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UNA PIATTAFORMA AIUTA A SCEGLIERE IL FUTURO   di Annamaria Riccio   Nato dal progetto sociale Parole O_Stili, di sensibilizzazione nella scelta del...
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In ricordo di Giulio Mendozza   di Marisa Pumpo Pica   E’ venuto a mancare all’affetto dei suoi cari il professor Giulio Mendozza, uomo di grande...
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Vaccinazione over 80   di Luigi Rezzuti     Circa un mesetto fa, tramite mia figlia, ho fatto la prenotazione per la vaccinazione over 80. Dopo...
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L'antica scenografia del San Carlo   di Antonio La Gala   Nell’articolo pubblicato il mese scorso, abbiamo tratteggiato la figura dell’architetto...
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Sebastiano Conca, pittore smagliante e decorativo   di Antonio La Gala   Una strada molto nota, che incontriamo nella fascia di collegamento fra i...
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Ricordi di Napoli di Giustino Fortunato   di Antonio La Gala   Giustino Fortunato, poco più che ventenne, volle scoprire personalmente alcuni dei...
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Emilio Notte: difficoltà di rinnovare la pittura   di Antonio La Gala   Emilio Notte è forse l'esempio più rappresentativo della difficoltà che la...
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Miti napoletani di oggi.90 IL “RAGU’”   di Sergio Zazzera   Quello che piaceva a Eduardo «’o ffaceva sulo mammà»; a casa mia, una vecchia zia di...
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Articoli

BENEFICI E SVANTAGGI

BENEFICI E SVANTAGGI DEI COMPITI A CASA

 

di Annamaria Riccio

 

Il lavoro scolastico svolto a casa è sempre stato un punto nevralgico che ha investito studenti e genitori. Ma è davvero utile o può essere una prassi sconsigliabile?

Se analizziamo i dati di prove nazionali e non, somministrate con diverse modalità, vediamo che i ragazzi italiani mostrano adeguamenti ai livelli europei solo in matematica, mentre per le altre materie mostrano difficoltà nell’interpretazione dei testi e nell’apprendimento. Questo presupporrebbe un maggior allenamento da parte degli stessi con un’applicazione più costante nelle discipline umanistiche e che, probabilmente giustificherebbe i migliori risultati nel campo matematico oggetto forse di pronta captazione e magari di un allenamento meno lungo che diversamente, scoraggerebbe i ragazzi. Sono interpretazioni che potrebbero giustificare i risultati ottenuti. E quando si parla di giovani c’è sempre da usare il condizionale…perché sono imprevedibili e le condizioni possono cambiare con una certa frequenza, non ultimo, l’interesse per le tematiche in oggetto. Il sistema scolastico del resto d’Europa rispetto a quello italiano risulta diversamente organizzato nelle strutture che prevedono già nell’ambito delle lezioni approfondimento ed esercitazioni di studio. Tornando al nostro argomento, il lavoro di casa si rivela utile? Certamente sì (viste anche le condizioni della maggior parte delle istituzioni scolastiche italiane) quando l’alunno ha compreso bene in classe e avuto modo di effettuare un’applicazione della conoscenza tale da rilevare la competenza acquisita. Ulteriori esercitazioni e approfondimenti possono quindi fissare in modo consolidato l’apprendimento. Il tutto in uno spazio di tempo che non escluda la possibilità di svago, sport o di una sana noia. Annoiarsi è importante perché consente di rasserenare la mente e di organizzare la propria vita in modo non stressante e incastrata di impegni. Quando i compiti a casa si rivelano del tutto negativi? Sicuramente quando sono in numero esagerato rispetto alle normali possibilità e quando a svolgerli sono gli adulti, senza neanche far capire ai propri figli la metodologia da utilizzare. Eh sì, è proprio il metodo il caposaldo che può aiutare nel percorso didattico. Conoscenze, approfondimenti, competenze, non sono altro che una conseguenza naturale dettata poi dall’abilità a saper affrontare gli argomenti. Abbiamo inoltre una normativa, che fa riferimento alla legge 176 con la quale, il 27 maggio 1991, l’Italia ha ratificato la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Questa sancisce, nell’articolo 31, per ogni bambino/a e ragazzo/a, “il diritto al riposo e al tempo libero, da dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età”. Come tutte le situazioni di vita, in particolare quelle che riguardano i minori, credo che oltre all’attenersi alle leggi, il miglior risultato lo si ottiene con il buon senso e il considerare caso per caso le condizioni ottimali che non creino disagio e al contrario, favorenti al regolare sviluppo e processo didattico pedagogico.

