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IL VOMERO È FIGLIO DELLE FUNICOLARI

 

di Antonio La Gala

 

 

Anche se non è veritiero il luogo comune che la collina vomerese sia un luogo “senza storia”, che prima dell’edificazione di fine Ottocento “non c’era niente”, è però vero che fino a quell’edificazione la collina era un territorio sostanzialmente agricolo.

Vi vivevano i nativi, per lo più contadini, e pochi notabili napoletani, che attratti dalla bellezza dei luoghi, vi avevano costruito ville per risiedervi, stabilmente o per diporto. Fra insediamenti rurali, ville, e qualche convento, vi vivevano, sparpagliate per le campagne, poche migliaia di persone.

È stata l’apertura delle funicolari di Chiaia (nel 1889) e di Montesanto (nel 1891), a portare in collina la gente che ha fatto nascere e il quartiere e ingrandirlo.

Fino ad allora la pendenza dei fianchi della collina non consentiva spostamenti di massa di persone con i mezzi di trasporto pubblico allora disponibili, cioè diligenze e tramvie a cavalli.

Un insediamento in collina, senza le funicolari, prima o poi sarebbe avvenuto ugualmente, con la nascita dei tram elettrici, delle auto, ma sarebbe avvenuto tempo dopo e sarebbe nato un Vomero diverso da quello che conosciamo. Strutturato secondo una pianta urbana diversa, con una diversa architettura residenziale e religiosa. Forse sarebbe stata diversa anche la tipologia dei primi napoletani a salire in collina, i padri fondatori, i pionieri, quelli che hanno creato Piazza Vanvitelli, i Salesiani, la parrocchia di Via Bernini, ecc. L’importanza delle funicolari per lo sviluppo del Vomero si è dimostrata anche in seguito, quando per collegare la collina con la zona degli uffici e degli affari, nel 1928 sorse la funicolare Centrale, che portò immediatamente in collina altri settemila abitanti.

 

 Una prima idea di ampliare Napoli verso la collina venne a Francesco II che il 25 febbraio 1860 l’aveva inserita in un decreto. L’idea fu ripresa da Garibaldi, che appena arrivò a Napoli emise il 18 ottobre 1860 un decreto per “la costruzione nei siti più propri allo estremo dello abitato della città e sulle colline che la circondano, di case salubri ed economiche per il popolo”.

Tuttavia nei primi decenni successivi non sorse nessuna iniziativa concreta di urbanizzare il Vomero, anche se c’era bisogno di estendere i confini della Napoli storica, la cui altissima densità abitativa procurava frequenti epidemie di colera.

Nel 1881, dopo i sette colera dal 1836 al 1873, vivevano ancora più di 450.000 persone in poco più, in media fra palazzi e vicoli, di 240.000 vani.

Una prima iniziativa concreta di urbanizzare la collina la troviamo nel piano di ampliamento e risanamento studiato dal Comune nel 1884.

Negli anni precedenti, quando cominciava a prendere più consistenza il proposito di trasferire sul Vomero migliaia di persone, amministratori e urbanisti nello studio dell’assetto urbanistico futuro di Napoli, si preoccuparono (a differenza di quelli della urbanizzazione del secondo Novecento), dei collegamenti viari e dei trasporti pubblici, visti come condizioni propedeutiche e necessarie per urbanizzare la collina.

Verso la fine del secolo due circostanze accelerarono la realizzazione del programma di urbanizzazione del Vomero: il colera del 1884, elo sviluppo delle tecnologie delle costruzioni metalliche e ferroviarie, che avevano messo a disposizione i trasporti su fune, fra cui le funicolari.

Sistemi di trasporto con vagoncini agganciati a cavi che salivano e scendevano, per trasporto di cose, non di persone, erano apparsi con il nascere delle industrie. In Inghilterra nel 1825 Stephenson aveva azionato un impianto simile con un motore a vapore. Passarono però decenni prima che questo sistema di trasporto fosse utilizzato per spostare anche persone.

Già a partire dalla metà degli anni Settanta dell’Ottocento, e poi invogliati dal successo della costruzione nel 1880 della funicolare del Vesuvio - successo di cui è eco la canzone Funiculì funiculà - gli amministratori intravidero nella costruzione di funicolari la soluzione più idonea per collegare il centro urbano con le alture.

In particolare con il Vomero, la cui configurazione orografica rendeva la soluzione funicolare una prosecuzione in forma tecnologica della secolare tradizione dei collegamenti fra collina e città: le “salite”, a piedi, lungo i fianchi della collina. Perché non spostare gli abitanti della collina lungo le stesse direttrici, con le funicolari?   

Fu alle due prime funicolari (di Chiaia e di Montesanto), rapide ed economiche, realizzate assieme alle primissime strade e case, che si deve il meraviglioso sviluppo del Rione Vomero nei suoi primi decenni di vita.

Il suo successivo sviluppo, quello dei primi decenni del  Novecento, avvenne anche grazie all’apertura nel 1899 di linee tranviarie che lo collegavano al centro della città, Piazza Dante.

Ciò però non impedisce di notare che le primissime origini del Vomero, (la sua nascita), è stato possibile solo con le funicolari.

Cioè poter dire che “il Vomero è figlio delle funicolari”.

Nel 1914 Il Corriere del Vomero scriveva: “ Le funicolari, essendo state solo esse a risolvere il problema dei trasporti della collina, hanno contribuito allo sviluppo e alla fortuna di questa plaga ridentissima. Senza le funicolari il Vomero sarebbe, oggi, un villaggio abbandonato”.

(Aprile 2025)

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