HADDA FERNI’ STA PANDEMIA
di Luigi Rezzuti
Appena potrò, metterò le scarpe più comode che ho e farò tanti di quei chilometri a piedi che conoscerò di nuovo Napoli.
Salirò la collina di Posillipo, passando per Trentaremi, poi andrò a fare un saluto alla tomba di Virgilio, a quella di Leopardi e alla Crypta Neapolitana.
Quindi entrerò a palazzo donn’Anna, non dall’ingresso principale, bensì passando dalla casa di una signora, che ha l’accesso diretto a mare. Prima, però, lei mi farà la solita bella “tazzulella” ’e café.
Intanto mi sarà venuta fame sicuramente: è mezzogiorno e trenta e mangerò una pizza margherita.
Poi continuerò, sempre a piedi, dal circolo Posillipo al porto di Napoli.
Entro un secondo al Maschio Angioino e poi vado al San Carlo.
Degusto un bel babà in galleria e subito un altro caffè e ne lascio più di uno in sospeso, perché nessuno a Napoli dovrà rimanere con la voglia di una tazzina di caffè.
Mi perderò, con la testa rivolta verso l’alto, per tutti i “vicarielli” di Napoli e farò il giro delle 7 chiese, passando per Santa Chiara.
Dopodiché vado a trovare Totò alla Sanità e cammino fino a Capodimonte!
Se faccio in tempo passo per il cimitero delle fontanelle, poi prendo la metro e la funicolare e me ne vado alla Certosa perché devo vedere Napoli che si colora al calar del sole, mentre piango di gioia per aver riacquistato la mia libertà.
Il giorno dopo me ne vado a Pozzuoli, a Baia, a Cuma, a Monte di Procida e aspetto che il cielo si faccia nuovamente arancione al calar del sole sulla terra più bella che abbia mai conosciuto.
Io resto a casa per il momento….
(Marzo 2021)
Il mandato
di Alfredo Imperatore
Che cosa è un mandato? Un contratto con cui una persona (mandatario) si obbliga a compiere una o più attività di pubblico interesse per conto di un’altra (mandante).
L’articolo 67 della Costituzione italiana recita: <Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato>.
Tale articolo mira a garantire la libertà di espressione e non l’inquadramento in un Mandato imperativo, che può mutare di volta in volta, sulla base dell’evolversi dei vari eventi.
Meno che mai questo articolo fu scritto dai nostri “Padri costituendi” (e tra essi mi piace ricordare Enrico De Nicola, Alcide De Gasperi, Benedetto Croce e Piero Calamandrei), affinché facesse da copertura e giustificazione a quei parlamentati che effettuano il “salto della quaglia”, da un partito ove sono stati eletti a un altro, persino di idee contrarie!
Qual era l’intendimento degli Autori di quell’articolo?
A mio modesto avviso, per rispondere a questa domanda, per prima cosa si deve dare alla parola mandato un “significato più restrittivo”.
Lo scopo era di non vincolare un parlamentare a “tutte” le proposte di legge del partito di appartenenza. In poche parole, se il direttivo del proprio partito fa una proposta politica che un singolo parlamentare non condivide, questi non è “vincolato” a votarla, ma può astenersi o, addirittura, votare contro.
Abiurare il proprio partito, tramite il quale si è stati eletti, e trasferirsi in un altro gruppo parlamentare, magari con un programma opposto a quello del precedente partito, è un tradimento che si effettua principalmente verso il proprio elettorato.
Questo tradimento non può avvenire in alcun modo nel nome e nel rispetto dell’art. 67, che “svincola” il parlamentare solo ed esclusivamente da singole proposte di legge da qualunque parte esse provengano e null’altro.
***
L’origine di questa controversa parola è lat. mandatu(m)= affidare, di provenienza indoeuropea. Il lat. mando, as, avi, atum, mandare= affidare, deriva da “man(um) dare equivalente alla locuzione “mettere nelle mani”.
(Marzo 2021)
GLI SCAVI DI POMPEI
di Luigi Rezzuti
La storia degli scavi archeologici di Pompei è iniziata nel 1748 per protrarsi fino ai giorni nostri.
Questa colossale opera archeologica ha permesso di riportare alla luce l’antica città di Pompei, seppellita dall’eruzione del Vesuvio, del ’79.
