L’autonomia differenziata
di Romano Rizzo
La proposta di legge sulla Autonomia Differenziata, presentata dal leghista Calderoli, criticata da illustri costituzionalisti ed esperti, è passata al Senato quasi in sordina. Dopo, alla Camera, le opposizioni non hanno saputo, forse, trovare la strada giusta per opporsi ad essa adeguatamente. Qualcuno, anzi, con piglio critico, ha scritto che non si è saputo trovare nulla di meglio di una assurda pagliacciata, ripresa dalla TV e poi sfociata in una indegna rissa.
Nessuno si è premurato di far comprendere all’ignaro cittadino il peso che questa legge potrà avere in futuro: in sostanza, non farà altro che aumentare la distanza, già notevole, che separa le regioni del Nord da quelle del Sud. Essa prevede che quasi tutte le funzioni, che erano gestite, bene o male, dallo Stato, diventino di competenza
delle regioni che dovranno provvedervi, e qui è l’inganno, con le risorse prodotte nel territorio. Si sa già che le industrie sono ubicate quasi tutte al Nord, ma pochi sanno che, comunque, le Sedi Centrali, anche di quelle che sono operative altrove, sono al Nord e, di conseguenza, è al Nord che affluiranno i ricavi derivanti da imposte e tasse. Prima, attraverso la cassa unica dello Stato, le migliori contribuivano con parte dei loro ricavi ai bisogni di quelle del sud. Ora non più. Mi obiettano che sono previste delle quote di compensazione che non si sa come e da chi verranno determinate. Mi si obietta ancora che, su specifica richiesta di alcuni parlamentari, dovranno essere predeterminate delle quote minime necessarie da cui non si potrebbe derogare. Tutto ciò mi fa comprendere che l’effettiva attuazione della nuova normativa è, fortunatamente, assai lontana nel tempo, ma non mi riesce di accettare che si ritenga valido il principio che una Regione virtuosa, che riesca cioè ad introitare più di quanto le occorra e che voglia destinare il surplus al miglioramento dei servizi per i propri assistiti, possa giungere ad operare per eliminare il divario esistente con altre regioni, meno fortunate. Mi ero illuso che tutti i parlamentari del Sud avessero presentato le loro logiche obiezioni almeno per rispetto dei propri elettori, indipendentemente dalle direttive dei partiti di appartenenza. Ma non è stato così e questa che si può definire come una truffa, perpetrata ai danni del martoriato Sud, temo che finirà nel peggiore dei modi. Mi risulta che c’è chi sta tentando la strada del referendum, dimenticando che tale strumento non può essere usato per i provvedimenti che hanno effetti economici.
Confesso che spero che si trovi una scappatoia che ci consenta di porre fine all’incertezza e che ci sia un modo per far sì che venga abrogato questo malevolo disegno. Poiché sono e resto un inguaribile sognatore, continuo a sperare che qualcuno mi faccia capire, con valide argomentazioni, che sbaglio e non mi accorgo di sbagliare!
(Luglio 2024)