Via Martucci. Una nobile signora d’altri tempi
di Antonio La Gala
L’ampia zona “bene” del Rione Amedeo conserva i segni del suo sviluppo urbanistico di fine Ottocento, architettonicamente rivolto a ceti borghesi medio-alti, ma oggi significativamente ibridato, soprattutto nella sua parte commerciale, alla contemporaneità, ancorché di livello alto.
Nel percorrere una via di questo Rione, via Giuseppe Martucci, si ha, invece, l’impressione di essere, ancora oggi, nella Napoli signorile di fine Ottocento. Questa via, infatti, conserva una compostezza borghese d’altri tempi, forse con qualche venatura nostalgica un po’ decadente, come si conviene ad un’anziana distinta signora.
La via presenta (cosa in genere rara per le città che ibridano storia e attualità), una coerente, dignitosa omogeneità architettonica, dovuta alla quasi contemporaneità di tutta la sua edificazione, che, essendo avvenuta con l’elevazione di fabbricati signorili di ampio volume, non ha reso poi conveniente la loro sostituzione con gli anonimi condominii, del secondo Novecento, con cui, spesso, la speculazione edilizia ha sostituito edifici, talvolta pregevoli, ma di dimensioni modeste.
Via Martucci è nata nell’ambito della creazione del nuovo “Rione Amedeo”, elaborato negli anni Settanta dell’Ottocento, un piano di edilizia residenziale per l’emergente ceto borghese. La via venne tracciata come collegamento di piazza Amedeo con la chiesa di Santa Maria in Portico, cioè come un prolungamento dell’attuale via Crispi, e quindi con la sua stessa denominazione di allora: Corso principe Amedeo.
L’edificazione della via iniziò verso la fine degli anni Settanta e agli inizi degli anni Novanta la via era quasi tutta completata, tranne la zona ad angolo con piazza Amedeo, su cui sorgerà, nel 1925-26, il palazzo Cottrau- Ricciardi.
Il Rione Amedeo, Parco Grifeo, la Floridiana e Villa Lucia, sono stati costruiti sul terreno di proprietà dei duchi di Gravina, un parco esteso dalle spalle della Riviera di Chiaia fino a via Cimarosa al Vomero, su cui sorgeva un superbo palazzo. Agli inizi del ‘600 una duchessa Gravina, rimasta vedova, convertì il palazzo nel convento dei Padri Lucchesi di Santa Maria del Portico e, accanto, vi costruì (1632-33) la chiesa con quel titolo, nonché un noviziato, donando di fatto ai Lucchesi l’intera proprietà Gravina.
Detto noviziato, sebbene abbia ingresso in via Crispi, riguarda da vicino via Martucci perché vi incombe, scenograficamente, alle spalle della sottile striscia di suolo su cui (civico 69), prima del 1896-97, fu aperta su via Martucci la sala per concerti “Romaniello”, diventata nel Novecento cinema Amedeo, a cui oggi sono subentrate altre realtà per lo svago.
Via Martucci si apre, ad angolo con piazza Amedeo, con due interessanti edifici. Sulla destra, in piazza Amedeo 8, nel 1925-26, l’impresa Cottrau-Ricciardi ha costruito l’edificio disegnato dall’architetto liberty Giulio Ulisse Arata. Sull’altro angolo, attorno al 1910, è sorto l’edificio liberty che ospita l’albergo Pinto-Storey.
All’altro estremo della via, alla sommità di una rampa (civico 35), fra il 1879 e il 1896, sorse Villa Quintieri, su un basamento neoclassico.
Al civico 50 c’è una cappella serotina di Maria SS. del Buon Consiglio, del 1886; al civico 62 una lapide ricorda la medaglia d’Oro della guerra 1915-18, Alberto Verdinois.
Infine una curiosità: sui gradini Amedeo è stata ambientata una scena di un film cult in cui dialogavano, sotto la pioggia, Massimo Troisi e Lello Arena.
(Gennaio 2020)