L’anfiteatro è stato uno dei primi edifici ad essere ritrovato.
Pompei è una sorpresa per qualunque visitatore: strade strette. casette, templi, ville, simili più a modellini e a case di bambole che a vere case, ma tutto è dipinto nei più vivaci colori.
Arabeschi con figure di bimbi, di ninfe e, in altri punti, di animali domestici.
Nel 2020 nuovi cantieri stanno portando alla luce altri reperti come quelli di due vittime della grande eruzione: un uomo avvolto in un mantello e il suo giovane schiavo.
E’ stato possibile individuare la presenza di resti umani in quanto, sotto gli strati che li coprivano, si sentivano dei vuoti.
Una scoperta importante anche perché è stato possibile realizzare dei calchi di gesso con una tecnica, inventata più di 150 anni fa.
L’ultima volta lo si era provato a fare negli anni novanta, ma il tentativo era fallito.
Una nuova scoperta eccezionale è rappresentata dal ritrovamento, nella Regio V, di un antico Termopolio intatto: è riaffiorato un bancone da ristoro, adibito alla distribuzione di cibo e bevande, calde e fredde, a mezza strada fra una bottega alimentare ed un bar odierno, che fa pensare ad un’attività di street food, con pietanze di vario tipo, all’epoca molto in voga.,
Sul bancone, sono riaffiorate nuove decorazioni di nature morte, accanto a rinvenimenti di resti alimentari, ossa di animali e di vittime dell’eruzione del vulcano.
Davanti al Termopolio, nella piazzetta antistante, erano già state rinvenute una cisterna, una fontana e una torre piezometrica, per la distribuzione dell’acqua, collocate a poca distanza dalla bottega.
Le decorazioni del bancone presentano sul fronte anche l’immagine di una Nereide a cavallo in un ambiente marino.
Nella fase di scavo, sull’ultimo braccio del bancone, sono tornate alla luce ulteriori scene di nature morte con rappresentazioni di animali.
Inoltre, nel Termopolio è stato rinvenuto vario materiale da dispensa e da asporto: nove anfore, una paténa di bronzo, due fiasche, un’oliera di ceramica .
I resti sono stati trovati all’interno della villa suburbana di Civita Giuliana, una tenuta nobiliare affacciata sul mare dove, nel 2018, erano stati trovati i resti di tre cavalli, uno dei quali bardato con una sella di legno e bronzo: per questo ora la villa è nota come “Villa del sauro bardato”.
Tutti questi rinvenimenti dimostrano come, all’epoca, il popolo di Pompei era all’avanguardia, un popolo moderno, dove già esistevano botteghe alimentari, gli odierni ristoranti, con l’attuale usanza del cibo da asporto. Un vasto ed interessante materiale che offrirà molti spunti agli studiosi di varie discipline, come antropologia, archeologia, geologia, vulcanologia, chimica, fisica etc. I materiali rinvenuti nei dolia (contenitori in terracotta) del bancone, analizzati nei laboratori, forniranno dati di grande interesse per indagare sugli usi e sui costumi, anche alimentari, del tempo.
(Febbraio 2021)
SANTO SUBITO!
di Sergio Zazzera
La vigente normativa della Chiesa in materia di canonizzazione prevede un procedimento particolarmente complesso, che richiede, per lo più – e salvo eccezioni comprensibili, benché non proprio giustificabili (si vedano gli ultimi tre pontefici proclamati santi) –, tempi …biblici. Viceversa, nei primi tempi del Cristianesimo, quando la canonizzazione avveniva a furor di popolo, era sufficiente che da quest’ultimo si levasse il grido: «Santo subito!», perché qualcuno divenisse tale.
Ebbene, su questa antica modalità sembra essersi plasmata la recente esaltazione del fenomeno Maradona: fiori, palloncini e gadget davanti allo stadio, il giorno stesso della sua morte; intitolazione dello stadio medesimo a lui – novello santo laico –, cancellandovi la memoria di Paolo di Tarso – lui, sì, santo a tutto tondo –, pochi giorni dopo; ipotesi, quasi contemporanea, di ribattezzare col suo nome il piazzale dello stadio – dopo che quella d’intitolarlo all’Apostolo delle genti fu ritenuta, a suo tempo, inammissibile –. E ora si progetta la realizzazione di un vero e proprio monumento, da collocare su quel piazzale, con corollario d’interventi di polizia attuati nel timore d’insurrezioni terroristico-popolari, qualora l’operazione dovesse essere (Dio ne scampi, per carità) accantonata: pare, addirittura, che qualcuno volesse prendersela con Giuseppe Garibaldi (almeno in questo caso, innocente), abbattendo la sua statua nell’omonima piazza e sostituendola con quella del mitico “numero 10”.
