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Manzoni e i parenti terribili   di Bernardina Moriconi   Qualche tempo fa leggendo su Facebook il post di uno scrittore su di un suo antenato di un...
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Miti napoletani di oggi.91 PROCIDA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2022   di Sergio Zazzera   Ho riflettuto a lungo se considerare, o no, quello di...
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LA COSTITUZIONE APERTA A TUTTI Al centro dell’incontro il tema dell’Inclusione   di ANNAMARIA RICCIO   Realizzata da Giuffrè Francis Lefebvre insieme...
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COPPA D’AFRICA   di Luigi Rezzuti   La manifestazione africana doveva tenersi un anno fa, ma venne rinviata a causa dell’emergenza Covid-19. Per...
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«RIUNIRE CIÒ CH’È SPARSO».20 Considerazioni su avvenimenti e comportamenti dei giorni nostri   di Sergio Zazzera   E' dei giorni scorsi l’epicedio di...
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Il complesso di San Francesco al Vomero   di Antonio La Gala   Quando negli ultimi decenni dell'Ottocento iniziò a sorgere il nuovo quartiere del...
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VOMMERO SULITARIO   E’ in libreria il volume Vommero Sulitario, del quale è autore il nostro capo servizio Sergio Zazzera; qui di seguito ne...
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A VOLTE RITORNANO…: IL CAFFE’ SCOTTO IONNO   di Sergio Zazzera   Scotto Ionno – “lo scozzese biondo”, nel dialetto procidano – si chiamava Vincenzo...
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Articoli

Normalità

Normalità……. È Sognare

                                                    

di  Mariacarla Rubinacci

 

La sera era ormai inoltrata, l’aria fresca della notte stava arrivando con i suoi fluidi delicati che avrebbero reso morbido il frastuono della strada sottostante già libera dal defluire giornaliero. Di fronte alle sue finestre un palazzo mostrava i suoi occhi illuminati dietro i quali tante storie uguali e diverse stavano mettendo in scena il loro ruolo quotidiano. Alcuni balconi diffondevano aromi familiari delle cene che avrebbero presto radunato i racconti dei fatti vissuti durante il giorno. Un balcone, lassù, verso i piani più alti, le chiamò l’attenzione. Si appoggiò meglio alla ringhiera e con il capo verso l’alto, tentava di inserirsi con occhio curioso nella storia che si stava interpretando su quel palcoscenico.

Aperto come gli altri per accogliere il leggero tepore della stagione, il balcone era avvolto dall’alone di luci colorate, mentre una musica ora dolce, ora allegra e ritmata, rimbombante e poi flebile come parole sussurrate all’orecchio, riempiva l’aria. Assomigliava ad una bocca aperta al canto come fosse in un concerto in piazza, dove tutti, come lei, almeno una volta, si sono fatti coinvolgere cantando e saltellando liberi di gioire. Due ombre contro luce che stavano giocando con i loro cuori le suggerirono l’illusione di sentire sillabe appena bisbigliate da labbra nascoste fra i capelli profumati, accompagnate da un bacio leggero. Ombre cinesi, un alito di brezza notturna muoveva i lunghi capelli di una lei appoggiata morbidamente alla ringhiera, mentre si lasciava cogliere dalle braccia di un lui che delicatamente l’avvolgeva in un gesto di gioia.

Il momento offerto da quei giovani invitava il mondo ad appropriarsi della normalità rimasta chiusa sul fondo del cassetto ormai da troppo tempo.

Si ritrasse dalla scena mentre le sue labbra con un sussurro le fece vibrare…. “un bacio, l’apostrofo rosa tra le parole…”

La festa era diventata un sogno e lei desiderò farsi cullare dall’illusione di poter continuare a sognare, senza pensieri, senza ansie, per rincorrere un sogno anche non suo, ma di tutti, in punta di piedi per non spaventarlo mentre stava riportando in scena la normalità.

(Novembre 2022)

UNA SITUAZIONE TRAGICOMICA

UNA SITUAZIONE TRAGICOMICA

 

di Luigi Rezzuti

 

Simone ha 35 anni, il suo hobby è andare in bicicletta, ha la fortuna di abitare a Posillipo in una zona dove il panorama è spettacolare.

Quando decide di fare un giro in bici manda un messaggio su WhatsApp alla sua amica Alessia che accetta.

Alessia è una bellissima donna, a 30 anni, fisico atletico, capelli biondi, alta circa 1,65.

Una volta incontratosi, salirono in bici e incominciarono a pedalare.

Era una splendida giornata e decisero di fermarsi in un orato e scattare delle foto.

