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DAD? Non solo una sigla!

 

di Elvira Pica

 

A partire dal mese di marzo e per effetto della chiusura delle scuole, con la conseguente sospensione delle regolari lezioni in aula, è stato necessario approntare una rimodulazione delle attività didattiche, via via regolate dai vari decreti del Ministro dell’istruzione. In buona sostanza, si è passati dalla scuola, intesa come spazio fisico, luogo di dialoghi, incontri, scontri -a vollte- reali ad una scuola virtuale che prevedeva, per ragioni di sicurezza, legate alla Pandemia Covid 19, il solo utilizzo di piattaforme digitali.

Per molti di noi, mi riferisco soprattutto ai principali protagonisti del mondo scolastico, docenti e studenti, non si è trattato, come tanti dall’esterno potrebbero pensare, di una semplice sigla, fra quelle che imperversano periodicamente nella realtà della scuola e ne scandiscono fasi transitorie di passaggio, piccole nuove consuetudini e, perché no? talvolta, persino mode di passaggio che lasciano il tempo che trovano.

Ciò che è accaduto con la Dad ha a che vedere con la vita stessa della scuola che, per diversi mesi, ha perso. o rischiato di perdere, la sua dimensione più umana.

Per mesi, infatti, la sensazione è stata quella di trovarsi all’improvviso calati in un’atmosfera surreale da Grande fratello – il riferimento, naturalmente, è a quello del libro “1994” – in cui  sembrava perduta per sempre la realtà viva e corporea della comunicazione.

I gesti più autentici, il gioco degli sguardi reali, il guizzo dell’intuizione del momento, scaturito magari da una semplice domanda, persino il naturale incepparsi o balbettare di un’esitazione o il silenzio, che può essere esso stesso creativo, ad un tratto svaniti di colpo. Tutto ciò che era più scontato sembrava morto per sempre. E che cosa rimaneva, invece, di quanto avevamo pur sempre amato, o meglio, a quale surrogato di comunicazione ci saremmo aggrappati? Una voce metallica che da uno schermo, in tempi rigorosamente stabiliti e contenuti, con tutta l’ansia che ciò comportava, aveva la pretesa di riallacciare le fila del discorso su autori, declinazioni, espressioni e calcoli matematici.

Alcuni, poi, per fortuna non molti - come è accaduto, per la verità, anche in altri ambiti - ne hanno approfittato per riposare sonni tranquilli, sentendosi improvvisamente liberi da responsabilità e al riparo da ogni controllo. 

Ma questa è un’altra storia!

In uno scenario così inquietante i nostri studenti - e non mi riferisco solo alla mia scuola ma anche ad altri contesti di cui ho raccolto le varie esperienze - hanno risposto quasi sempre con dignità e coraggio, mettendosi in gioco, confortati dalle famiglie e supportati dalle proprie competenze di nativi digitali. Non sempre sostenuti, però, dalle medesime risorse tecnologiche, dagli stessi stimoli socio-culturali. 

Hanno messo a nudo, talvolta desolati o smarriti, la loro vita privata, gli interni delle loro camerette o delle loro case, in cui, da parte nostra, noi docenti siamo entrati in punta di piedi e non senza un certo imbarazzo.

Molti di noi hanno fatto sforzi notevoli per affinare la propria esperienza digitale, inventandosi modalità alternative che compensassero il venir meno improvviso della lezione in aula (interattiva o frontale che fosse) e, tavolta, persino quella sulla piattaforma digitale, causa l’intermittenza dei collegamenti via internet.

Di tutta quella ricchezza umana, fatta di pensieri e di parole che sgorgano dal contatto diretto, di tutta quella grandiosa vivacità intellettiva che è la Scuola, la Scuola vera, rimaneva davvero poco, al di fuori di in bisogno che avevamo gli uni degli altri, al di là dell’illusione che si potesse ancora tentare di mantenere un dialogo in quei giorni di segregazione forzata.

È pur vero che qualcosa è meglio di nulla!

