Weekend a Capri
di Luigi Rezzuti
Sono anni, forse decenni che in famiglia ci concediamo un tre-quattro giorni a Capri. Passeggiate, mare, relax in una relativa tranquillità. L’anno scorso già qualcosa era mutato, in peggio, ahimè. Ma quest’anno la situazione mi è parsa proprio nera (parlo di Capri, non di Anacapri che fortunatamente è un’altra storia) sia chiaro nulla contro il turismo di massa perché una vacanza è necessaria a tutti, indistintamente dal livello sociale e secondo le proprie possibilità. Quello che sta portando al tracollo l’isola è invece il turismo mordi e fuggi, cafonesco e un po' selvaggio, per cui da parte degli isolani non si avverte più la cura, l’esigenza e il desiderio di coccolarsi il turista per indurlo a tornare. In un ristorante rinomato abbiamo visto servizi igienici che dire disgustosi è dir poco, nei pressi dei luoghi di balneazione non esiste raccolta differenziata, a Marina Grande uno scolo di acque fecali: praticamente una fogna a cielo aperto nei pressi della spiaggia. A Marina Piccola l’attesa del pullman (che fino a un 4 o 5 anni fa si risolveva in una decina di minuti) è diventata di 40 minuti: e va pure bene, se c’è più gente così come funzionare. Ma non è detto che l’attesa, già snervante per il caldo, la si debba fare infestati da una puzza di fogna nauseabonda che ti si impregna talmente nelle narici da non mollarti neanche salito sul bus. La qualità del cibo è scesa in modo inversamente proporzionale ai prezzi. Ma la tassa di soggiorno non dovrebbe contribuire a garantire una qualità del servizio? Insomma, per parafrasare il titolo di un bel film di Martone, abbiamo assistito questo luglio a una Capri-involution.
(Settembre 2024)