«RIUNIRE CIÒ CH’È SPARSO».24
Considerazioni su avvenimenti e comportamenti dei giorni nostri
di Sergio Zazzera
Un dato accertato dalla scienza statistica è quello della superiorità numerica, delle donne rispetto agli uomini; dato che mi sollecita due considerazioni. La prima: tale situazione dev’essere l’evidente conseguenza della vana ricerca del figlio maschio: un amico di mio padre e la moglie si fermarono, dopo la nascita della quinta figlia, quando (finalmente!) si resero conto che il maschio non era “articolo loro”. La seconda: la situazione stessa spiega anche (benché non possa valere a giustificare) l’elevato numero di “corna al femminile”. Troppe, infatti, sono le donne che cercano un uomo, categoria il cui numero è ben più ridotto del loro; e troppo spesso lo trovano pure, benché già impegnato (e, magari, noncurante dell’impegno)..
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Il “Pulcinella” di Gaetano Pesce, eretto (absit iniuria verbis) in piazza Municipio, è il segno, secondo me, del fall…imento dell’arte contemporanea.
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Nel racconto biblico del combattimento fra Amalek e Israele a Refidim (Es. 17,8-16) si legge che Israele prevaleva quando Mosè teneva le mani alzate, mentre a prevalere era Amalek, quando le abbassava. Ma, allora, non sarebbe il caso che oggi Mosè tenesse un poco giù quelle benedette mani?
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Per rimanere ancora a Israele, devo osservare che, forse, sarebbe stato preferibile che il nonno di Benjamin Netanyahu non gli avesse narrato la storia della Shoah, come sicuramente avrà fatto: a volte, ad ascoltare certi racconti, viene la voglia di fare le stesse cose.
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Ho appena terminato la lettura del volume, curato dall’Accademia della Crusca, dal titolo: Giusto, sbagliato, dipende (Mondadori), e mi sono formato il convincimento che l’istituzione sia transitata – o, quanto meno, stia transitando a grandi passi – dalla funzione originaria di tutela della lingua italiana a quella di scardinamento della stessa. Mi soffermo, in particolare, sull’aspetto che più mi ha colpito, quello, cioè, dell’accoglimento di vocaboli inglesi nella nostra espressione idiomatica. In proposito, l’Accademia ritiene che la loro diffusione in seno alla nostra popolazione ne giustifichi l’ingresso finanche nei vocabolari ed esclude la necessità di scriverli in caratteri corsivi, quando la loro accettazione sia particolarmente ampia. Mi accade, però, d’imbattermi, in un settimanale abbastanza diffuso, in un articolo di Claudio Marazzini, presidente emerito dell’Accademia, il quale, viceversa, raccomanda di contenere al massimo l’uso dei vocaboli inglesi, quando ne esistano d’italiani aventi identico significato, e di abbondare con l’uso del corsivo. Mi è venuto da compiangere l’organo epatico del povero Marazzini, durante le discussioni accademiche sull’argomento.
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L’ex-senatore (di destra) Domenico Gramazio, con riferimento alla presentazione del recente volume di Italo Bocchino, ha dichiarato che nelle presentazioni di libri il pubblico non può fare domande. Ebbene, giunto alla soglia degli ottanta, mi accorgo che, per una vita intera, ho commesso soltanto errori, sia come autore di libri, che come presentatore.
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Il tribunale di Roma ha dichiarato l’illegittimità dell’invio di un gruppo di migranti nella struttura realizzata in Albania, con la motivazione che, nel caso del loro respingimento, il rimpatrio sarebbe dovuto avvenire nel paese di provenienza (Egitto), dichiarato “paese non sicuro”. Immediatamente dopo, il Governo ha approvato un decreto-legge, che dichiara quello Stato “paese sicuro”. In proposito, due considerazioni: a) ma l’Egitto non è lo Stato che, dopo la soppressione di Giulio Regeni, sta ostacolando la celebrazione del processo nei confronti dei responsabili? e questa la chiamiamo “sicurezza”? b) ribadisco un concetto, da me stesso più volte espresso: stiamo vivendo l’età del Basso Impero. Chi non ci crede, vada a leggersi il settimo libro del Codice Teodosiano, che concerne il diritto militare, nel quale, fra le tante, sono inserite tre costituzioni imperiali, emesse nell’arco di due giorni (e due addirittura nella stessa giornata), che si contraddicono a vicenda. Segno, questo, che i provvedimenti normativi – che dovrebbero essere “generali e astratti” – venivano adottati per disciplinare casi singoli. In poche parole, si travestivano da leggi gli atti amministrativi.
(Ottobre 2024)