(Aprile 2022)

scuole superiori

Gli studenti hanno scelto le scuole superiori

 

di Annamaria Riccio

 

Chiuse le iscrizioni per le scuole superiori, Semrush individua le scuole che hanno suscitato il maggiore interesse: l’istituto tecnico di meccanica è quello che registra la crescita maggiore (+46%), seguito dall’istituto professionale di grafica (+26%)

A fine gennaio si sono chiuse le iscrizioni al primo anno di scuole superiori per migliaia di studenti. Un momento importante, che rappresenta un primo mattoncino per costruire il proprio futuro. La generazione di oggi è, per molti versi, una generazione nuova: la prima a sperimentare la didattica a distanza, le quarantene e il distanziamento anche all’interno degli istituti scolastici, luoghi di socializzazione per eccellenza. 

Come avrà inciso questo clima di regole e di incertezze sulla scelta dell’istituto in cui iscriversi? A questa domanda ha cercato di dare una risposta Semrush, piattaforma di Saas per la gestione della visibilità online, che ha analizzato le ricerche sul web, relative alle scuole superiori, svolte nei mesi da settembre 2021 a gennaio 2022, confrontandoli con lo stesso periodo dell’anno precedente. Del resto, è normale aspettarsi che una generazione di nativi digitali, molto attiva su tutti i canali social e sempre connessa, cerchi in rete le informazioni di cui ha bisogno.

Stando ai dati monitorati, l’indirizzo che ha visto crescere in misura maggiore il volume di ricerche è stato l’istituto tecnico di meccanica e meccatronica, con un incremento del 46%. Queste scuole consentono agli studenti di sviluppare competenze teoriche e pratiche nella meccanica, nello sviluppo dei macchinari e dell'automatizzazione dei sistemi di produzione industriale. Del resto, è questa la strada che sta prendendo la nostra società, e i ragazzi vogliono far parte del progresso ed aiutare a costruirlo.

Secondo posto, in termini di crescita di interesse online per l’istituto professionale di grafica e comunicazione, a +26%, mentre sul posto d’onore del podio l’istituto tecnico turistico, con un miglioramento dell’11%. 

Per quanto riguarda i licei, il dato migliore è registrato dal liceo musicale e coreutico, che cresce del 6%, seguito dal liceo artistico a +5% e dal liceo linguistico a +2%. In calo, invece, l’interesse per il liceo delle scienze umane (-4%), liceo classico (-10%) e scientifico (-11%).

Nonostante a livello nazionale i licei sembrino destare poco interesse, le cose cambiano se analizziamo i dati locali. Ad esempio, le ricerche relative ai licei linguistici crescono a Roma del 612% (è il tasso più alto rilevato nello studio), a Milano del 300% e a Palermo del 100%. A Firenze in molti guardano al liceo delle scienze umane (+557%), così come a Torino (+550%). Il liceo classico cresce a Napoli (+175%), mentre lo scientifico, fanalino di coda nel suo ambito a livello generale, cresce a Torino del 333%, a Bologna del 200% e a Padova del 141%.

Uno sguardo particolare sul territorio vomerese evidenzia una scelta protesa, prevalentemente, verso i licei, in particolare classico e scientifico, che conferma gli orientamenti dei ragazzi appartenenti ad una classe medio-alta, incline ad un percorso tradizionale che, sporadicamente, tende verso un indirizzo tecnico professionale.

