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I 40 ANNI DEL MELARANCIO, UN RICORDO CHE FA PENSARE (26/04/1983 – 26/04/2023)   di Annamaria Riccio   Tanto è il tempo trascorso da quel tragico...
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Il Vomero, il salotto di Napoli   di Luigi Rezzuti   Il Vomero, a fine 800, nel corso del risanamento, fu trasformato in una zona residenziale,...
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Pensieri ad alta voce   di Marisa Pumpo Pica   Addio al mio Maestro, Aldo Masullo Si è spenta una voce critica nella nostra città     Chi mi...
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SPOSI ZAZZERA-TOZZI   Il Vomerese formula cordiali auguri agli sposi Carlo Zazzera – figlio del nostro capo servizio Sergio – e Luciana Tozzi, il cui...
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Napoli Inter Il commento di un tifoso La resa dei conti. Senza più appelli, sovrapponendo emozioni, ansie, paure e desideri. É stato il momento dello...
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IMMAGINI DI UNA NAPOLETANITA’ D’ALTRI TEMPI

 

di Sergio Zazzera

 

Una malintesa maniera d’intendere la globalizzazione potrebbe indurre a considerare come una caratteristica negativa la Napoletanità: perfino il più recente Raffaele La Capria mostra già di farlo, rinnegando di fatto quella sua originaria, quanto benefica, distinzione fra “napoletanità” e “napoletanitudine”, che pure costituirebbe un utile contributo alla salvaguardia dell’identità napoletana, della quale, poi, guappo e femmeniello, autentici “figli di Partenope”, costituiscono due maniere distinte di atteggiarsi.

Quanto al primo di costoro, Ernesto Murolo cantava, in Napule ca se ne va, «quann’’o guappo era ‘nu rré»; e, infatti, costui incarnava il volto benevolo di un’alternativa alla legalità, propria di altri tempi, atteggiandosi a paciere/giustiziere con una pretesa di rispetto, ch’egli stesso riteneva giusta e che per tale gli era riconosciuta, quasi come una ricompensa, da coloro che ricorrevano alla sua interposizione. È noto, poi, come una virata in senso negativo abbia operato nel senso della cancellazione – meglio, sopraffazione – di questa figura da parte di quella del camorrista.

A sua volta, il femmeniéllo, costituisce l’immagine di una diversità, che l’apertura mentale del popolo napoletano ha sempre accettato e che soltanto la ricerca del “nemico” da proporre al popolo (questa volta, non soltanto napoletano, bensì a quello italiano intero), che il regime fascista si era posta come obiettivo, riuscì a rendere oggetto di persecuzione, determinandone, addirittura, qualche deprecabile strascico anche nell’Italia liberata.

A ricostruire la fisionomia di queste due figure provvede oggi Monica Florio, passando in rassegna tutte le possibili fonti – letterarie, giornalistiche, iconografiche – e offrendo, così, un valido contributo al salvataggio di componenti preziose del patrimonio identitario del popolo napoletano; il quale oggi, più che mai, ne ha enorme bisogno.

MONICA FLORIO, Storie di guappi e femminielli (Napoli, Guida, 2020), pp. 148, €. 15,00.

(Aprile 2022)

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