Chiacchierando, chiacchierando Simone le disse di aver preso appuntamento per il giorno dopo con la sua dottoressa per farle vedere gli esami del sangue.

Alessia gli rispose che anche lei doveva andare dalla dottoressa per farsi prescrivere l’impegnativa per una visita cardiologica.

Entrambi avevano la stessa dottoressa.

Simone propose ad Alessia di andare insieme e poi quando avevano finito andare ad un bar a bere un aperitivo.

Alessia accettò l’invito, si salutarono e rimasero d’accordo di trovarsi domani alle 17,30 davanti allo studio della dottoressa.

Il giorno dopo, verso le 16,30 Simone iniziò a prepararsi e verso le 17 uscì di casa.

Arrivò puntuale sotto l studio medico, come da accordi, aspettò che arrivasse Alessia che giunse con dieci minuti più tardi.

Si salutarono e insieme salirono le scale per raggiungere lo studio, entrarono in sala d’attesa Simone notò che c’erano solo tre persone.

Intanto il paziente che era dentro lo studio uscì e andò via.

Una coppia di anziani, marito e moglie, si alzarono ed entrarono nello studio, quindi alla fine davanti a Simone c’era solo una persona.

Alessia avvicinandosi a Simone gli sussurrò che aveva avuto un’idea e cioè di fingersi fidanzati, tanto dovevano solo farsi vedere gli esami e farsi prescrivere la visita cardiologica.

Simone ridendo le disse che era pazza, se la dottoressa li avrebbe scoperti avrebbero sicuramente fatta una pessima figura.

Ma Alessia gli disse di stare tranquillo e di stare al gioco, se la dottoressa le avesse fatto delle domande avrebbe risposto lei.

Simone si fece convincere ed Alessia lo prese per mano come una coppia innamorata e lo guardò sorridendo.

Rimasti soli, poiché la coppia di anziani era uscita ed era entrato il paziente prima di lui, definirono alcuni dettagli: stiamo insieme da circa un anno e mezzo, è da un paio di mesi viviamo insieme.

La porta dello studio si aprì e il paziente che era dentro uscì salutando, quindi si alzarono e tenendosi per mano entrarono.

Simone chiuse la porta alle sue spalle e girandosi vide la dottoressa che aveva un’espressione abbastanza stanca.

La dottoressa aveva circa 57 anni, fisico asciutto, capelli rossi a caschetto e indossava il classico camice bianco da dottore.

Dopo averli salutati con un sorrisetto gli domandò se stavano insieme.

Alessia prontamente rispose di si e facendo una battuta le disse che molto probabilmente il giorno in cui si misero insieme era ubriaca.

La dottoressa scoppiò a ridere e disse che era contenta per loro due.

Con un gesto indicò di sedersi davanti alla sua scrivania, si sedettero e incominciarono a parlare del Covid e di come erano cambiate le abitudini.

Dopo qualche minuto la dottoressa rivolgendosi verso di loro chiese in cosa poteva essere utile.

Incominciò Alessia dicendo che era venuta per l’impegnativa per che le serviva per prenotare la visita annuale di controllo dal cardiologo.

La dottoressa iniziò a scrivere al computer e poco dopo stampò il foglio dell’impegnativa.

Poi rivolgendosi a Simone gli chiese di cosa aveva bisogno, lui tirò fuori gli esami de sangue e li porse alla dottoressa che prese ad esaminare i valori confrontandoli con quelli precedenti.

Al termine gli comunicò che i valori erano nella norma e di risentirsi tra sei mesi per ripeterli.

Continuando ad aggiornare la sua scheda gli comunicò che erano passati quasi due anni, causa Covid, che non l’aveva visitato per il controllo dei nei.

La dottoressa era anche laureata in dermatologia ed eseguiva anche in alcuni giorni delle visite private.

Il controllo dei nei per lei era una cosa che ci teneva molto a fare.

Una volta all’anno lo sottoponeva a questo controllo senza farlo pagare.

Simone capendo che voleva visitare la mappatura dei suoi nei si preoccupò, perché sapeva esattamente come avveniva la visita e girando la testa lanciò uno sguardo di tensione verso Alessia.

Alessia non si aspettava questa visita e anche il suo viso cambiò colore.

Visto che erano gli ultimi pazienti della giornata e tutto sommato aveva finito presto, poteva fare il controllo adesso.

Senza lasciarli il tempo di dire qualcosa, la dottoressa si alzò dalla sedia e di diresse verso la zona dedicata alle visite dicendo: “Tutti e due venite con me”.

