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SEGNALIBRO

a cura di Marisa Pumpo Pica

 

LA TOMBA PROFANATA

Santagata si fa in quattro

di Luciano Scateni  Guida - Kairos

  

Questo è il diciottesimo libro di Luciano Scateni e viene pubblicato, in apprezzabile simbiosi, da due case editrici napoletane, Guida e Kairos, alle quali l’autore si volge, in apertura, con una dedica significativa, che intende sottolineare il coraggio e le difficoltà dell’editoria del Sud, “costretta a competere con il mega duopolio del settore (…).

È anche il quarto di quella saga di gialli/polizieschi, iniziata con  Ninì Santagata Commissario per caso, seguita da Le disavventure di Santagata e  Giù la testa.

 Giù la testa era il diciassettesimo e ricordo che, nel presentarlo, raccomandai a Luciano di non fermarsi lì, al numero 17. (Non è vero ma ci credo...)

Questi serial li ho presentati tutti e non vorrei ripetermi perché qualcuno già sa delle mie simpatie per questo commissario sopra le righe, insofferente nei confronti degli ordini dei superiori, degli intralci della burocrazia, sociologo, portabandiera della solidarietà, paladino dei deboli e degli oppressi, sensibile alle sofferenze degli emarginati. E sensibile, non lo si può tacere, anche al fascino delle donne, alle quali piace molto, nonostante egli palesi apertamente che, insofferente di vincoli,  non concederà loro se non piccoli spazi di avventure erotiche, tra un’indagine e l’altra, tra un crimine e l’altro. Così con le varie figure femminili dei libri precedenti e così ancora con l’inglesina Mindy di queste pagine. Tale, in breve, il ritratto di Ninì Santagata, come lo abbiamo conosciuto nel primo e come continuiamo a conoscerlo nei successiivi, sui quali si sono dette e scritte già parecchie cose. E concordo pienamente su quanto è stato scritto nelle varie recensioni, comparse su alcune testate napoletane.

Sul piano del contenuto, non si può non mettere in luce la fervida inventiva, dote personalissima di questo autore, che spazia ampiamente su una ragnatela di crimini e delitti, una ragnatela fitta come i vicoli napoletani, senza spiragli e luci. E sta a lui, al nostro Ninì e al suo fedele vice, Assumma, sciogliere nodi ed intrecci, che si allargano a macchia d’olio anche a livello internazionale. Non ci soffermiamo sulla trama, naturalmente, per non sottrarvi il piacere e la suspence della lettura. Diciamo solo che si parte con il primo delitto, in un appartamento dei quartieri spagnoli, quello della bella archeologa Margherita Toni, che sta facendo delle ricerche sugli scavi di Ercolano. Bella, disinibita ed anche narcisista, come dimostrano alcuni video del suo computer, rifiuta - senza mezzi termini - le profferte amorose del boss del quartiere, preferendogli un giovane collega archeologo. E così firma la sua condanna a morte. Da qui un susseguirsi di indagini, fra delitti di stato, crimini comuni e complotti terroristici internazionali, in una sequenza rapida e serrata, da mozzare il fiato.

Sul piano strettamente letterario, occorre sottolineare che la scrittura è lieve, gradevole, anche quando, con tocchi delicati, affronta e dipinge scene abbastanza forti e non poco cruente. Non a caso dico “dipinge” perché, come sappiamo, egli è anche un apprezzato pittore. La sua scrittura non conosce ombre, lontana da quegli orrori linguistici, che spesso caratterizzano una scrittura o un parlare tutt’altro che corretto. Luciano lo sa. Ho presentato per anni un’infinità di libri in tante librerie napoletane, ma ora ho messo un po’ il freno a mano, per mancanza di tempo ma anche perché oggi, fatte le debite eccezioni, si scrive di tutto. Si scrive molto e male. Ed è una grande sofferenza leggere talune pagine o ascoltare certe espressioni che vengono ripetute anche nei salotti buoni o nelle migliori, si fa per dire, trasmissioni televisive, nelle quali ospiti, come giornalisti affermati e politici di grido o gli stessi conduttori, per impegnarsi in un parlare più chic, dicono, ed è un esempio classico di errori linguistici ricorrenti: “A me colpisce il fatto”  in luogo del “mi colpisce” mostrando di non conoscere la differenza tra il complemento di termine e il complemento oggetto. Tant’è… A questi dotti signori sembra che “a me colpisce” sia un buon dire, più raffinato… 

Ma veniamo ad un altro punto: qualcuno ha scritto - oggi - che in Ninì Santagata, commissario sopra le righe, c’è molto di Luciano Scateni, come in Montalbano Camilleri. E questa fu la domanda che gli feci anche io - anni fa - in occasione della presentazione del primo di questi quattro libri: “Quanto c’è di Scateni nel personaggio di Santagata?” Ora sappiamo come stanno le cose, senza tema di smentita. Anche Luciano Scateni è un giornalista sopra le righe, fuori da ogni schema, con il suo comunismo che “diffida delle interpretazioni dei partiti”, come nel libro il vecchio Nonno Paolo raccomanda alla giovane nipote Elaine, che svolge il praticantato nello studio dell’Avvocato Offenbach, esempio tipico di “Avvocato Spa”. Costui guadagna milioni di dollari a Manhattan, sulle spalle dei condannati a morte e dei suoi praticanti, poco o per nulla retribuiti. E molti di questi dollari servono “per addomesticare governanti ed uomini politici influenti”

E ancora: “Quanto del marcio della nostra società è rispecchiato nel libro di questo giornalista sopra le righe?” La risposta è già nella domanda.

