Il patto educativo
di Gilda Rezzuti
Tra le istituzioni Italiane, che meriterebbero un’efficiente riforma, la scuola è sicuramente ai primi posti. Infatti, la nostra scuola pubblica ha fallito la sua missione educativa. Malgrado le infinite modifiche, operate dai tanti governi susseguitisi negli ultimi quarant’anni, purtroppo, ancora oggi, nell’era della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, rimane inadeguata, presentando non poche lacune, soprattutto dal punto di vista educativo e pratico. La scuola moderna per essere idonea, dovrebbe insegnare un sapere per la vita, inteso non esclusivamente come trasmissione di teorie e nozioni, seguendo caparbiamente programmi ministeriali superati e tralasciando gli aspetti emotivi. Il sacro tempio della formazione, come ho affermato in un altro recente articolo, non può più continuare a sacrificare sull’altare del sapere, la parte umana più sensibile. Infatti, promuovere una vera cultura, adesso deve significare includere nel contenitore scolastico una maggiore integrazione di elementi globali. Risulta urgente acquisire una diversa visione, per andare al passo con i cambiamenti epocali, rinnovarsi dal vecchiume di un modello educativo e formativo obsoleto, ormai fuori contesto. La società cambia, è in continua evoluzione, viviamo in un tempo veloce e fluido che, necessariamente, ci pone di fronte a nuove sfide anche in campo educativo. La responsabilità del mondo adulto e dei professionisti del settore, che a maggior titolo si trovano ad interagire con le nuove generazioni, impone un impegno per molti aspetti finora trascurato. La sfida, adesso, è racchiusa nel riuscire ad assicurare ai futuri adulti di domani, l’acquisizione di una pluralità di elementi utili a determinare un’armonica crescita, capace di motivare e far diventare i discenti, oltre che persone istruite, soprattutto bravi cittadini. A questo punto il compito della scuola risulta fondamentale: deve farsi carico dei concreti bisogni degli alunni, aiutandoli prevalentemente a crescere in modo sano, facendoli sentire accolti, ascoltati, compresi, rendendoli protagonisti attivi nel contesto scolastico. La scuola ha il dovere di promuovere, incentivare, sostenere, potenziare, espandere, mettere in rete, e gli insegnanti, singolarmente, quello di rappresentare, per ciascun allievo, un valido punto di riferimento, una guida, un consulente autorevole, in grado di agire sul piano socio-psico-pedagogico, fornendo le giuste risorse per un apprendimento esteso e produttivo. Attualmente i concetti di cultura e istruzione non indicano più soltanto conoscere e sapere, ma imparare ad elaborare, sviluppare, dare nuovi contenuti e nuova forma a ciò che si è appreso così che la mente possa volgersi verso più ampie prospettive.
Forse per ottenere tutto questo, l’istituzione scolastica dovrebbe iniziare ad aprire le sue porte per interagire con diversi soggetti sociali, stipulando un patto tra educatori. Un progetto integrato tra le varie agenzie educative, dove ciascuno, nel rispetto del proprio ruolo, mediante un costante e capillare lavoro, possa, con esperienza, metodo ed attenzione, guidare i ragazzi nella conquista graduale di compiti di crescente responsabilità. Partendo dal nucleo familiare, in collaborazione con una scuola rinnovata, si potrebbe cercare di estendere il raggio d’azione a tutto l’universo, che gravita intorno all’individuo in età evolutiva, per ottenere una più globale crescita equilibrata. Infatti, mediante l’esempio più che con l’imposizione, sicuramente si svilupperanno nei giovani abilità critiche e analitiche, che faranno da bussola per orientarli meglio nelle complesse scelte della vita.
(Febbraio 2025)