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CALCIOMERCATO ESTIVO 2022   di Luigi Rezzuti   Il consiglio della Federcalcio ha votato all’unanimità  i termini di tesseramento per la prossima...
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La chiesa della Cesarea   di Antonio La Gala   “La Cesarea” è il primo tratto di via Salvator Rosa che sale verso il Vomero dopo piazza Mazzini (il...
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Sul Covid 19 - Una brutta storia - L’attacco a Paolo Ascierto   di Marisa Pumpo Pica   Avevamo deciso di non parlare del Covid 19 su questa pagina...
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CAMPIONATO DI CALCIO DI SERIE A 2020-2021   di Luigi Rezzuti   A causa della pandemia da Corona Virus, il campionato di calcio della stagione...
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Sebastiano Conca, pittore smagliante e decorativo

 

di Antonio La Gala

 

Una strada molto nota, che incontriamo nella fascia di collegamento fra i quartieri Vomero e Arenella, è intitolata al pittore Sebastiano Conca. Conosciamolo più da vicino.

Sebastiano Conca, maggiore di dieci fratelli, nacque a Gaeta attorno al 1680 e studiò a Napoli, dove fu allievo del Solimena, con cui collaborò per alcuni affreschi nell'abbazia di Montecassino.

A ventisei anni si trasferì a Roma, col fratello Giovanni, che fu il suo assistente, e dove lavorò quasi fino alla settantina. A Roma, combinando in forme eleganti il suo stile esuberante di scuola napoletana con quello più delicato della scuola romana, incontrò molto favore e la sua attività gli procurò importanti amicizie nell’ambiente cardinalizio e anche presso i papi, ottenendo ambite onorificenze, fra cui il titolo di “cavaliere” con cui viene ricordato in molte biografie.

Fra le opere romane ricordiamo gli affreschi del soffitto di Santa Cecilia in Trastevere. Lavorò poi a Torino, presso la corte sabauda e nell'oratorio di San Filippo e nella chiesa di Santa Teresa. Dopo aver seminato di pale d’altare l’Italia Centrale, Conca ritornò a Napoli definitivamente nel 1751, dove riprese a dipingere secondo i modi del barocco locale egemonizzato da Luca Giordano, prima nella chiesa di San Pietro Martire al Rettifilo e in alcuni affreschi nella Chiesa di Santa Chiara, andati distrutti nel bombardamento del 1943, oggi conoscibili solo attraverso fotografie.

Ha lasciato opere anche nel Gesù Nuovo e in alcune chiese della penisola sorrentina.

La sua pittura, guidata da grande abilità tecnica, da conoscenza della prospettiva e della scenografia, movimentata e smagliante, si esprime in affreschi e tele abbaglianti e illusionistici, una cifra stilistica che potremo definire decorativa. Morì a Napoli nel 1776, quasi centenario.

(Marzo 2023 - Gli articoli vengono riprodotti quali ci sono pervenuti)

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