PROCESSO JUVENTUS: SENTENZA BLANDA
A cura di Luigi Rezzuti
Sono trascorsi ben 17 anni dallo scandalo Calciopoli (LUGLIO 2006) con la sentenza che condannò la Juventus alla retrocessione in Seri B e tra i dirigenti la stangata arrivò solo per Luciano Moggi e Giraudo, una fine di un’epoca che non fu una fine. Dicevamo sono passati 17 anni ma la Juventus ha continuato in tutti questi anni con illeciti sportivi, plusvalenze fittizie e non ultimo falso in bilancio.
La Juventus è tornata alla sbarra, la giornata del 20 gennaio è stato il giorno del giudizio che ha fatto tremare la società: plusvalenze e inchiesta Prisma. Davanti alla Corte federale d’appello e sezioni unite i giudici sono stati chiamati a valutare la richiesta della Procura federale di riaprire il procedimento che lo scorso maggio aveva portato a una doppia assoluzione, in primo e secondo grado, per la Juventus e per gli altri club coinvolti nel primo processo.
All’epoca, però, l’inchiesta Prisma non esisteva ancora: ora proprio gli sviluppi del lavoro della Procura di Torino hanno portato ad una nuova procedura. Secondo l’articolo 63 del Codice di Giustizia sportiva sono emersi elementi di prova nuovi che dimostrano la sussistenza degli illeciti. Tale scenario ha permesso al capo della Procura Figc Giuseppe Chiné di presentare ricorso lo scorso 22 dicembre un’istanza di revocazione della sentenza di assoluzione che la Corte federale aveva emesso lo scorso 27 maggio nei confronti della Juventus e delle altre società coinvolte.
Come noto l’inchiesta Prisma si fonda su due filoni ben distinti: quello sulle plusvalenze sembrava anche il meno preoccupante per la Juventus, proprio perché il club bianconero era già stato giudicato e assolto sul piano sportivo, rispetto alla cosiddetta “manovra stipendi”, oltre alle gravissime accuse pendenti sul piano penale (falso in bilancio) porta a sanzioni per la società, ma anche per i tesserati che hanno firmato gli accordi di dilazione del pagamento degli ingaggi.
Chiné è convinto che nelle 14 mila pagine dell’inchiesta Prisma si trovino numerosi indizi gravi idonei a modificare la decisione finale. In particolare intercettazioni telefoniche e ambientali, che dimostrano l’esistenza di un sistema di una programmazione di budget di compravendita di calciatori effettuate non per motivi tecnici ma per ragioni esclusivamente collegate a conseguire, mediate artifizi, determinate risultanze economico-finanziarie. Cinquanta due i dirigenti o ex dirigenti coinvolti, tra i quali l’ex stato maggiore della Juventus, composto da Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Maurizio Arrivabene, tutti ex consiglieri dimissionari che erano in attesa della sentenza del 27 marzo sulla possibile apertura del processo per la manovra stipendi, ma anche l’attuale direttore sportivo Federico Cherubini. In primo grado Chiné aveva chiesto multe per i club e inibizioni per i dirigenti. Dopo un’interminabile attesa, la Corte federale d’Appello è andata oltre i 9 punti di penalizzazione chiesti dal procuratore federale, Giuseppe Chiné, a carico della Juventus in merito al caso plusvalenze e alza la penalizzazione fino quasi a raddoppiarla, portandola a ben 15 punti in meno, decisione che è diventata immediata da scontare nel campionato in corso. La Juve, si ritrova, infatti a -25 punti dal Napoli capolista e a dover ripartire da appena 22 punti. Una punizione che si traduce in un settimo posto, dietro Torino, Fiorentina e Udinese e a 12 lunghezze dalla quarta posizione. Ma pene pesanti sono arrivate anche alla parte dirigenziale, per i quali è stata avanzata anche la richiesta per l’estensione a UEFA e FIFA, in articolare, la sentenza parla di due anni e mezzo di inibizione per l’ex amministratore delegato bianconero Fabio Paratici, due anni per Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene. Un anno e quattro mesi per Federico Cherubini, e otto mesi per Pavel Nedved. Dalla sentenza della Procura federale è emerso, però, una cosa poco chiara: le società coinvolte insieme alla Juve: Sampdoria, Empoli, Genoa, Parma, Pisa, Pescara e Pro Vercelli oltre alla “vecchia” Novara, ovvero la società dichiarata fallita nel 2021, diversa da quella ripartita dalla Seri D e ora iscritta alla Serie C sono state prosciolte. Adesso la Juve ha trenta giorni per fare ricorso al Collegio di garanzie del Coni in quanto l’unico club a pagare. Resta ancora da vedere come andrà a finire con la “manovra stipendi” illecito in bilancio perseguibile penalmente che vede coinvolto oltre la Juventus anche i calciatori che hanno firmato gli accordi.
(Gennaio 2023)