GIOCO D’AZZARDO E CRIMINALITA’
MINORILE
di Peppe Iannicelli
Sindaci contro le sale-giochi, aperte durante gli orari scolastici. Fioccano le ordinanze municipali con le quali si abbassano le saracinesche delle sale nelle quali gli studenti, dopo aver disertato la scuola, spendono ai videogiochi tutti i loro soldi, magari procurati con una serie d’attività criminali come il furto e lo spaccio di droga. Le forze dell’ordine evidenziano un preoccupante aumento della micro-criminalità minorile, connessa proprio al gioco d’azzardo. Ma i giovanissimi affollano, in totale disprezzo della legge, anche le scommesse con i gestori che fanno finta di non vedere o di non capire intascando i soldi delle “bollette minorili”. I giovanissimi puntano, infine, al lotto ed al superenalotto, frequentano le sale bingo. Sono tante le occasioni di scommesse, altro che gioco, sono tanti i rischi economici e sociali per le famiglie. Eppure, invece di porre un argine al dilagante fenomeno, lo Stato non trova di meglio che aumentare le possibilità d’azzardo sulle quali ricava lucrosi guadagni fiscali. Trovo estremamente diseducativo ed incivile che lo Stato tenga banco in una totale deregulation sostanziale. In Italia, contrariamente a quanto pure la legge prevede, tutti giocano su tutto, ovunque, ad ogni ora del giorno e della notte (on line). Chi tutela le famiglie, i giovani, i soggetti più deboli e precari?
Ben vengano il pugno di ferro dei sindaci e gli interventi di Polizia e Carabinieri per chiudere qualche pseudo circolo ricreativo in odore di camorra. Ma può bastare la pur utile repressione a contrastare la dilagante pubblicità per la scommessa d’azzardo sostenuta non solo durante gli sport ma anche con la diretta delle estrazioni e le continue notizie “giornalistiche” sui montepremi e le possibilità di vittoria? Che interesse giornalistico reale ha il ricordare che il montepremi del superenalotto è salito a quaranta milioni d’euro? A chi importano le solite immagini del brindisi del gestore di una ricevitoria che alza il calice dopo la vittoria totalizzata nel suo esercizio? Lo scopo è uno ed uno solo : spingere a scommettere ancora e sempre più senza curarsi delle tragedie umane, delle vite spezzate dai numeri impazziti.
Ci vuole dunque una capillare opera di prevenzione nella quale gli organi di comunicazione, le scuole, le comunità parrocchiali hanno da assumere rilevanti responsabilità.
E’ tempo di correre ai ripari prima che il demone del gioco – ancora più acuto in tempo di crisi – s’impadronisca dei giovani e degli italiani. Il professor Giuseppe Imbucci, noto studioso del gamblerismo (la dipendenza dal gioco) ricordava come lo scommettitore racchiuda tutta la sua vita ed il suo futuro nell’attesa dell’estrazione, nel giro di una pallina della roulette, nella distribuzione di una carta.
Ma quale futuro ci può davvero esser dentro un bussolotto o in un mazzo di carte?