Pensieri ad alta voce
di Marisa Pumpo Pica
Giovani e vecchi
Una possibile osmosi?
Il mese di novembre si apre con il ricordo pungente dei nostri cari, che non sono più con noi e ci si fa scrupolo, più che mai, di andare al cimitero, per rinnovare con loro un dialogo ideale, mai interrotto. Ma pensiamo, qualche volta, anche ai nostri vecchi, in particolare a quelli che, pur vivi, sono già morti? Morti dentro, perché lasciati nella solitudine, nel silenzio, nell’abbandono?
La speranza del vecchio
Pensiamo mai a quei vecchi, cui, talvolta, è stato sottratto tutto, pensieri, oggetti cari, ricordi e perfino la speranza che, si dice, sia l’ultima a morire? E non è così… A volte, invece, è proprio la speranza a morire, prima di loro. Ed è questo che essi non vogliono. A questo si ribellano.
“Ma che cosa più, ormai, può sperare un vecchio, se solo la morte lo attende?” - dice qualcuno con tono indifferente. No, anche il vecchio, pur sapendo che la vita sta per lasciarlo, ancora e proprio per questo, spera. Spera nell’affetto dei suoi cari, spera che non gli strappino i ricordi più belli, prima del dovuto, spera nella serenità di quel momento cruciale, che vuole sia lieve e lo avvolga come una nuvola. Spera e si dispera, nella cinica indifferenza del mondo.
La saggezza del vecchio
Ci rendiamo conto qualche volta di quanto torna utile la saggezza del vecchio a noi e, soprattutto, ai nostri giovani, spesso così intristiti e soli nella falsa moltitudine del virtuale?
A dire il vero, ci sono vecchi, che sembrano crogiolarsi nelle loto sofferenze, inariditi ed incupiti nel dolore, ed altri, invece, che ci forniscono un esempio eclatante di bella senectus, di antica memoria, come l’inossidabile Corrado Augias, un gigante che porta sulle spalle il peso degli anni, con elegante disinvoltura. Con la sua Torre di Babele, unprogramma molto seguito su la7, entra, sempre lucido, pacato e sorridente, nella nostra Torre di Babele, affrontandone le problematiche più spinose, attraverso dibattiti stimolanti e, soprattutto, con pregevoli interviste, condotte con garbo ma anche con piglio ironico e sagace. Quale interlocutore migliore potrebbe esserci per i giovani, per un’esperienza culturale in comune?
L’esperienza del vecchio
Uno scrigno prezioso che lascia venir fuori piccole perle di saggezza, se appena riusciamo ad aprirlo. A dire il vero, i giovani, forse ancor più della generazione di mezzo, ovvero degli attuali adulti, ivi compresi i loro genitori, sembrano ricercarlo, in talune occasioni, il dialogo con i vecchi, con i nonni, soprattutto, con cui talvolta si confidano, condividendo ricordi lontani della loro giovinezza e chiedendo consigli e suggerimenti, per le difficili sfide che li attendono. E nel dialogo si ritrovano uniti e vicini. La cosa può apparire strana e sorprendente, ma non lo è affatto. A pensarci bene, il giovane e il vecchio rientrano, oggi, fra le categorie più fragili ed indifese, in cui appaiono maggiormente evidenti le crepe di una società allo sbando. Su di loro ricadono molto spesso colpe ed errori di cui non sono responsabili: i vecchi non lo sono più e i giovani non lo sono ancora. Gli uni e gli altri fuori dalle alternative e dalle scelte di chi ha il potere. Ovviamente questo non lo si può affermare per tutti. Non si può generalizzare, dinanzi alla complessità di un tessuto sociale così contorto e distorto come l’attuale. Ci sono, purtroppo, anche casi e situazioni, che la cronaca nera ci consegna, in cui il vecchio, come il giovane (e il giovane oggi più che mai), ha le sue responsabilità e cede alla tentazione della violenza, dell’odio, della vendetta, sentimenti spesso immotivati e cruenti, che rientrano negli insondabili abissi dell’io.
La Biblioteca dei sentimenti
E tuttavia, a parte questi casi estremi, il vecchio, nella nostra visione, che - lo riconosciamo – a qualcuno appare forse idilliaca, potrebbe avere un ruolo significativo nella nostra società. Egli è o dovrebbe essere il custode, solerte ed accorto, di quella Biblioteca dei sentimenti, in cui oggi poco si entra e, se pur lo si fa, è soltanto per uno sguardo veloce, per far capolino ed andar via di corsa. Abbiamo sempre pensato, invece, come sarebbe importante, oltre che educativo, parlare spesso ai nostri giovani di questa ideale biblioteca. Ed ecco la grande sorpresa di qualche tempo fa quando, smanettando con il telecomando, ci siamo imbattuti, per puro caso, in una trasmissione televisiva (su Rai 3) che aveva proprio questo titolo e nella quale - felice coincidenza! - si dibattevano le tematiche a cui molto spesso pensavamo, per questa ideale biblioteca che avevamo in mente. Temi e problematiche che ci sarebbe piaciuto condividere con i nostri giovani. In questa trasmissione, si discuteva di libri, del significato vero e profondo delle parole, dei sentimenti, delle aspirazioni, dei sogni e di cose di questo genere, con alcuni giovani presenti, e partecipi, nello studio televisivo.
Consumismo ed omologazione
Ma, al di là di questi casi fortuiti, chi parla più ai giovani di sentimenti, di affetti, di cuore, di anima? Di valori, insomma, che non siano quelli di un consumismo esasperato al quale essi sono stati educati, secondo un clichet ed una omologazione per cui l’avere conta molto più dell’essere, la scarpa di marca all’ultima moda più di una vita umana.
Una opportuna progettualità
Al dilagare allarmante della violenza giovanile. che è ormai sotto gli occhi di tutti e troppo spesso assurda ed immotivata, dovrebbe far fronte lo Stato, attraverso scuole, associazioni ed enti parrocchiali, promuovendo occasioni di incontri fra le due generazioni. Sarebbe opportuno, ovviamente, un iter progettuale, serio e concreto, atto a colmare il vuoto di un disagio, a superare quella esclusione sociale, che entrambe le generazioni, per motivi diversi, percepiscono e vivono e, in gran parte, determinata dall’onnivoro prevalere dei social.
Una osmosi ideale
Ben venga, dunque, il dialogo costruttivo fra giovani e vecchi, quanto meno perché si potrebbe realizzare l’auspicio che la tradizionale parsimonia del vecchio riesca a bilanciare l’opulenza consumistica del giovane, onde ottenere che la ricchezza dei sentimenti e dei valori, che un vecchio vorrà trasmettere, faccia da contrappeso ad una eventuale povertà educativa in cui troppo spesso viene lasciato un giovane. Due cuori, insomma, che dovrebbero incontrarsi in questa ideale biblioteca, per superare solitudine, disagio, esclusione sociale che, come si è appena detto, sono i mali più evidenti di queste due generazioni, pur così distanti e diverse fra loro. Una possibile osmosi, una contiguità spirituale, in virtù della quale un giovane, avido di sapere, si volga verso un vecchio, desideroso di offrire e, viceversa, un vecchio abbia dal giovane l’opportunità di riscaldare il suo cuore, per evitare aridità e solitudine.
In questa ideale osmosi il giovane conquisterebbe maturità e il vecchio ritroverebbe la perduta giovinezza.
(Novembre 2024)