Allora, la domanda che “sorge spontanea” (mi perdoni il mio amico Antonio Lubrano, se prendo in prestito il suo motto) è questa: ma vuoi fare che per Napoli, dopo Nicola Amore – che credo sia stato l’ultimo, in ordine di tempo, a vedersi dedicare una statua (a parte il brutto Totò del Rione Alto e l’altrettanto brutta Madre Teresa di via Tasso) –, non è passato più nessuno meritevole di memoria marmorea o bronzea, né prima, né dopo del Pibe de oro? A immaginare soltanto tutto ciò che sta accadendo dopo la sua morte, ogni volta che mi è occorso di nominarlo avrei aggiunto, alla napoletana, “ca pòzza campà’ ciént’anne”.
(Febbraio 2021)
Come sara’ il Natale 2020?
di Luigi Rezzuti
Le nuove strette del Dpcm, dovute all’aumento dei casi di Covid 19, fanno pensare che il Natale 2020 sarà una festa assai triste. Infatti molti si chiedono come potrebbe essere una delle feste più amate dagli Italiani in piena pandemia?
Bisognerà rinunciare alle grandi tavolate in famiglia e allo scambio di regali, come si è sempre fatto.
Sarà un Natale amaro. Il coronavirus, in queste settimane, continua a fare “strage di eventi” e fermerà anche i tradizionali mercatini natalizi in città.
Le bancarelle, che di solito, a partire dall’8 dicembre e per tutta la durata delle festività, animavano la città, quest’anno non ci saranno, salvo, a quanto pare, l’albero di Natale in piazza. Lo scenario, dunque, nell’attuale condizione di emergenza sanitaria, è davvero desolante.
Non è pensabile immaginare, adesso, la situazione che vivremo a Natale.
Magari, e speriamo di no, saremo in lockdown completo.
Di certo, dovremo evitare, sia a Natale che a Capodanno, di incontrare gli amici e i parenti non conviventi.
Inoltre, come si è appena detto, ci sarà anche lo stop ai mercatini di Natale. Per l’effetto Covid, verrà annullata, o quanto meno ridimensionata, una delle tradizioni più amate.
Tra il 28 novembre e il 6 gennaio, causa pandemia, saltano i mercatini di Natale in tutta Italia.
Il primo mercatino risale al 1990. Importando una tradizione dei paesi nordici, il successo si rivelò tale da trasformare le bancarelle natalizie in un vero e proprio business.
Purtroppo questo stop sarà una “mazzata” per artigiani, ristoratori e commercianti e proprio per questo molti di loro sui social hanno annunciato che questa stretta significherà la chiusura definitiva di attività, tramandate, in alcuni casi, anche da secoli.
Non c’è dubbio: la pandemia da Covid - 19 ha fortemente impattato tutti i settori economici, nessuno escluso.
Come ogni anno, e ancor più rilevanti per questo 2020, le vendite si effettueranno sui canali digitali.
Molte aziende, infatti, per far fronte alla particolare situazione, saranno costrette a continuare l’attività tramite le vendite on line, ma, ovviamente, anche queste, nonostante le festività, saranno complessivamente inferiori a quelle registratesi negli anni precedenti al Covid.
I maestri presepiali della famosa via San Gregorio Armeno sono preoccupati e hanno presentato un progetto per rendere possibile il Natale 2020, ma sembra che sarà molto difficile attuarlo.
Negli occhi restano le immagini del fiume di napoletani, italiani e turisti da tutto il mondo, che ogni anno, da novembre a gennaio, percorre San Gregorio Armeno.
(Dicembre 2020)
E’ arrivato l’autunno
di Luigi Rezzuti
L’autunno è la stagione che ci accompagna verso l’inverno.
Ufficialmente inizia con l’Equinozio d’Autunno il 23 settembre. Quest’anno ha un po’ tardato. Infatti è arrivato solo verso la fine di settembre portando con sè pioggia e freddo.