(Febbraio 2022)

La DOvidio

La D’Ovidio Nicolardi fa il pieno all’open day

 

di Annamaria Riccio

 

Grande affluenza di genitori e studenti che, in una piovosa mattinata di sabato, hanno affollato i locali della scuola media D’Ovidio Nicolardi per l’Open Day 2020.

Gennaio è, infatti, il mese che vede grande fermento nell’esposizione del proprio operato, nella quasi totalità degli istituti scolastici

L’appuntamento annuale ha scandito, ancora una volta, gli elementi emergenti per una scuola che, negli anni, si è progressivamente distinta nella qualità e nella voglia di fare che accomunano alunni, docenti e personale tutto.

Ha dato inizio alla manifestazione l’esecuzione dell’orchestra Futura composta dagli alunni appartenenti ai corsi musicali e diretta dal prof. Desidery. I ragazzi si sono esibiti in quattro brani e sono stati affiancati dal coro delle “Cantantesse”. A seguire, il discorso della Dirigente, dottoressa Valeria Tripepi, che ha illustrato le attività della scuola e i vari indirizzi, nonché le modalità e i criteri della formazione delle classi. I visitatori sono stati poi accompagnati dagli studenti della scuola che, organizzati in gruppi, attraverso un itinerario prestabilito, hanno fatto da guida ai vari laboratori allestiti in istituto, quali linguistico, scientifico, sportivo, artistico, 3 punto zero. Sotto la guida dei docenti, alcuni allievi hanno dato saggi dimostrativi delle attività abitualmente svolte.

 Un settore è stato dedicato alla beneficenza, mettendo in vendita prodotti artigianali e manufatti degli stessi alunni, (i proventi andranno all’UNICEF e ad altre organizzazioni umanitarie). Il cuore della Nicolardi è grande e particolare attenzione è sempre stata riservata ai meno fortunati, ma anche ai ragazzi diversamente abili che, nella loro diversità, sono una risorsa umana di grande esempio per tutti. Quest’anno, infatti, tra i vari tavoli allestiti, è spiccato quello dell’Associazione “La città adatt...abile”, un’organizzazione che si occupa dell’inserimento sociale e professionale dei ragazzi svantaggiati. La partecipazione è stata considerevole, al punto che si è resa necessaria una replica dell’esibizione musicale oltre che la continua esposizione dei saggi laboratoriali. Grande apprezzamento da parte dell’utenza che, ancora una volta, si è mostrata soddisfatta delle offerte della scuola ai fini di un produttivo e adeguato percorso socio didattico dei giovani studenti.

(Gennaio 2020)

DAD

DAD? Non solo una sigla!

 

di Elvira Pica

 

A partire dal mese di marzo e per effetto della chiusura delle scuole, con la conseguente sospensione delle regolari lezioni in aula, è stato necessario approntare una rimodulazione delle attività didattiche, via via regolate dai vari decreti del Ministro dell’istruzione. In buona sostanza, si è passati dalla scuola, intesa come spazio fisico, luogo di dialoghi, incontri, scontri -a vollte- reali ad una scuola virtuale che prevedeva, per ragioni di sicurezza, legate alla Pandemia Covid 19, il solo utilizzo di piattaforme digitali.

Per molti di noi, mi riferisco soprattutto ai principali protagonisti del mondo scolastico, docenti e studenti, non si è trattato, come tanti dall’esterno potrebbero pensare, di una semplice sigla, fra quelle che imperversano periodicamente nella realtà della scuola e ne scandiscono fasi transitorie di passaggio, piccole nuove consuetudini e, perché no? talvolta, persino mode di passaggio che lasciano il tempo che trovano.

Ciò che è accaduto con la Dad ha a che vedere con la vita stessa della scuola che, per diversi mesi, ha perso. o rischiato di perdere, la sua dimensione più umana.

Per mesi, infatti, la sensazione è stata quella di trovarsi all’improvviso calati in un’atmosfera surreale da Grande fratello – il riferimento, naturalmente, è a quello del libro “1994” – in cui  sembrava perduta per sempre la realtà viva e corporea della comunicazione.