Come due imbranati che hanno fatto la “cazzata” del secolo nel dire di essere fidanzati si dovettero alzare e andare dove si trovava la dottoressa, che gli comunicò di spogliarsi e rimanere solo con la biancheria intima.

Che situazione imbarazzante e nello stesso tempo tragicomica, lui ed Alessia non si erano mai visti nudi o solo con la biancheria intima.

Simone fissò nuovamente Alessia negli occhi e capì che pure lei non sapeva come uscirne senza dire la verità e fare una pessima figura.

Simone incominciò a spogliarsi, si tolse le scarpe per passare poi alla maglietta ed infine ai pantaloni, rimanendo come aveva detto la dottoressa solo con le mutande.

Mentre si spogliava vide che anche Alessia lo stava facendo togliendosi i pantaloni e la canottiera e rimanendo in reggiseno e mutandine.

I loro sguardi si incrociarono per un attimo ed erano colmi di imbarazzo.

Intanto la dottoressa si stava preparando per la visita tirando fuori la strumentazione necessari a e posizionando un foglio di carta sul pavimento in modo da non farli rimanere con i piedi nudi a contatto con il pavimento.

Una volta pronta, la dottoressa guardandoli gli comunicò che avrebbe iniziato da Simone.

Conoscendo già la procedura si andò a posizionare sul foglio di carta disteso sul pavimento.

La visita incominciò con il controllo della testa per poi scendere sul torace fino all’ombelico.

Mentre la dottoressa continuava con il controllo, Simone lanciò uno sguardo verso Alessia.

Lei era a circa due metri di distanza che lo guardava, Simone notò che si stava mordicchiando il pollice, forse nervosamente.

Una volta che la dottoressa era arrivata a controllargli i piedi, gli disse di girarsi e ripartendo dal collo scendendo lungo la schiena, la dottoressa proseguì la visita.

Simone sentiva le sue mani che tastavano ogni centimetro del suo corpo, per fortuna essendo di spalle non potette vedere Alessia.

La cosa era imbarazzante, la visita continuò ancora per qualche minuto, poi per fortuna la dottoressa gli disse che aveva finito.

Simone si girò e vide Alessia che era sempre lì con i suoi occhi che fissavano il corpo di Simone.

La dottoressa tenendo sempre un atteggiamento professionale, rivolgendosi verso Alessia le disse che adesso toccava a lei.

Simone ritornò dove era prima, praticamente invertirono le posizioni.

Alessia si mise con i piedi sopra il foglio di carta rimanendo immobile, la dottoressa, come aveva fatto con lui, incominciò a controllare la testa per poi arrivare al torace e come aveva fatto con lui la fece girare di spalle.

Simone a questo punto potette ammirare, in ogni suo dettaglio, quello splendido corpo.

La visita era finita e la dottoressa le disse di avere ancora un attimo di pazienza, e dirigendosi verso la scrivania si mise a scrivere qualcosa al PC.

Sentirono i passi della dottoressa che stava ritornando e comunicò loro che era tutto ok, e che potevano rivestirsi.

Ritornarono dove avevano posato i loro vestiti e cominciarono a rivestirsi.

Ua volta rivestiti andarono vicino alla scrivania della dottoressa che li stava aspettando per salutarli.

Uscirono dallo studio e Simone guardò Alessia, lei ridendo gli disse di non dire nulla, aveva bisogno solo di bere qualcosa di forte e che sarebbero andati a casa sua.

 Dopo dieci minuti di imbarazzo totale raggiunsero la casa di Alessia, entrati si diressero in cucina e Alessia preparò due bicchierini di liquore.

Dopo averlo bevuto, Simone guardò Alessia ed entrambi scoppiarono a ridere e incominciarono a parlare di quello che era successo.

Simone le confessò che il fatto di sapere di essere guardato gli aveva creato un forte imbarazzo.

Alessia lo guardò sorridendo e gli disse che forse aveva vinto la timidezza di farsi vedere solo con la biancheria intima, poi lo strinse a se in un forte abbraccio e iniziarono a baciarsi e ridere.

(Ottobre 2022)

Ti tendo una mano

Ti tendo una mano

 

di Mariacarla Rubinacci

 

In piedi guardi. Sull’orlo della fossa i sacchi neri nascondono l’orrore, una scarpa è attorcigliata dal fango, l’aria è pregna dell’odore della fine, la mente è ferma nel silenzio dei pensieri.