Dopo mesi di sole, mare e sabbia tra i capelli, l’arrivo dell’autunno segna per molti la fine dei sandali, della minigonna e delle giornate in spiaggia.
La stagione delle foglie al suolo, però, non deve essere motivo di tristezza in quanto, dopo mesi passati a mangiare insalate, ghiaccioli, gelati, granite, pasta fredda e prosciutto con il melone, possiamo tornare ai cibi ipercalorici.
Ricominciamo ad utilizzare il forno, ci prepariamo per le cene a base di zuppe.
Ora che il freddo torna a farci visita, non possiamo rinunciare a un thè caldo con qualche biscotto e un amaro, la sera.
Diciamo, purtroppo, addio all’odore di salsedine e crema solare, ma facciamoci consolare dall’autunno che presenta una serie di profumi, accoglienti e caldi, sorprendenti, come quello della legna, bruciata nel camino, l’effluvio delle caldarroste, che penetra nelle narici, la fragranza del muschio, l’aroma della terra bagnata e, soprattutto, l’inconfondibile odore di foglie che cominciano a decomporsi.
Ogni stagione ha i suoi colori predominanti e quelli dell’autunno sono bellissimi.
Le foglie degli alberi sono pigmenti di un quadro a toni caldi, dove il giallo, arancione e il rosso si sposano perfettamente con il marrone e il grigio dei tronchi degli alberi.
I tramonti più intensi e la tonalità plumbea del cielo sono la cornice perfetta per l’opera d’arte autunnale.
Se abitate in città, concedetevi un weekend per evadere e andate a godere delle tinte e delle sfumature di questi mesi di ottobre e novembre.
Smettiamo di odiare il vicino di ombrellone con la tartaruga scolpita sull’addome, ci teniamo il nostro airbag nella pancia.
Finalmente possiamo smettere di farci una doccia ogni 20 minuti per il terrore dell’odore sgradevole, a causa delle troppe sudate.
L’autunno è il fischio d’inizio del nuovo anno. Gli inizi sono quasi sempre piacevoli.
Certo, bisogna fare i conti con la sveglia, alzarsi presto al mattino per andare al lavoro, ma ci si ritrova con gli amici e con i colleghi, magari perchè in giro per le vacanze.
La sera ci adagiamo sul divano e riprendiamo il frenetico movimento delle dita per decidere da quale programma, film o serie televisiva ci faremo accompagnare verso l’ora della buona notte.
Fuori piove e tira vento, ma godiamo nel sapere di essere al caldo, davanti al nostro programma preferito.
Alterniamo le serate con gli amici, giocando al Monopoli, Risiko o al Mercante in Fiera, sgranocchiando qualcosa, oppure c’è la serata con il libro sotto le coperte: intramontabile.
Potete essere la persona più gelida e cinica di questo mondo, ma non potete non riconoscere quanto sia piacevole riscaldarsi, abbracciati al proprio partner, sotto il piumone, o con un buon calice di vino, davanti a un fuocherello.
Siamo in casa, ma senza annoiarci: beviamo cioccolata calda mentre fuori piove e stiamo insieme a un nostro amico o amica, giochiamo, sereni, con i nostri figli o riposiamo con il gatto sulla pancia.
Le coccole sono la cura ideale per scacciare il primo freddo, che penetra nelle ossa.
(Ottobre 2020)
Per la dipartita di Marta Rezzuti
di Marisa Pumpo Pica
È venuta a mancare all'affetto dei suoi cari Marta Rezzuti, sorella di Luigi, direttore editoriale del nostro giornale.
Donna di esemplari virtù, sempre dedita alle cure amorose dei figli e del marito, il compianto poeta umbro, ma napoletano di adozione, Alberto Mario Moriconi, lascia un vuoto incolmabile nel cuore di quanti l'hanno conosciuta ed amata. Spesso presenza silenziosa e solerte accanto al marito, ha preso parte anche agli incontri del Centro culturale Cosmopolis, di cui Moriconi era socio onorario.
Dopo la morte del marito, avvenuta dieci anni or sono, si era chiusa in un suo mondo di dolore e di ricordi. Oggi la sua anima è volata in cielo per ricongiungersi a quella dell'amato sposo, compagno di una vita.
