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IL ROMANZO DELLA FINE DI UN REGNO

 

di Sergio Zazzera

 


Della nutrita comunità svizzera vissuta a Napoli nel secondo periodo della monarchia borbonica (da Ferdinando II in avanti) si conosce davvero poco; eppure, ancora tanti Brinkmann, Gily, Huober – a tacer d’altri – vivono tuttora nella ex-capitale delle Due Sicilie. Un tassello consistente, però, al mosaico di questa storia arriva ora dal romanzo di Elio Capriati, Alla fine di un regno, un titolo che arieggia quello del celebre saggio di Raffaele De Cesare e che annuncia con immediatezza il proposito dell’autore, di narrare gli ultimi momenti della vita del Regno delle Due Sicilie dall’ottica di due fratelli di origine elvetica trapiantati a Napoli.

Ho già osservato altre volte che la storia può essere scritta oppure narrata, e Capriati ha scelto questa seconda via, che sicuramente agevola la diffusione della sua opera presso un pubblico più ampio. Quanto, poi, alla scelta del tema, ho pure osservato in passato che, già sul primo trentennio dell’’800, si affermarono due filoni: quello, cioè, delle vicende di un protagonista-personaggio storico (fra tutti, Marco Visconti, raccontato da Tommaso Grossi) e quello di una storia di gente comune, che si staglia sullo sfondo di avvenimenti storici (fra tutti, I promessi sposi, di Alessandro Manzoni). E qui Capriati si è mosso a metà strada tra i due filoni, affiancando, in primo piano, personaggi reali ad altri di fantasia, con la conseguenza di far emergere i riflessi della politica del momento sulla vita dell’uomo comune.

Quanto ai contenuti, va osservato subito che fin dalle prime pagine traspare la profonda conoscenza del momento storico da parte dell’autore, il quale, poi, dedica nella descrizione un’attenta cura ai particolari e riesce a rendere veramente con poche parole la collocazione spaziotemporale degli avvenimenti.

Da ultimo, il finale della narrazione, sviluppato, in maniera tacitiana, in una sola pagina, si colloca in una posizione intermedia tra Il Gattopardo, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e Il giorno del giudizio, di Salvatore Satta (non a caso definito “Il Gattopardo dei poveri”): la lettera di Harriet a Josephine, il congedo di Garibaldi dalla città e la partenza di Konrad per Marsiglia lasciano presagire, con buona fondatezza, che per Napoli tutto era cambiato, perché nulla cambiasse. Come, del resto – e purtroppo –, fu.

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ELIO CAPRIATI, Alla fine di un regno (Torino, Robin, 2021), pp. 232, €. 14,00.

(Marzo 2022)

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