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SUPERLEGA, UNA BOLLA DI SAPONE

 

di Luigi Rezzuti

 

La Superlega è a un passo dalla chiusura. Poche ore dopo la sua nascita. E’ stata una notte paradossale quella di oggi, 21 aprile, destinata a restare nella storia del calcio anche più di quella del 19 aprile, quando i siti di tutto il mondo furono invasi, a mezzanotte in punto, dal comunicato dei 12 club (tra questi tre squadre italiane: Juventus, Milan e Inter) che avevano scelto di staccarsi da Uefa e Champions League per dar vita al progetto più rivoluzionario della storia recente del calcio. In poche ore, però, la Superlega ha perso quasi due terzi dei propri partecipanti, tra cui la prima italiana, l’Inter, sfilatasi nella notte attraverso un comunicato, rilanciato dall’Ansa: “Il progetto della Superlega allo stato attuale non è più ritenuto di interesse dall’Inter”. A ruota i club promotori della Superlega hanno diffuso una lunga nota: “La Superlega è convinta che l’attuale status quo del calcio europeo debba cambiare. Noi proponiamo una nuova competizione europea perché il sistema esistente non funziona. La nostra proposta ha l’obbiettivo di permettere al nostro sport di evolversi, generando al contempo risorse e stabilità per l’intera piramide calcistica, puntando anche al superamento delle difficoltà finanziare, vissute dall’intera comunità calcistica, a causa della pandemia. Inoltre, la nostra proposta fornirebbe agli stakeholder del calcio contributi di solidarietà significativamente migliorati. Nonostante l’annunciata uscita dei club inglesi, costretti a prendere tali decisioni a causa delle pressioni esercitate su di loro, siamo convinti che la nostra proposta sia pienamente conforme alle leggi e ai regolamenti europei, come è stato dimostrato oggi da una decisione del tribunale che tutela la Super League dalle azioni di terzi. Alla luce delle circostanze attuali, valuteremo i passi più opportuni per rimodellare il progetto, avendo sempre in mente i nostri obiettivi di offrire ai tifosi la migliore esperienza possibile con i contributi di solidarietà per l’intera comunità calcistica”. Il primo club a lasciare era stato il Chelsea nel tardo pomeriggio di martedì, seguito a ruota, in una serata convulsa, dalle altre cinque inglesi. E non è finita, perché dalla Spagna trapela che anche l’Atletico Madrid e Barcellona strarebbero seriamente vacillando.

Tutto è in divenire, quindi, ma al momento solo da Real Madrid e Juventus non si registrano segni di cedimento, anche se appare difficile immaginare un futuro del progetto con due soli club, seppur potentissimi e seppur fondatori, visto che a condividerlo sono Florentino Perez e Andrea Agnelli, rispettivamente presidente e vice presidente.

(Aprile 2021) 

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