Al fratello Luigi Rezzuti, ai figli e ai familiari tutti l'accorato cordoglio, mio personale e dell'intera redazione de "Il Vomerese". Con un fraterno abbraccio.
(Luglio 2020)
INDRO MONTANELLI, TRA “MONUMENTI” E “FACCETTE NERE”
di Sergio Zazzera
Premetto che con Indro Montanelli ho avuto, da una cinquantina d’anni a questa parte, una questioncina in sospeso, per un attacco gratuito che mi rivolse sul suo giornale (e uso volutamente l’iniziale minuscola), quando, in quella mia precedente esistenza, esercitavo le funzioni di pretore a Milano; aggiungo subito, però, che scriverei queste stesse cose, anche se quell’episodio non fosse accaduto. Ma vengo al tema.
La furia iconoclasta che si è scatenata, in questi ultimissimi tempi, un po’ dappertutto nel mondo, ha determinato, fra l’altro, l’imbrattamento e la richiesta di rimozione della statua che i milanesi gli dedicarono, nel 2006, nei giardini a lui stesso intitolati.
In proposito, manifesto immediatamente la mia contrarietà a un tal genere, sia di atti, che di richieste. È vero, Montanelli, da giovane, prese in moglie una bambina dodicenne in Etiopia, nel 1936, quando era militare in quella colonia italiana, e alle critiche che gli sono state ripetutamente mosse ha sempre risposto che, in fondo, presso le popolazioni africane quello era un comportamento normale; e, ancora oggi, molti dei suoi estimatori hanno ripetuto e ripetono quella giustificazione. Dunque, qualora gli fosse accaduto di essere invitato a pranzo da una tribù di cannibali, Montanelli non avrebbe esitato a cibarsi di un proprio simile, perché anche quello è un comportamento normale presso quelle genti. E mi piacerebbe sapere che cosa avrebbero pensato di me Montanelli stesso e quei suoi estimatori, qualora (periodo ipotetico di terzo tipo) fossi stato io a prendere per moglie una bambina, anche se africana.
Viceversa, credo che ciascuno di noi debba applicare alle proprie condotte (e a quelle altrui) i criteri di valutazione tipici della collettività umana di rispettiva appartenenza, ovvero, un italiano(/europeo) non dovrebbe nutrirsi di carne umana, né congiungersi con una bambina; comportamento, quest’ultimo, che dalle parti nostre mi sembra che sia definito con l’appellativo di “pedofilia”.
Tuttavia, come ritengo giusto che sulla facciata del Palazzo delle Poste, in piazza Matteotti, figurino ancora i fasci littori, a perpetua memoria della tragedia che afflisse l’Italia per un ventennio, così considero parimenti giusto che la statua di Montanelli continui a stare dove si trova, soprattutto dopo che anche chi non conosceva l’episodio che ha scatenato la furia iconoclasta, ora lo conosce e così può avere di fronte a sé l’immagine di colui al quale esso dev’essere ricondotto. Semmai, sarebbe stato più coerente con il sentire comune evitare proprio la collocazione di quel monumento; ma questo è tutt’altro discorso.
(Luglio 2020)
LA STORIA DEL CORONAVIRUS
di Luigi Rezzuti
Già a novembre e forse anche ad ottobre il coronavirus aveva iniziato a circolare in Cina, in particolare a Wuhan.
Inizialmente, però, non si pensava ad un virus in quanto venivano registrate soltanto delle polmoniti anomale.
La prima data ufficiale in cui inizia la storia del coronavirus è il 31 dicembre e, ai primi di gennaio del 2020, la Cina riscontrava, come si è appena detto, decine di casi di polmoniti anomaale e, successivamente, centinaia di persone venivano poste sotto osservazione.
Le prime ipotesi furono che il contagio potesse essere stato causato da qualche animale.
Il 10 gennaio la Cina chiudeva Wuhan, dove erano concentrati tutti i casi, ed impediva drasticamente ogni contatto tra le persone.
E in Italia?
Sul finire del dicembre del 2019 noi pensavamo ai buoni propositi per l’anno nuovo ed eravamo del tutto ignari dell’emergenza sanitaria che si sarebbe determinata anche da noi: un nuovo virus, altamente contagioso e completamente sconosciuto al nostro sistema immunitario, nonché ai maggiori responsabili delle organizzazioni sanitarie, cominciava a circolare anche da noi.
