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Il “Serraglio” del Vomero

 

di Antonio La Gala

 

A Napoli la parola “Serraglio” rievoca l’Albergo dei Poveri di piazza Carlo III perché, per un certo tempo, quell’edificio, fra i tanti usi a cui è stato adibito, ha avuto anche quello di ospitare, di “serrare”, di “recludere” (perciò è noto anche come “Reclusorio”), elementi socialmente pericolosi, in specie giovani.

Non molti sanno che la parola “Serraglio”, fino a qualche decennio fa, circolava anche al Vomero, ma per indicare un qualcosa di completamente diverso.

      Infatti, dove oggi si erge un moderno fabbricato, appena dopo Villa Belvedere, in vico Cimarosa, fino agli anni ’50 del Novecento esisteva un singolare edificio, chiamato appunto “Serraglio”, vecchio e fatiscente, di forma ellittica, a due piani, che ospitava nell’ampio cortile interno a piano strada, non pavimentato e sporco di ogni cosa, lavatoi e "bassi", abitati per lo più da lavandaie, in promiscuità fra persone ed animali, e presentava miseri abituri su una balconata al piano superiore.

      La denominazione “Serraglio” sembra ricordare che, in passato, vi venivano ricoverati, rinchiusi, “serrati”, animali vari (pecore, capre, equini), oppure, secondo altri, che ancora prima ospitava una specie di zoo in cui erano custoditi gli animali, anche feroci ed esotici, che venivano portati nella vicina Floridiana per dilettare i reali o i loro ospiti. 

      L’indecenza dell’edificio era vivacemente denunziata già dalla stampa dell'anteguerra, con forti appelli alla demolizione.

Sulla stampa degli anni Trenta abbiamo trovato segnalata la necessità di abbatterlo, perché “nell’attività che attualmente viene svolta per conferire alla città l’aspetto più ridente e lindo che sia possibile raggiungere, i pochi agglomerati di vecchie casupole antigieniche, stridono fortemente e vanno, quindi, al più presto eliminati”, e sostituiti con “ridenti casette popolari.

 Il Serraglio vomerese fu abbattuto a metà Novecento, lasciando uno spazio su cui è sorto l’edificio di via Belvedere 15. Erano gli anni in cui l’edificazione avveniva in maniera disordinata, in spregio a ogni buona regola urbanistica e di decoro, spregio che, nel nostro caso, ha lasciato sul luogo del Serraglio uno spazio informe e disordinato.

Del Serraglio non siamo riusciti a trovare alcun documento fotografico. L’unica preziosa testimonianza che ne abbiamo è un bel dipinto del pittore Rosario Muriano, che alleghiamo a questo articolo.

(Aprile 2020)

 

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