Hai lo sguardo perso lontano, gli occhi cercano l’orizzonte, ma il fumo acre e nero che sale dalla tua casa appena colpita da una luce accecante portatrice di morte, ti punge le pupille asciutte. Non piangi, sei arida dentro. Le lacrime non ti bagnano più le guance arrossate del freddo. Intorno la terra è grigia, ammassi di oggetti strappati alle mansioni di ogni giorno rotolano come foglie morte, stanze annerite dal fuoco si mostrano come scenari lugubri della tragedia che incombe, il puzzo di ha urinato sulla tua vita attanaglia il respiro.

Un richiamo di scuote dal torpore, dall’assenza di essere viva in un mondo che parla di odio. “Mama…”

Un trillo, un corpicino smunto ti sta correndo incontro, in cerca del tuo abbraccio, nelle sue piccole mani stringe un cagnolino di peluche e un pacco di biscotti che mani grandi le hanno dato per fare riaffiorare il sorriso che da troppi giorni era spento.

Ecco. E’ il futuro che sta sgomitando per farsi strada, che saltella, ha la voce della gioia propria dei suoi pochi anni che anelano a diventare tanti, tanti e ancora tanti. E’ lì davanti a te, ti grida di resistere per ricominciare, che ti obbliga a sperare, perché non sei sola con la tua carne straziata, con la tua mente avvolta in un sacco nero, con i tuoi occhi asciutti.

Non sei sola.

Intorno ci siamo noi. Siamo pronti ad alleviare l’orrore che ti ha spinta sull’orlo di quella fossa, il mondo sa, vede, ascolta, si rimbocca le maniche, si mobilita. L’orizzonte è squarciato da chi ti corre incontro, cercando la tua mano.

(Maggio 2022)

MOGLIE IN VACANZA

MOGLIE IN VACANZA MARITO IN CITTA’

 

di Luigi Rezzuti

 

E’ un’afosa giornata di luglio: la città si è svuotata, la moglie è partita per le vacanze estive e lui, povero Cristo, oltre a lavorare, quando è a casa deve pensare a sfamare il gatto, il cane, i canarini, la tartaruga, il pappagallino, il criceto del nipotino e un merlo indiano che quando si avvicina gli dice; “ciao come va”

“Quasi quasi domani li porta tutti alla mensa della Caritas” poi decido di andare a rinfrescarsi alla piscina comunale, prima però, doveva comprarsi un costume da mare nuovo.

Entra in un negozio di articoli sportivi e incomincia a guardare e a provare la taglia giusta.

Un pezzo di figliola con minigonna, vista la sua indecisione, gli si avvicina offrendosi di aiutarlo nella scelta e così, distratto da tanto ben di dio, se ne esce dal negozio con un costosissimo boxer elasticizzato di colore viola. Già che c’era la furbetta gli rifila l’offerta del giorno e così si ritrova ben presto con pinne, fucili ed occhiali, ci mancava solo la paletta, il secchiello, le palettine, e in omaggio, un salvagente.

Finalmente arriva in piscina e lo avvertono che, per un nuovo regolamento dell’ASL, deve fare, per motivi di igiene, una doccia speciale con una sostanza particolare.

Si sottopone al trattamento ma, forse per una sua intolleranza a questa strana sostanza, si ritrova completamente depilato tanto da sembrare un lumacone senza guscio…che orrore!

Finalmente, indossato il costume, mostra orgogliosamente il suo addome a tartaruga obesa e si butta in piscina dal trampolino con un clamoroso tuffo doppio carpiato con avvitamento a destra e raddrizzamento dorsale a sinistra prima di entrare in acqua.

Preso da improvvisa vigoria, si spara due o tre vasche in vari stili, libero, rana, farfalla e, come ultimo a polipo di scoglio da lui inventato.

Ma, all’uscita ha una brutta sorpresa: sarà per il cloro eccessivo, la temperatura elevata, la doccia di prima, ecco che si ritrova con una strana forma di abbronzatura a chiazze marroni tanto da sembrare una mucca svizzera, e da provocare l’ilarità di un gruppo di bambini che, in coro, gli gridavano tutti…muuuhh!

Malgrado tutto si ero rinfrescato e così decise di andare in centro città dove si svolgeva una manifestazione di artisti di strada, mangia fuoco, trampolieri e quant’altro.

Passeggiando distrattamente si sentì chiamare: “Ehi signore, venga che le faccio le carte e l’oroscopo, per lei oggi è gratis”.       

C’era un cartello con scritto: “Amelia la fattucchiera che ammalia” e decide di farsi leggere la mano.