Non avremmo mai pensato, allora, che questo virus, ritenuto inizialmente molto contagioso ma di scarsa letalità, avrebbe potuto causare, invece, tanti problemi, a livello individuale e collettivo, per la salute e per i sistemi sanitari, sfociando anche in una tra le più gravi crisi economiche che siano state registrate dal dopoguerra in poi.
In pochi mesi lo scenario globale è cambiato radicalmente e tutti gli Stati hanno dovuto far fronte alle nuove esigenze.
L’11 marzo l’epidemia si trasforma in pandemia, ma questo non cambia di fatto le cose, almeno non per l’Italia, che mette in atto le migliori misure possibili.
Da noi, all’inizio, i casi erano pochissimi e tutti provenienti dalla Cina. Infatti, a partire dal 29 gennaio, viene lanciato l’allarme per due turisti cinesi di Wuhan, contagiati e ricoverati a Roma, allo Spallanzani, uno degli ospedali italiani per il coronavirus.
C’era, poi, un ricercatore italiano positivo al virus e, proveniente dalla Cina, un diciassettenne, rimasto bloccato a lungo a Wuhan, a causa di sintomi simil-influenzali, risultato, alla fine, non positivo al coronavirus, ma ugualmente tenuto sotto osservazione e ricoverato allo Spallanzani. Oggi tutte queste persone sono guarite e sono state dimesse.
Il 30 gennaio l’Oms dichiarava l’emergenza sanitaria di interesse internazionale e l’Italia bloccava i voli da e per la Cina, unica in Europa.
Ma la situazione in Cina stava già migliorando. Pochi giorni dopo, 8 febbraio, l’Oms scriveva che i contagi in Cina si stavano stabilizzando, ovvero che il numero di nuovi casi giornalieri sembrava andare progressivamente calando.
L’11 febbraio veniva reso noto il nome del nuovo coronavirus, scelto dall’Oms: Covid-19.
Venerdì, 21 febbraio 2020, è una data centrale per la vicenda italiana, legata al Covid-19.
In questa data emergevano diversi casi di coronavirus nel Lodigiano, in Lombardia, un focolaio di cui non si conosceva ancora l’estensione.
Alcuni dei paesi colpiti (Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo ed altri) venivano, di fatto, chiusi perché il numero di contagiati era diventato molto alto.
Ma l’epidemia si estendeva anche ad altre regioni ed il governo, sulla base dei suggerimenti del Comitato scientifico, decretava il distanziamento sociale in casa, la chiusura di scuole ed università, nonché la sospensione di tutte le attività non essenziali.
Domenica 8 marzo subentrava il decreto che prevedeva l’isolamento della Lombardia, in assoluto la più colpita, e di 14 province, che diventavano “zona rossa”.
Lunedì, 9 marzo, intorno alle 22, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, annunciava, in conferenza stampa, attraverso la Tv, la necessità di estendere a tutto il paese le misure già prese per la Lombardia, per cui tutta l’Italia veniva dichiarata “zona protetta”.
Attraverso la televisione e i giornali si invitava la popolazione a rimanere in casa, a non uscire se non per procurarsi beni di prima necessità, come generi alimentari e medicinali, ad evitare contatti, ad osservare la massima pulizia, lavando spesso e scrupolosamente le mani, a premunirsi di mascherine, divenute, intanto, irreperibili. Si assiste, infatti, ad un vero e proprio mercato nero delle mascherine, che raggiungono prezzi triplicati e fuori controllo (sempre se si è fortunati a trovarle!) .
Da pochi giorni ci siamo lasciati la Pasqua alle spalle, una Pasqua triste, vissuta, quasi da tutti, in solitudine. In Cina, dove sembrava tutto risolto, con il ritorno ad una quasi normalità di vita, ci sono stati, invece, alcuni casi di ricadute, mentre in Italia i contagi e i decessi stanno leggermente diminuendo.
Lo scienziato, Prof. Burioni, raccomanda di non abbassare la guardia perché il Covid-19 potrebbe avere fasi di ritorno anche in autunno.
Purtroppo, fino a quando non sarà stato scoperto un vaccino, sarà difficile distruggere questo virus, che si è esteso a macchia d’olio in tutto il mondo.
