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Un Natale diverso

Pensieri ad alta voce

di Marisa Pumpo Pica

 

Un Natale diverso

 

Lo vorremmo per tutti.

Lo vorremmo per i barboni, costretti troppo spesso a finire i loro giorni nell’abbandono più triste e desolato, in cui la morte li coglie, infreddoliti e tremanti, senza una mano amica a sostenerli e a confortarli, almeno nell’ora fatale.

Lo vorremmo per i bimbi abusati, offesi nella loro dignità di esseri umani e derubati miseramente della loro innocenza e per quanti altri, adulti, bambini e neonati, sono costretti ad affrontare la tragedia del mare su barconi sgangherati, lottando, anch’essi troppo spesso, tra la vita e la morte.

Lo vorremmo per le donne, vittime della violenza del maschio, che trovano la morte proprio là dove dovrebbero avvertire il calore del focolare domestico. Proprio là concludono, invece, tragicamente la loro esistenza, vittime incolpevoli di un amore sbagliato nei confronti di uomini, che vedono ancora la donna come oggetto e si dimostrano incapaci di distinguere tra cosa e persona, tra amore, passione, gelosia e desiderio di possessso.

Un Natale diverso vorremmo - perché no? - per tutti coloro che la società, nonostante le norme del vivere civile, non è ancora riuscita a dirozzare, a rendere meno violenti, villani e prevaricatori, come i tanti che non hanno esitato a lanciare i loro insulti insensati contro Liliana Segre, una donna meritevole del più grande rispetto. Lei che, bambina, ha conosciuto l’odio razzista, non avrebbe voluto mai più leggerlo negli occhi di quanti, in questi giorni, l’hanno fatta oggetto di dileggio e sarcasmo.

Auspichiamo che si ripetano più spesso giornate come quella che ha visto, a Milano, marciare una fiumana di gente comune in corteo, con circa seicento sindaci, provenienti da tutta Italia, in segno di solidarietà verso Liliana Segre, offrendosi di essere, loro, la sua scorta e di rigettare al mittente ogni insulto antisemita ed ogni rigurgito fascista.     

Un Natale diverso vorremmo soprattutto per i nostri giovani perché il loro entusiasmo, la loro vitalità, il loro mondo di sogni, aspirazioni e progetti non vengano intaccati, turbati o stravolti dagli esempi poco edificanti di noi adulti, che ci dichiariamo responsabili della loro formazione.

Vorremmo che giorni come quello della strage del 12 dicembre del 1969, in Piazza Fontana, nella Banca Nazionale dell’Agricoltura, come altre simili di quegli anni tragici, in cui rabbia, odio e violenza insanguinarono le nostre strade, non si verificassero mai più.

Un Natale diverso vorremmo per i familiari delle 17 vittime e degli 88 feriti per quella micidiale bomba. Essi ancora aspettano che quegli eventi non siano ulteriormente coperti dalla polvere del tempo e che la forza della memoria possa finalmente illuminare la strada della ricerca della verità e della giustizia.

Vorremmo uno Stato che sappia essere più Stato, una società più civile, in grado di garantire i diritti dei cittadini, una nazione in cui non si debba ancora aspettare di conoscere la verità, dopo 50 anni di inutile attesa, tra dinamiche distorte, depistaggi e risvolti oscuri, che proiettano ombre terribili sugli apparati statali.

Vorremmo davvero, per tutti noi, un Natale diverso, un Natale da favola, da vivere nel segno di una grande utopia, nel sogno di una grande Città dell’Amore, della Solidarietà e della Dignità.

(Dicembre 2019)

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