Ritrovare la memoria
di Gabriella Pagnotta
Giorni fa sono rimasta colpita da un articolo di Enzo Bianchi su uno dei mali del nostro tempo che rischia di contagiarci senza che ce ne accorgiamo, se ad esso non poniamo un rimedio. È un male dell’anima che ci allontana dall’Altro, che ci sradica dalla nostra comune appartenenza al genere umano. Questo male è l’indifferenza ovvero un sentimento di insensibilità che ci distacca dagli altri, come zolle alla deriva, ci allontana da quel comune sentire espresso da Donne: “Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”. L’indifferenza penetra nel cuore rendendoci estranei alla sofferenza altrui e permette al male di espandersi senza domandarsi “for whom the bell tolls”, senza che grida compassionevoli si scaglino per contrastarlo. Come fermare questa epidemia? La fraternità è l’opposto dell’indifferenza ed è ciò da cui possiamo ricominciare per rigenerarci e rigenerare la nostra comunità; possiamo ancora una volta rimetterci in cammino per sentire nuovamente le nostre radici affondare nel comune bisogno di relazionalità, che è cifra della nostra stessa esistenza. E in questo percorso la memoria ci può venire incontro, la memoria di coloro che hanno vissuto mantenendosi aperti agli altri, superando i limiti della individualità e della separatezza di un’esistenza isolata per aprirsi ad una vita di relazioni affettive, di coloro che si sono ribellati al male. Nel nostro territorio abbiamo tante tracce di questa comune memoria, storie che possono illuminare il presente. Che ne dite di raccontare le vite di coloro che non hanno vissuto con indifferenza? Sono persone forse non note, che sono rimaste nelle pieghe della storia. A noi il compito di farle riemergere per restituire loro luce e dignità e per farci permeare da nuova linfa di vite passate, ritrovando il senso vero e smarrito della vita: “nulla può essere indifferente all’uomo”.
(Gennaio 2024)