ZIO PAPERONE PARLA ‘O NNAPULITANO
di Sergio Zazzera
Finalmente, l’Italia intera sta venendo fuori dalla dialettofobia, diffusa all’indomani della proclamazione dell’Unità d’Italia e durata fino a tempi recentissimi; così, grazie all’iniziativa dell’UNPLI. - Unione nazionale delle pro-loco, per sensibilizzare istituzioni e comunità locali sull’importanza di tutelare questi patrimoni culturali, il 17 gennaio di ogni anno ricorre la Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali.
Alla ricorrenza ha inteso partecipare anche il periodico per ragazzi Topolino, che ha pubblicato, nel numero in edicola dal precedente giorno 15, la storia Zio Paperone e il Pop-6000, nella quale i personaggi si esprimono in napoletano (ma lo stesso racconto è stato pubblicato, nelle edizioni diffuse nelle rispettive regioni, anche in fiorentino, milanese e siciliano-catanese). L’iniziativa è stata coordinata dal prof. Riccardo Regis, docente di Linguistica italiana dell’Università di Torino; la versione napoletana della storia è stata curata dal prof. Giovanni Abete, associato di Glottologia e Linguistica dell’Università di Napoli “Federico II”.
Dunque, zio Paperone, Archimede Pitagorico, il maggiordomo Battista e l’intera banda Bassotti dialogano fra loro adoperando una “parlata napolitana”, che il curatore ha scelto di rendere graficamente quanto più vicina possibile al napoletano parlato oggi. Scelta, questa, che ritengo un tantino discutibile, ma che può avere una sua utilità. Il pubblico, infatti, al quale il racconto è destinato è costituito soprattutto da giovani e giovanissimi, i quali si saranno sentiti ripetere in famiglia, ancora – e purtroppo! - «Parla bene», quasi che parlare il dialetto sia un “parlar male”. Trovare, perciò, l’idioma napoletano scritto nella maniera in cui va pronunciato (maniera che, però, qualche volta non mi è sembrata troppo corretta), potrà sicuramente aiutare questo pubblico a un migliore uso di quella, che può essere considerata la sua “vera” lingua madre.
(Gennaio 2025)