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Miti napoletani contemporanei.81

LETTERE AL DIRETTORE

 

di Sergio Zazzera

 

Una rubrica di “Lettere al direttore” è presente in ogni quotidiano e/o periodico che si rispetti, non soltanto a Napoli; qui, però, essa assume un carattere mitico, che mi sembra assente altrove.

Aprite qualsiasi giornale napoletano: vi troverete lettere concluse sempre dalle stesse firme, il cui contenuto, per di più, non sempre trova una giustificazione. Ci si lamenta di tutto e di tutti; si raccontano episodi che si stenta a credere realmente accaduti; si plaude a comportamenti tenuti da persone che, forse, non conoscono neanche sé stesse. Sembra quasi di leggere quei messaggi di Whatsapp, dei quali tanti nostri amici c’inondano di primo mattino, soltanto per augurarci il buongiorno (e fin qui non possiamo che ringraziarli) o per raccontarci la solita barzelletta antica e stupida (dal che sarebbe meglio che si astenessero).

In buona sostanza, ci si trova di fronte a un rito, con la sua connotazione d’inutilità, che l’antropologia gli attribuisce; e si sa come la reiterazione del rito sia produttiva del mito.

Un sospetto mi sorge: che non siano proprio i direttori, che, per riempire in qualche modo gli spazi destinati alla posta, sollecitano i loro amici – sempre gli stessi – a scrivere loro qualcosa, purché scrivano?

(Agosto 2020)

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