Dalla demolizione alla ricostruzione
Cantieri aperti di buone prassi
di Gilda Rezzuti
Troppo spesso, di fronte ad alcune gravi situazioni e relative inquietanti manifestazioni, abbiamo un atteggiamento rassegnato, assuefatto. Ci siamo abituati a tutto e le notizie, ormai, non fanno più notizia. Siamo diventati molto bravi nel disegnare una mappa approssimativa dei fatti, parliamo molto, esponiamo fenomeni, avvenimenti, presumiamo verità. Anche sui social ognuno dice la sua. Opinionisti, critici, intellettuali, esperti e quant’altro, tracciano quotidianamente una fotografia molto dettagliata di quella che è la nostra società, con le sue fragilità. Denunciano disservizi, lamentano malessere, esprimono concetti, riescono facilmente a descrivere la realtà oggettiva e soggettiva, cercando di comunicare quel che avviene intorno a noi con attenzione e accuratezza. Sappiamo bene che, con tutti i mezzi di informazione e i canali comunicativi di cui oggi disponiamo, quel che succede nel mondo, a qualsiasi livello, è sotto gli occhi di tutti. Siamo subissati da notizie di ogni genere, a volte anche contraddittorie o false. Le fonti di informazione, più o meno attendibili, sono infinite. Ciascuno, quindi, dispone degli elementi necessari per fare le proprie ricerche e raggiungere le sue personali idee e convinzioni. Il problema, però, consiste nel non essere altrettanto capaci di intervenire, in maniera significativa, sulle criticità, agire con impegno per trovare valide alternative e risposte esaustive alle tante problematiche. Siamo, ormai, assopiti, confusi, anestetizzati. Siamo diventati spettatori passivi che osservano, inermi, lo scorrere dei fotogrammi della loro storia. Ci hanno abituato, ambiguamente, a farci rimanere indifferenti a tutto. Certo è pur vero che, spesso, siamo eccellenti nel giudicare, elencare lacune, criticare, demolire, ma molto meno bravi nel lottare e contribuire, con impegno, a contrastare quello che non va. Non siamo più in grado di proporre ipotesi e alternative valide, anche solo sperimentali. Chiusi nel nostro individualismo e nelle nostre trappole virtuali, siamo animali di abitudine, in gabbia, polemici, sterili, con la mente annebbiata, ciascuno privo di credo e di volontà. Forse, però, è arrivato il momento di capire, soprattutto in questo periodo di caos e sbando totale, che può avere un senso demolire solo se si è in grado di costruire.
(Luglio 2024)