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I CAMPI FLEGREI TREMANO   di Luigi Rezzuti   Negli ultimi mesi le scosse di bradisismo sono in aumento e preoccupano la popolazione residente....
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Non c’è tre senza quattro di Luigi Rezzuti   I quattro scudetti vinti dal Napoli sono stati quelli del 1987 (io c’ero), 1990 (io c’ero), 2023 (io...
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Gli studenti hanno scelto le scuole superiori   di Annamaria Riccio   Chiuse le iscrizioni per le scuole superiori, Semrush individua le scuole che...
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Un rinnovato equilibrio

 

di Gilda Rezzuti

 

Sulla terra il cielo era terso, in una tiepida mattina dell’anno 3789. I mandorli iniziavano a fiorire, sui monti si scioglieva la neve e le prime giovani foglioline, come un manto di velluto verde, coprivano i prati.  Ancora una volta si osservavano i segni della primavera che incalzava e che, con il suo arrivo, annunciava anche la nascita di una nuova era.

Da sempre il ciclo delle stagioni non aveva subito nessun arresto, malgrado il danno evidente, verificatosi nell’ecosistema. Intorno, però, tutto l’ambiente era alterato: nell’aria c’era uno strano odore e l’acqua aveva un ignoto colore. L’unica cosa immutata rimaneva il susseguirsi delle stagioni, ma questa volta il processo si ripeteva in un panorama insolito, in un luogo nuovo. Infatti, lo scenario si presentava silenzioso e spettrale. Inquietante la contraddizione tra la primavera, simbolo di rinascita, che prepotentemente affermava la vita, e la quiete sinistra, intorno alla quale imperava la morte. Gli esseri umani e le altre creature viventi si erano estinti, l’habitat naturale, gravemente logorato, non era più adatto ad accoglierli. Unico responsabile della situazione era stato l’uomo. Animale razionale e creativo, con il potere di edificare e demolire, con la sua avidità, sete di controllo e dominio, aveva, invece, danneggiato irreversibilmente la sua “casa”. Si era spinto troppo in là, senza più la possibilità di tornare indietro e correggere il tiro. Era salito sempre più in alto su una scala barcollante, che inevitabilmente lo aveva fatto precipitare, disperdendone i pezzi distrutti, come avviene a fantocci di creta. Ora si potevano osservare, sulla superficie terrestre, solo le tracce di una civiltà scomparsa, i segni di un mondo vuoto, congelato, fermo come in una bolla, un regno sbiadito, che in un tempo lontano era stato colorata dimora dell’umanità.

In natura, però, nulla si distrugge ma tutto si trasforma e, ancora una volta, la generosa potenza generatrice offrì un’altra possibilità al pianeta. Un giorno, infatti, la terra, aiutata da energie sconosciute, poté darsi un nuovo assetto. Un’aura luminosa, intorno a corpi immateriali, delimitava il perimetro dell’essere e dell’essenza, apparteneva ad un esercito alieno che avanzava da ogni parte sul continente. L’originale e più consapevole intelligenza avrebbe fatto del territorio un luogo incontaminato, adatto ad ospitare una nuova progenie, più misurata ed evoluta.

Ebbe così inizio un’epoca diversa, in cui non esisteva più il tempo, né la memoria, ma solo la visione di un amore universale.

(Maggio 2024) 

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