NEWS

Miti napoletani di oggi.87 COVID-19: UN RITO DI PASSAGGIO   di Sergio Zazzera   Arnold Van Gennep teorizzò i riti di passaggio, definendoli...
continua...
In ricordo di Giulio Mendozza   di Marisa Pumpo Pica   E’ venuto a mancare all’affetto dei suoi cari il professor Giulio Mendozza, uomo di grande...
continua...
Santa Maria del Soccorso all’Arenella, un’antologia d’arte sacra   di Antonio La Gala   La prima chiesa parrocchiale della collina vomerese, la...
continua...
Tanto per sdrammatizzare   Si De Luca fa 'a chiusura   di Irene Pumpo   Chistu guappo Presidente ha deciso, dint’ a niente, mo n’atu...
continua...
Prima era un’altra cosa   di Antonio La Gala   Fra i luoghi comuni più comini della nostra città luoghi comuni merita un posto d’onore quello che, con...
continua...
ELOGIO DELL’APOSTROFO ALLA FINE DEL RIGO   di Sergio Zazzera   Ricorderete, sicuramente, che il vostro maestro delle elementari vi segnava in blu...
continua...
Miti napoletani di oggi.95 L’OSPEDALE DEL MARE   di Sergio Zazzera   La sanità a Napoli gode di una salute tutt’altro che ottima, il che è quanto...
continua...
Una giornata d’autunno   di Luigi Rezzuti   Stamane mi alzo più tardi del solito. Dai vetri della finestra guardo il cielo: non è più azzurro e non...
continua...
AMERICA’S CUP - LUNA ROSSA IN FINALE   di Luigi Rezzuti   Che Luna Rossa sia stata osteggiata dalle rivali anglosassoni non è un mistero....
continua...
RITORNO A SCUOLA   di Annamaria Riccio   Inizio delle attività didattiche tra circolari ministeriali e innovazioni tecnologiche all’impronta di...
continua...

EDUARDO DOPO EDUARDO

 

di Sergio Zazzera

 


Durante la sua vita, Eduardo de Filippo concesse i diritti di rappresentazione dei suoi testi teatrali soltanto a compagnie amatoriali e questa sua politica fu fatta proseguire dal figlio Luca: evidentemente, in questo modo si intendeva evitare diversi rischi, da quello di una modalità di recitazione che potesse competere, in qualche modo, con quella del Maestro, fino a quella di forme prevaricatorie di regìa.

Poco per volta, i cordoni di questa politica si allargarono e i risultati furono, per lo più, positivi: Questi fantasmi, Non ti pago e Sabato, domenica e lunedì, messi in scena, rispettivamente, da Carlo Giuffrè, Tullio del Matto e Toni Servillo, furono rappresentati con un rispetto del testo pari a quello che Eduardo imponeva a sé stesso e pretendeva dai suoi attori.

Con l’avvento della terza generazione (o quarta, se consideriamo anche Eduardo Scarpetta), poi, le commedie di Eduardo sono approdate anche alla cinematografia (ma c’era già stato Matrimonio all’italiana – da Filumena Marturano – di Vittorio de Sica, nel 1964). Negli ultimi tempi, in particolare, sono state trasposte in linguaggio cinematografico Il sindaco del rione Sanità e Natale in casa Cupiello, per la regìa, rispettivamente, di Mario Martone e di Edoardo de Angelis; ed è proprio su queste due realizzazioni che vorrei intrattenermi brevemente.

Ho letto, infatti, critiche esaltanti, rivolte al primo di tali lavori, e, viceversa, svilenti, relativamente al secondo; critiche che (da spettatore, beninteso, non da critico) non condivido.

Martone, infatti, ha trasposto il testo eduardiano dall’originaria Napoli dei guappi – quella della prima metà del secolo scorso: la commedia è del 1960 – a quella odierna della criminalità organizzata di tipo camorristico. È vero, si tratta di due modalità diverse di configurazione del medesimo fenomeno-camorra, ma il loro rispettivo modo di esprimersi è differente: la violenza costituiva per il primo una manifestazione soltanto episodicamente estrema e limitata per lo più al proprio interno, mentre per il secondo essa è divenuta la regola e si esprime con pari frequenza e intensità anche all’esterno. Dunque, stridono le battute dell’Antonio Barracano-prima maniera, dure ma, tutto sommato, bonarie, sulla bocca di un vero e proprio capo di criminalità organizzata, qual è l’Antonio Barracano-seconda maniera.

Del lavoro di de Angelis, poi, è stata criticata la scelta per la parte di Luca di Sergio Castellitto, non napoletano; una scelta, tuttavia, che credo possa essere perdonata (pronuncia del napoletano a parte), a fronte del rispetto del testo, che ha fatto aleggiare anche qui l’aura eduardiana.

In definitiva e sempre dall’ottica dello spettatore: credo che, nella messa in scena di lavori teatrali, cinematografici, lirici e quant’altro, il regista debba essere consapevole che il suo ruolo dev’essere quello di coordinare l’impegno delle varie componenti in scena, nei loro rispettivi ruoli, verso la rappresentazione di ciò che l’autore ha inteso offrire al pubblico. Altrimenti, ci toccherà continuare ad assistere a spettacoli sancarliani, come la Cavalleria rusticana, funestata dalla presenza costante sulla scena del regista, impegnato ad andare avanti e indietro o, addirittura, a gettare manciate di petali agli spettatori, o come la Luisa Miller in forma di sceneggiata, alla maniera di Isso, essa e ‘o malamente, con tanto di protagonista pistolero. E che il cielo ce la mandi buona.

(Dicembre 2020)

BilerChildrenLeg og SpilAutobranchen