«RIUNIRE CIÒ CH’È SPARSO».22
Considerazioni su avvenimenti e comportamenti dei giorni nostri
di Sergio Zazzera
A sostegno della necessità d’integrazione, anche giuridica, dei migranti si continua a ripetere, da più parti, che anche i Romani concessero la cittadinanza a tutti i popoli sottomessi, citando, quale fonte, la celebre Constitutio Antoniniana, emanata da Antonino Caracalla nel 212 d. C. Ebbene, fermo restando che sarebbe giusto che l’Italia non frapponesse ostacoli pretestuosi alla concessione della cittadinanza agl’immigrati – e, in proposito, esprimo il mio favore (per quel che può valere) per il parametro del ius soli –, tuttavia, osservo che la Costituzione di Caracalla è richiamata a sproposito. Essa, infatti (ma pochi lo sanno), condizionava il riconoscimento della Civitas Romana al fatto che quei popoli si fossero dati un’organizzazione politico-amministrativa modellata su quella di Roma; il che determinò che a beneficiare della concessione fu, in realtà, un numero di sudditi ben più ridotto di quanto non si sia creduto.
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Le violenze che si assumono poste in essere dal personale penitenziario dell’istituto minorile “Cesare Beccaria” di Milano nei confronti dei giovani detenuti sollecitano in me, da una parte, il ricordo del mio triennio milanese di mezzo secolo fa ma, dall’altra, la riflessione circa il tradimento del pensiero di Colui, al quale quell’istituto è intitolato. La violenza, infatti, non può mai produrre rieducazione.
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Mi è accaduto di leggere, di recente, ciò che scrive lo storico Tommaso di Carpegna Falconieri, a proposito della “storia immediata”, il cui studio – da compiersi mentre i fatti, che ne costituiscono l’oggetto, stanno accadendo – egli ritiene possibile, mediante il ricorso agli stessi criteri metodologici applicabili allo studio della storia “tradizionale”. Poi, però, mi sono domandato come sia attuabile un tal genere d’indagine, a fronte della difficoltà di storicizzare già avvenimenti del secolo scorso; e sia chiaro che non mi riferisco al fascismo, che – al pari di Umberto Eco, Pier Paolo Pasolini e Luciano Canfora, giusto per citare gli esempi più significativi e sempre si parva licet componere magnis – credo che, almeno finora, si stia dimostrando ancora “eterno”.
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Negli ultimi giorni c’è stata, a Napoli, contro le feste che si svolgono, di sera, all’aperto, sulle strade pubbliche, davanti a bar e baretti, una sollevazione popolare, sfociata nell’intervento dell’autorità di polizia. In realtà, già subito dopo Pasqua, per lo stesso motivo, era stata disposta la chiusura di un bar di Procida. Ma qui s’impone una domanda: è mai possibile che si rilascino licenze di esercizio a bar che dispongono di un locale al chiuso di un paio di metri per un altro paio? Nemmeno un wc!
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La Francia di Emmanuel Macron ha inserito nella propria Costituzione il diritto all’aborto e subito in Italia si sono levate alte le voci di coloro che vorrebbero che altrettanto si facesse nella nostra Costituzione, che ha origine, struttura e ispirazione completamente diverse da quella francese. Ebbene, fermo restando il diritto della donna alla libertà di scelta in materia, in uno Stato laico, trovo inaccettabile la sua costituzionalizzazione, che darebbe la stura a tutta un’altra serie d’interventi analoghi e parimenti inutili. Sarebbe sufficiente, infatti, limitare in misura maggiore la facoltà degli organismi preposti – medici, paramedici, ospedali interi – di ricorrere all’obiezione di coscienza. Soprattutto, poi, quando quegli stessi medici e paramedici eseguono quegl’interventi in forma clandestina e – com’è ovvio – a pagamento.
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La “pacificazione” che, all’indomani della proclamazione dei risultati del referendum istituzionale del 1946, si manifestò attraverso l’“assoluzione” di coloro che avevano aderito al fascismo e sfociò nell’“amnistia-Togliatti”, non trovò riscontro nell’atteggiamento della Germania, che, viceversa, escluse dalle cariche pubbliche gli ex-aderenti al nazismo. Letta, però, con gli occhi di oggi, quella “pacificazione” fu finalizzata a coprire i misfatti degl’innumerevoli politici che si riciclarono, che ben possono essere considerati i responsabili delle condizioni, nelle quali versa l’Italia di questo primo scorcio di millennio.
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Nella trasmissione Che tempo che fa del 28 aprile su La7, il conduttore Fabio Fazio ha manifestato meraviglia, di fronte al fatto che lo scrittore Antonio Scurati, nel parlare dei rapporti tra fascismo e populismo, abbia fatto riferimento alla «seduzione del fascismo». Evidentemente, a Fazio non è noto il fenomeno psicologico della “sindrome di Stoccolma”.
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Quando sento giornalisti della Rai dire “diga foranèa” (!) e le ore “venti e zerodieci” (!!), le braccia non mi cascano, mi precipitano.
(Maggio 2024)