Lo scrittore Luciano Scateni, raccontando di Santagata, narra quello che l’uomo e il giornalista hanno visto e scoperto intorno a loro: corruzione, malcostume, traffici, crimini e quant’altro.

Ne so qualcosa anche io di questo giornalista che denuncia tutto ciò che è condannabile nella nostra società. I pezzi che mi manda per questo nostro giornale, a volte, sono proiettili, dardi, giustamente lanciati contro chi gestisce il potere, non come un servizio per la pubblica utilità, ma ai fini di un tornaconto personale. Allora egli risponde con la sua arma, che è la penna. E non risparmia nessuno, beninteso di coloro che sbagliano o fanno corbellerie. E non vi nascondo che i suoi pezzi un po’ alla Marco Travaglio, un Marco Travaglio senza odio, però, mi hanno creato talvolta qualche difficoltà come direttore responsabile. Ma io li pubblico tranquillamente perchè quello che scrive è lo specchio della realtà che ci circonda e non posso dargli torto se egli pone in risalto certe cose.

Ciò che caratterizza, infatti, noi tutti  de Il Vomerese è che non abbiamo peli sulla lingua: amiamo la Verità e la proclamiamo a voce alta.

Chiudo con un’ultima riflessione: Luciano Scateni è uno scrittore affermato, comparabile ai nostri grandi. In una recensione, comparsa sul Roma, che io condivido pienamente, si legge infatti: “Scateni fa parte a buon diritto della schiera dei grandi scrittori come Marotta, Ortese, Rea, La Capria, Paliotti, Compagnone, Prisco ed altri. In un altro punto poi il giornalista, scrive “…non riesco a spiegarmi come mai questo affascinante poliziotto, eroe senza macchia e senza paura, non sia ancora diventato un personaggio televisivo. Mi auguro che lo diventi presto”. Anche io glielo auguro di cuore, gli auguro affermazioni più appariscenti, che possano portare Ninì Santagata su una ribalta ampia come quella televisiva, ma vorrei anche dire a questo collega che qualche anno fa, proprio pensando alle sorti dei nostri scrittori e ai meccanismi occulti del successo, che poi tanto occulti non sono, io scrissi nella mia rubrica su Il Vomerese (Pensieri ad alta voce) un articolo dal titolo “Il successo dello scrittore”. Se il collega vorrà leggerlo, dovrà condividere con me, come altri hanno fatto,  che non sempre il merito trova la sua strada senza quei sostegni, quei bastoncini e quegli apparati che con il merito, talvolta, hanno poco a che vedere. E ve lo dice una persona che con i libri ha avuto frequentazioni di un’intera vita.  

 

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Il libro è stato presentato di recente presso la libreria “ io ci sto”, una piccola, meritevole libreria in Via Cimarosa, 20, che organizza tanti eventi significativi, qui, nel cuore pulsante di questo nostro Vomero.

 

Luciano Scateni, giornalista professionista, nome e volto noto della Rai, per aver condotto per tredici anni il TG3, ha avuto in Rai ruoli importanti come quello di caporedattore, inviato, radiotelecronista. Il suo nome non è legato soltanto alla Rai, egli è stato anche sindacalista della CGL e addetto stampa del sindaco di Napoli Maurizio Valenzi, nel 1975. Redattore e caporedattore di vari giornali, fra cui il quotidiano Paese sera, è stato tra i fondatori de “La Voce della Campania”, oggi “Voce delle Voci”. Infine, e ci fa piacere ricordarlo, è una firma prestigiosa del giornale “Il Vomerese”, al quale collabora fin da quando esso è stato fondato. Per i suoi articoli mi è piaciuto scegliere, da alcuni anni, la definizione di Spigolature perché egli passa di fiore in fiore su alcuni argomenti e non su di uno soltanto. Di fiore in fiore, per usare un eufemismo, meglio sarebbe dire “con spada ed elmetto”, ma resta il fatto che queste sue Spigolature sono molto apprezzate dai nostri lettori.

Tra le passioni, che coltiva, anche la pittura. Ha esposto, con lusinghieri apprezzamenti, i suoi quadri e disegni in numerose mostre personali e collettive.

(Novembre 2018)

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