MUSTAFA’
di Luigi Rezzuti
Mustafà sta qua, Mustafà sta qua.
Con questa voce si fa strada pian piano, sulle spiagge del litorale di Formia, la possente figura di Mustafà, con la sua colorata mercanzia di palloni, scarpette da mare, giochi da spiaggia.
Lo chiamo perché mi si sono rotte le pianelle di gomma.
Ora, è di tradizione mercanteggiare con gli ambulanti, invece, io che tendo ad avere sempre lo sconticino nel negozio elegante, senza ottenere che un’alzata d’occhi schifiltosa della commessa, con gli ambulanti, per principio, non tiro mai sul prezzo e, quando Mustafà mi chiede otto euro, gliene do dieci e lo fermo mentre sta per cercare i due euro di resto.
E per non offenderlo gli dico che no, il resto è per un caffè.
Mustafà non mi ringrazia, allarga ancora di più il suo sorriso biascicando, quasi a se stesso, qualcosa sulla giornata cominciata bene per aver venduto a dieci euro una cosa da otto. Il che significa che in quella giornata venderà tante cose.
Lo osservo che si allontana lanciando la sua voce di richiamo, col suo carico che sembra non pesargli nella mattina canicolare, con il sole negli occhi e il sorriso che gli illumina il volto, nerissimo, incorniciato da una barba bianca.
Mustafà avrà certo i suoi problemi: chissà da dove viene, dove abita, in quale luogo ha familiari cui mandare i pochi soldi che arrabatta.
Eppure sprigiona una serenità antica, quella dei tempi in cui non ci si poneva troppi problemi e non si era pressati da troppe aspettative: quando si “campava” la vita giorno per giorno, moneta su moneta, assaporandone il gusto ora dolce ora amaro.
Forse tutti noi dovremmo provare a gridare ogni tanto il nostro nome come un richiamo (Luigi sta qua, Danilo sta qua) che sintetizzi il senso primario ed essenziale della vita. Esserci ancora, malgrado tutto.
Con la mercanzia che ognuno di noi ha la capacità di offrire a se stesso e agli altri, accompagnati da un sorriso, che ha il potere di illuminare il cammino.
(Aprile 2023)