Per Caterina De Simone
Quando un poeta muore
di Marisa Pumpo Pica
Quando un nostro amico o un socio del Centro culturale Cosmopolis, vola lontano, lassù nel cielo, sentiamo stringere il cuore in una morsa e l’angoscia ci prende, mentre la penna si ferma sul foglio bianco, come è accaduto sempre più spesso, negli ultimi tempi.
All’amico che ci lascia vorremmo poter dire tante cose, di quelle già dette, nelle affettuose e periodiche conversazioni, e di tante altre ancora, che non abbiamo avuto modo o tempo per dirgli e che sono rimaste chiuse nel nostro cuore, a testimonianza perenne di simpatia, di stima, di affetto.
Così per Vincenzo Fasciglione, Silvana Onorato, Bianca Adele Sole, Peppe Talone, Franco Scollo, Natale Porritiello, Domenico Blasi e per tanti altri cari amici scomparsi, che hanno fatto bella e preziosa la schiera dei poeti di Cosmopolis.
E così anche oggi, nell’apprendere il trapasso della dolce anima di Caterina De Simone.
Cosa dirle ora? Ora che non è più tra noi e che non vedremo giungere, come ogni volta, spumeggiante ed allegra, ai nostri consueti appuntamenti? Come ripetere che ci manca e ci mancherà per sempre?
Tuttavia, mentre l’affanno preme, fardello intollerabile sul cuore, una voce ci ricorda che è scomparsa una poetessa. E quando un poeta muore, restano i suoi versi, come suggello di amore e di amicizia. Una voce ci ripete, foscolianamente, che la poesia “vince di mille secoli il silenzio.”
Tu, Caterina, donna sensibile, affettuosa, gentile, così legata alla vita da quel cuore, che oggi non batte più e che pur scoprivamo palpitante di emozioni, sentimenti e sogni, rimarrai sempre nel nostro ricordo. Vi rimarrai, soprattutto con quel tuo piccolo libro, “Profumo d’anima”, che abbiamo avuto il piacere di pubblicare per le Edizioni Cosmopolis, complice il forte sentimento di amicizia che ci univa.
Nel nostro cuore, l’eco delle tue poesie.
Intorno a noi il suono dei tuoi versi, mentre continuerà ad aleggiare il profumo della tua anima, che già il Signore avrà accolto fra le sue braccia.
Addio, Caterina, non ti dimenticheremo.
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Qui di seguito, una poesia di Irene Pumpo:
Quando un poeta muore
Quando un poeta muore,
credo che più di un cuore
muoia con lui. Si spegne.
È una morte precoce
se tace la sua voce
che l’anima ti accende.
Muore con lui, si spegne.
Ti sembran meno degne,
se il poeta non vive,
d’esser lette e ascoltate
le liriche ispirate
dall’estro suo geniale,
che crea, con maestria,
ogni sua poesia,
più cara nel ricordo.
Perfino il verso stesso
già non è più lo stesso
in bocca agli altri...È vero!
Se ben lo conoscevi,
del suo valor sapevi,
ora non ti dai pace…
Come se una corrente,
viva, dolce, fremente,
di idee, le stesse idee,
di intenti, di pensieri,
identici e sinceri,
di colpo s’interrompa.
E che una tale intesa
finisca, poi, è sorpresa
più deludente ancora!
Ti resta la tristezza,
con l’amara certezza
di aver perso un amico
prezioso. Egli va via
e hai tanta nostalgia
di Lui, che non c’è più.
(Marzo 2019)