I gesti più autentici, il gioco degli sguardi reali, il guizzo dell’intuizione del momento, scaturito magari da una semplice domanda, persino il naturale incepparsi o balbettare di un’esitazione o il silenzio, che può essere esso stesso creativo, ad un tratto svaniti di colpo. Tutto ciò che era più scontato sembrava morto per sempre. E che cosa rimaneva, invece, di quanto avevamo pur sempre amato, o meglio, a quale surrogato di comunicazione ci saremmo aggrappati? Una voce metallica che da uno schermo, in tempi rigorosamente stabiliti e contenuti, con tutta l’ansia che ciò comportava, aveva la pretesa di riallacciare le fila del discorso su autori, declinazioni, espressioni e calcoli matematici.

Alcuni, poi, per fortuna non molti - come è accaduto, per la verità, anche in altri ambiti - ne hanno approfittato per riposare sonni tranquilli, sentendosi improvvisamente liberi da responsabilità e al riparo da ogni controllo. 

Ma questa è un’altra storia!

In uno scenario così inquietante i nostri studenti - e non mi riferisco solo alla mia scuola ma anche ad altri contesti di cui ho raccolto le varie esperienze - hanno risposto quasi sempre con dignità e coraggio, mettendosi in gioco, confortati dalle famiglie e supportati dalle proprie competenze di nativi digitali. Non sempre sostenuti, però, dalle medesime risorse tecnologiche, dagli stessi stimoli socio-culturali. 

Hanno messo a nudo, talvolta desolati o smarriti, la loro vita privata, gli interni delle loro camerette o delle loro case, in cui, da parte nostra, noi docenti siamo entrati in punta di piedi e non senza un certo imbarazzo.

Molti di noi hanno fatto sforzi notevoli per affinare la propria esperienza digitale, inventandosi modalità alternative che compensassero il venir meno improvviso della lezione in aula (interattiva o frontale che fosse) e, tavolta, persino quella sulla piattaforma digitale, causa l’intermittenza dei collegamenti via internet.

Di tutta quella ricchezza umana, fatta di pensieri e di parole che sgorgano dal contatto diretto, di tutta quella grandiosa vivacità intellettiva che è la Scuola, la Scuola vera, rimaneva davvero poco, al di fuori di in bisogno che avevamo gli uni degli altri, al di là dell’illusione che si potesse ancora tentare di mantenere un dialogo in quei giorni di segregazione forzata.

È pur vero che qualcosa è meglio di nulla!

E, in momenti drammatici, come quelli dell’emergenza Covid19, non abbandonarsi alla deriva o cercare di mantenere integra la propria dignità e quella degli stessi studenti è stato sicuramente uno sforzo apprezzabile.

Al di là dei risultati concreti, delle ore di lezione ridimensionate, delle differenze che la Dad non solo non ha annullato ma ha talora persino evidenziato, e nonostante quei tanti recuperi individualizzati venuti meno, tutta la tensione che ha accompagnato il disperato tentativo di dare un senso alla scuola ha avuto di per sé, comunque, un valore.

Ciò che si è fatto per non naufragare, gli sforzi compiuti dai docenti e dagli alunni per ritrovarsi, la tristezza degli ultimi giorni di scuola - personalmente non ho mai vissuto un finale così malinconico come quello di questo anno scolastico - e persino la Dad, che sembra un’entità metafisica ma siamo noi tutti con il nostro sangue e le nostre fatiche, tutto questo  ha dimostrato ancora una volta il ruolo altissimo della scuola e della formazione e quanto l’una e l’altra siano importanti per ognuno di noi.

Ci auguriamo che non si pensi assolutamente di sostituire a lungo termine, al di fuori cioè del breve periodo dell’emergenza, con le virtuose pratiche di una “didattica agile” o virtuale, la scuola viva delle aule, dei giorni in classe, delle parole, delle letture, dei dialoghi e delle risate o delle lacrime. Perché persino queste ci sono mancate!

(Luglio 2020)

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