eccezione, in buona parte, per Firenze. Viceversa, in tutte le altre località vige – per lo più, e fatte le debite eccezioni – il sistema del costo della tiratura a carico dell’autore (attuato, talvolta, mediante la pretesa dell’acquisto da parte sua di un numero di copie, il cui costo sia pari a quello di produzione dell’intera tiratura), senza farsi carico della distribuzione e senza corresponsione dei diritti economici. È evidente, dunque, come lo (pseudo-)editore si limiti, in questi casi, a costituire il tramite fra l’autore e la tipografia, nel che dev’essere ravvisato il mito, nel senso di falso linguaggio, dal momento che si è visto come la definizione della figura esprima tutt’altro – e più ampio – concetto.

Corollario del mito: diffidare degli editori che regalano copie dei libri: esse sono quelle residuate dall’acquisto da parte degli autori, le quali, perciò, hanno “costo zero” per essi e, per di più, ingombrano pure i loro depositi.

Corollario del corollario: il comportamento di cui sopra diseduca il pubblico e i librai, i quali chiedono agli autori, rispettivamente, copie-omaggio e la fornitura di copie da vendere; la quale ultima, viceversa, dovrebb’essere curata dagli editori.

Per fortuna, però, anche a sud di Roma e a Firenze ci sono – come dicevo più sopra – editori “veri”; e, quelli, gli autori imparano presto a riconoscerli.

(Ottobre 2018)

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