La condizione femminile
A quando la reale parità tra uomo e donna?
di Gilda Rezzuti
Il tema dell’uguaglianza tra uomini e donne e, soprattutto, quello della condizione femminile sono argomenti estremamente attuali e discussi sempre ad ampio raggio nella società contemporanea. Se facciamo un piccolo passo indietro, la storia ci ricorda che, nell’Europa dell’Ottocento, agli albori delle istanze femminili, la donna viveva davvero una condizione marginale e di sottomissione. Le venivano negati il diritto al voto, all’istruzione, l’accesso al mondo del lavoro e altri diritti fondamentali. Rispetto all’uomo, dunque, era considerata un essere inferiore, che doveva assolvere soltanto a compiti di cura e responsabilità della famiglia. Per molto tempo si è sentito dire: “la donna è la regina della casa”, ma solo in casa, se pure… Fu con gli anni Sessanta, invece, che si andò pian piano affermando, pur nel rispetto delle peculiarità della natura e dei ruoli, il principio della parità dei sessi, in senso socio-culturale. In quegli anni nacque il Movimento di liberazione della donna, che aspirava a contrastare la condizione di sottomissione della donna all’uomo e a farle acquisire una maggiore consapevolezza individuale e collettiva, riguardo ai suoi diritti, sia in ambito familiare, che in un più vasto contesto pubblico, con particolare attenzione al mondo del lavoro. In questo periodo di mutamenti sociali e politici, il movimento delle femministe (anche se a volte esasperato e spesso esaltato) contribuì, in modo determinante, a conquiste e riconoscimenti femminili. Attualmente, infatti, nella nostra cultura, altamente civilizzata o presunta tale, la donna, anche se a fatica e non in tutte le realtà, sta affermando, a volte tra forti resistenze, il suo valore, conquistando sempre maggiori spazi, soprattutto in un mondo del lavoro, decisamente competitivo e maschilista. Malgrado i grandi passi, compiuti in lunghi decenni, resistono ancora stereotipi e luoghi comuni, rispetto alla sua condizione, soprattutto in quei paesi del terzo mondo e medio orientali, dove ancora l’emancipazione femminile è appena agli inizi. In ogni caso, uomo e donna, in quanto esseri umani, dovrebbero avere pari dignità, sia in una dimensione laica della vita, che in una prospettiva religiosa, pur continuando a considerare e rispettare le naturali peculiarità di carattere fisiologico e psicologico. Parità non significa “equivalenza”, bensì riconoscimento e valorizzazione delle diversità. Comunque, malgrado i progressi compiuti, per quanto concerne la condizione femminile c’è ancora molta strada da fare, per garantire una reale parità di genere. Infatti, se è vero che lo sviluppo umano, nel suo complesso, è un processo teso ad espandere costantemente le possibilità di libere scelte da parte di tutte le persone, indipendentemente da sesso, razza, lingua, religione, da qualsiasi condizione personale e sociale (principio d’eguaglianza proclamato nell’art 3 della nostra carta costituzionale), non bisogna tralasciare l’impegno e l’educazione costante, per far sì che questo processo vada sempre avanti e venga sempre più rispettato e riconosciuto. Già i filosofi francesi del diciottesimo secolo sostenevano che illuminismo ed emancipazione andavano di pari passo, poiché l’essere umano, in quanto tale, al di là del sesso, aveva universalmente gli stessi diritti e gli stessi doveri.
Occorre riconoscere, senza dubbio, che gli uomini e le donne, come si è già detto, sono diversi nelle caratteristiche fisiche, ma questo non significa che bisogna considerare la donna un essere inferiore, sottomessa all’uomo. Purtroppo, ancora oggi la situazione di sottomissione della donna è presente in modo subdolo anche nel nostro paese, soprattutto in ambienti sociali, culturali ed economici svantaggiati. Per questo bisognerebbe combattere la misoginia, il maschilismo e anche il femminismo esasperato e fanatico. Per ogni aspetto della vita ci vuole equilibrio, che si può raggiungere solo attraverso un impegno costante, per cui l’educazione alla sana affettività e al rispetto della persona, di cui ultimamente si sente tanto parlare, si può ottenere solo lavorando in una logica di prevenzione, partendo dalla scuola, fin dalla tenera età. Se si vuole pensare ad un futuro migliore per tutti, non c’è altro modo che investire nel presente in modo chiaro e proficuo.
(Marzo 2024)