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Miti napoletani di oggi.75

IL PRESEPE

 

di Sergio Zazzera

 


Se torno, ancora una volta, sul tema del Presepe, ciò è dovuto, essenzialmente, alla pubblicazione della Lettera apostolica Admirabile signum, di Papa Francesco, avvenuta il 1° dicembre scorso a Greccio.

Non è mai superfluo ricordare, in premessa, che il Presepe napoletano traspone in un ambiente partenopeo la scena della Natività, quasi che l’evento si fosse verificato in uno dei quartieri popolari della città. In proposito, il Pontefice scrive: «Spesso i bambini – ma anche gli adulti! – amano aggiungere al presepe altre statuine che sembrano non avere alcuna relazione con i racconti evangelici», ma la sua mente corre al pastore, al fabbro, al fornaio, ai musicisti, alle donne che portano le brocche d’acqua, ai bambini che giocano, che rappresentano, tutti, «la santità quotidiana, la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni, quando Gesù condivide con noi la sua vita divina».

Viceversa, il fenomeno “mitico”, che da diversi anni, ormai, si è radicato a Napoli è quello di collocare sulla scenografia presepiale, fra le altre, le statuine di personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e della politica, forgiate dagli artigiani (o artisti?) di San Gregorio Armeno.

Ebbene, Tommasino Cupiello – il Nennillo eduardiano – criticava aspramente il fatto che il padre avesse realizzato la cascata del Presepe di casa – che è «una cosa religiosa» – con l’impiego dell’«interoclìsemo» – vale a dire, il clistere. Ma, diciamocelo pure: quanto dissacrante può essere ritenuta la soluzione escogitata da Luca Cupiello, a fronte della presenza della statuina dell’onorevole X o dell’attrice Y sul Presepe di famiglia?

(Dicembre 2019)

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