Così dopo un giro di tarocchi e un movimento del pendolino, la maga gli dice che avevo Urano nei Pesci fuori dall’acquario perché il Sagittario si era innervosito col Toro che aveva Marte contro perchè la Vergine era stata molestata dal Capricorno perché gli aveva fatto le corna con l’Ariete all’insaputa del Leone… che gli venisse un  Cancro!...e aveva avuto anche una relazione con i due Gemelli di Saturno sperando che non lo venisse a sapere Nettuno… eh si, “nettuno è perfetto”!

Praticamente gli aveva detto che avrebbe avuto una giornata di m….da!

Nel frattempo gli era venuta fame e decide di entrare al McDonald’s dove si svolgeva una festa per tutti quelli col cognome che iniziava con la M, infatti c’era MacNamara, Mina, Moreno Moreno e Martufello.

Mangiò un panino con manzo Montana, una birra Moretti doppio malto, una morbida mousse alle more e un caffè Miguel corretto al marsala. Che bella giornata altro che M….da.

(Giugno 2022)

VITA DA CONTADINI

VITA DA CONTADINI

 

di Luigi Rezzuti

 

All’alba, prima che sorgesse il sole, Aurelio e Assunta facevano colazione con il latte e del pane raffermo, poi si recavano in campagna a lavorare la terra per renderla fertile, ma questo richiedeva tanta fatica.

All’epoca i contadini erano costretti a seguire gli ordini del padrone della fattoria gestendo le stalle con gli animali: alcune mucche, un cavallo, un asino e per chi aveva la possibilità economica anche un maiale, che in inverno veniva ucciso.

Il cavallo e l’asino servivano per trasportare il materiale della campagna: l’erba, il fieno e la legna per il camino.

A quell’epoca non esisteva la stufa per riscaldare la casa.

Alla sera il capo famiglia e la moglie entravano ella stalla, davano da mangiare e da bere alle mucche, poi le mungevano e così ricavavano il prezioso latte che veniva usato per la colazione del mattino.

Le mucche di buona qualità rendevano molto latte, che Assunta utilizzava per fare delle caciotte fresche.

C’erano anche le galline che si nutrivano con il granoturco e che si lasciavano libere nella campagna a beccare nel terreno.

Quando le galline facevano tante uova, Assunta le vendeva al commerciante di pollame che girava nei cortili del paese.

Nei mesi di luglio e agosto poneva al centro del cortile un mastello pieno d’acqua per essere scaldata al sole, alla sera dopo una giornata di lavoro il marito tornava dalla campagna e con quell’acqua, scaldata al sole, si lavava.

La moglie del contadino non era in possesso di soldi, quando doveva fare la spesa nei negozi alimentari non pagava, il negoziante apriva un libretto e scriveva la spesa che aveva acquistato e l’importo dovuto, poi il sabato pomeriggio passava il marito a saldare il conto.

All’epoca i contadini tracciavano il solco con la vanga e spesso dopo un duro lavoro così faticosa si sentivano così stanche che cercavano di riposare sotto un albero di gelso e si addormentavano.

Quando si svegliavano avevano il rimorso di aver perso tempo prezioso.

A San Martino (11 novembre) si doveva pagare l’affitto al padrone della casa e della campagna.

Era un giorno difficile perché non sempre Aurelio era riuscito a racimolare l’intera somma.

Il rpimo giorno della settimana c’era sempre trambusto perché Assunta faceva il bucato ponendo òa biancheria sporca in un mastello e la copriva con un panno bianco su cui versava della cenere e un po' di lisciva, poi rovesciava sopra l’acqua calda e la lasciava tutto a bagno per parecchio tempo.

Al tramontar del sole Aurelio ed Assunta tornavano dalla campagna e si preparavano per la cena: carciofi e patate e un pezzo di formaggio accompagnato da un buon bicchiere di vino rosso.

Dopo aver cenato ad Assunta le spettava il meritato riposo, ma prima di dormire recitava il rosario come voleva la tradizione familiare; solo al termine del rosario ci si faceva il saluto della buona notte.

Nella camera da letto c’era un portacatino e una brocca con l’acqua che si usava alla mattina per lavarsi.

All’epoca Aurelio e Assunta vivevano nella cascina privi di elettricità, si illuminavano con una lampada a petrolio, e per l’acqua potabile avevano a disposizione un pozzo nei pressi della cascina.

Invece, per abbeverare le bestie, nella campagna c’erano gli stagni alimentati da acqua piovana, che servivano Anche per innaffiare l’orto.

Col passare degli anni arrivò l’elettricità, era nata la vita moderna e poco alla volta Aurelio e Assunta dovettero   aggiornarsi allo sviluppo tecnologico.

(Maggio 2022)

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