E, in momenti drammatici, come quelli dell’emergenza Covid19, non abbandonarsi alla deriva o cercare di mantenere integra la propria dignità e quella degli stessi studenti è stato sicuramente uno sforzo apprezzabile.

Al di là dei risultati concreti, delle ore di lezione ridimensionate, delle differenze che la Dad non solo non ha annullato ma ha talora persino evidenziato, e nonostante quei tanti recuperi individualizzati venuti meno, tutta la tensione che ha accompagnato il disperato tentativo di dare un senso alla scuola ha avuto di per sé, comunque, un valore.

Ciò che si è fatto per non naufragare, gli sforzi compiuti dai docenti e dagli alunni per ritrovarsi, la tristezza degli ultimi giorni di scuola - personalmente non ho mai vissuto un finale così malinconico come quello di questo anno scolastico - e persino la Dad, che sembra un’entità metafisica ma siamo noi tutti con il nostro sangue e le nostre fatiche, tutto questo  ha dimostrato ancora una volta il ruolo altissimo della scuola e della formazione e quanto l’una e l’altra siano importanti per ognuno di noi.

Ci auguriamo che non si pensi assolutamente di sostituire a lungo termine, al di fuori cioè del breve periodo dell’emergenza, con le virtuose pratiche di una “didattica agile” o virtuale, la scuola viva delle aule, dei giorni in classe, delle parole, delle letture, dei dialoghi e delle risate o delle lacrime. Perché persino queste ci sono mancate!

(Luglio 2020)

La D’Ovidio Nicolardi fa il pieno all’open day

 

di Annamaria Riccio

 

Grande affluenza di genitori e studenti che, in una piovosa mattinata di sabato, hanno affollato i locali della scuola media D’Ovidio Nicolardi per l’Open Day 2020.

Gennaio è, infatti, il mese che vede grande fermento nell’esposizione del proprio operato, nella quasi totalità degli istituti scolastici

L’appuntamento annuale ha scandito, ancora una volta, gli elementi emergenti per una scuola che, negli anni, si è progressivamente distinta nella qualità e nella voglia di fare che accomunano alunni, docenti e personale tutto.

Ha dato inizio alla manifestazione l’esecuzione dell’orchestra Futura composta dagli alunni appartenenti ai corsi musicali e diretta dal prof. Desidery. I ragazzi si sono esibiti in quattro brani e sono stati affiancati dal coro delle “Cantantesse”. A seguire, il discorso della Dirigente, dottoressa Valeria Tripepi, che ha illustrato le attività della scuola e i vari indirizzi, nonché le modalità e i criteri della formazione delle classi. I visitatori sono stati poi accompagnati dagli studenti della scuola che, organizzati in gruppi, attraverso un itinerario prestabilito, hanno fatto da guida ai vari laboratori allestiti in istituto, quali linguistico, scientifico, sportivo, artistico, 3 punto zero. Sotto la guida dei docenti, alcuni allievi hanno dato saggi dimostrativi delle attività abitualmente svolte.

 Un settore è stato dedicato alla beneficenza, mettendo in vendita prodotti artigianali e manufatti degli stessi alunni, (i proventi andranno all’UNICEF e ad altre organizzazioni umanitarie). Il cuore della Nicolardi è grande e particolare attenzione è sempre stata riservata ai meno fortunati, ma anche ai ragazzi diversamente abili che, nella loro diversità, sono una risorsa umana di grande esempio per tutti. Quest’anno, infatti, tra i vari tavoli allestiti, è spiccato quello dell’Associazione “La città adatt...abile”, un’organizzazione che si occupa dell’inserimento sociale e professionale dei ragazzi svantaggiati. La partecipazione è stata considerevole, al punto che si è resa necessaria una replica dell’esibizione musicale oltre che la continua esposizione dei saggi laboratoriali. Grande apprezzamento da parte dell’utenza che, ancora una volta, si è mostrata soddisfatta delle offerte della scuola ai fini di un produttivo e adeguato percorso socio didattico dei giovani studenti.

(Gennaio 2020)

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