La domanda viene spontanea: “Ma è veramente un virus o potrebbe essere sfuggito qualcosa durante esperimenti per la preparazione di un’arma chimica?
(Aprile 2020)
I marittimi tornino a casa. Restiamo umani
Riceviamo dall’assessore del Comune di Procida, Rossella Lauro, e pubblichiamo il seguente comunicato:
La nave Diadema della società Costa naviga nei mari della penisola in cerca di un porto da ormeggiare con i suoi 1200 membri di equipaggio.
- Inammissibile che il Governo non si adoperi per mettere in sicurezza questi lavoratori del mare, che lavorano lontani dalle proprie famiglie - protesta duramente l’amministrazione comunale di Procida - abbiamo un marittimo nostro concittadino a bordo, ma la questione riguarda tutti i marittimi coinvolti - Stiamo facendo squadra con le altre amministrazioni che hanno concittadini membri dell'equipaggio. Faremo di tutto per riportarli a casa. Altre navi – in giro per i mari del mondo – attendono di potersi fermare per far rientrare il personale di bordo alle proprie case.
Per tutti questi uomini e donne esponiamo alle nostre finestre, balconi, terrazze o portoni un drappo bianco.
In tanti faremo più rumore, perché “Siamo tutti sulla stessa barca” e nessuno deve essere lasciato indietro e solo.
(Marzo 2020)
LA CASA DI TOTO’ CADE A PEZZI
di Luigi Rezzuti
Scatta di nuovo l’allarme a Napoli: la casa in cui visse Totò sta cadendo a pezzi.
L’allarme sull’appartamento situato al civico 109, in via Santa Maria Antesaecula, era stato già lanciato nel 2017, a causa di finestre e imposte del balcone mancanti, pavimenti rotti, polvere, calcinacci e fili penzoloni della luce.
Ora, a distanza di anni, la situazione non appare migliorata.
La casa dove visse Totò, nel rione Sanità, è stata acquistata, anni fa, dalla signora Canoro e dal figlio Giuseppe De Chiara.
L’abitazione apre soltanto il 15 di febbraio e il 15 di Aprile di ogni anno, rispettivamente nell’anniversario della nascita e della morte del “Principe della risata”.
Il palazzo, nel quale si trova l’appartamento, però, resta sempre visibile durante tutto l’anno, mostrando gli evidenti segni del tempo e dell’incuria, tra cassonetti della spazzatura, facciate senza intonaco, pareti imbrattate e balconi fatiscenti.
Proprio in questo appartamento, collocato al primo piano, Totò ha mosso i suoi primi passi e ha iniziato ad imitare i passant, dopo averli osservati dal balcone, guadagnandosi il nomignolo di “’o spione”.
Una lapide ricorda che al civico 109 nacque Totò, ma si tratterebbe di un falso storico: l’artista è nato in una casa al civico 107, il palazzo accanto a quello della lapide e, quando aveva pochi mesi di vita, la madre si è trasferita nell’appartamento al primo piano che De Chiara e sua madre hanno, poi, acquistato all’asta giudiziaria.
L’acquisto all’asta per poco più di quindicimila euro, dopo 11 battute andate a vuoto, aveva scatenato diverse polemiche per il timore che gli acquirenti volessero ridurre l’appartamento a bed and breakfast, tanto che la Soprintendenza decise di mettere un vincolo demo-etno-antropologico alla casa di Totò.
De Chiara e sua madre hanno anche fondato l’Associazione “Il principe dei sogni”, con l’obbiettivo di fare della casa un ritrovo culturale.
Nel corso degli anni, però, si sono trovati a “combattere” con le conseguenze di un’occupazione abusiva e con la burocrazia.
Nel 2008, la casa di Totò è stata riaperta al pubblico per 106 giorni, proiettando nell’appartamento, ogni sera, un film del “Principe della risata” . Il film cambiava ogni settimana.
Nel 2010 è stato restaurato il portone di ingresso, sono stati acquistati i pavimenti ed è stata data un’intonacata.
Poi, però, si sono aperte delle fessure e da lì sono ricominciati i problemi.
Ora, è scattato nuovamente l’allarme: la casa di Totò sta cadendo a pezzi.
(Febbraio 2020)