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 La grande Illusione   di Alfredo Imperatore   Marx ed Engels hanno formulato una dottrina che rappresenta l’evangelo dei “protestanti...
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E’ TORNATA LA NORMALITA’   di Mariacarla Rubinacci   Ben tornata Normalità. Sono due anni che non ci vediamo. Cosa hai fatto? Dove sei stata? Ah, io?...
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DONNA LUCIA   di Luigi Rezzuti   La vita scorreva lenta nel piccolo borgo di Casalvelino, in provincia di Salerno. Era appena l’alba e un pallido...
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CAMPIONATO DI CALCIO DI SERIE A 2021 – 2022   di Luigi Rezzuti   Il Campionato di calcio di Serie A è iniziato il 22 agosto per terminare il 22 maggio...
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A VOLTE RITORNANO…: IL CAFFE’ SCOTTO IONNO   di Sergio Zazzera   Scotto Ionno – “lo scozzese biondo”, nel dialetto procidano – si chiamava Vincenzo...
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SEGNALIBRO

a cura di Marisa Pumpo Pica

 

Storie che si biforcano – Wojtek Edizioni

di Dario De Marco

 


Siamo ben lieti di occuparci, dopo molti anni, di Dario De Marco, che è stato un giovane collaboratore di questo nostro giornale e del quale, tra l’altro, su queste stesse colonne, nel 2011, abbiamo recensito il primo romanzo Non siamo mai abbastanza (Edizione 66THAND2ND).

Da allora ne ha fatta di strada, il nostro giovane Dario! Ha collaborato e collabora a diverse testate, continuando, nel contempo, a coltivare e ad amare la scrittura.

Non vive più a Napoli, ma a Torino, dove ha nesso su famiglia e si è confermato, come nelle premesse di quei lontani anni di collaborazione con noi, un giornalista di ottimo livello, serio, riservato e poco propenso a parlare molto di sé, come dimostrano le stringate note biografiche che accompagnano questo suo ultimo libro, che segue i precedenti, quello da noi indicato innanzi e l’altro, da lui definito la non fiction Mia figlia spiegata a mia figlia (Edizione LiberAria).

Storie che si biforcano è un libro che incuriosisce ed intriga anche per il particolarissimo modo di presentare al lettore i racconti: 21 coppie di racconti paralleli, in un gioco di incastri e di specchi. Una struttura singolare, finora mai tentata, a quel che ci risulta, molto simile ad un labirinto, nel quale, tuttavia, il lettore attento riesce facilmente a districarsi, grazie alle suggestive chiarificazioni dell’autore, che avverte: nei primi racconti cambia solo il finale, negli ultimi quasi tutto.

Non ci perderemo nei dettagli in quanto, se una sana curiositas spinge sempre alla lettura e al sapere, qui, in questo libro, più che in altri, la curiositas la fa da padrona, fin dai primi racconti. E non sarà determinata soltanto dalla genialità ed originalità dell’intricata struttura, ma anche da un contesto appassionato, fantastico e molto diversificato, con risvolti e finali che sorprenderanno il lettore.

Come si legge in una fra le tante recensioni, con cui il libro è stato accolto, fra ampi consensi di pubblico e di critica, dobbiamo riconoscere con Marco Ciriello (Herzog ilmattino.it) che Dario De Marco gioca, si diverte, diverte e stupisce con questa sua scatola di costruzioni, che rappresenta un piccolo miracolo dell’editoria artigianale, un granello di sabbia che blocca per un attimo la grande ruota dell’inutile.

La geometria ci insegna che le rette parallele sono quelle destinate a non incontrarsi mai, ma qui, in questo piccolo libro, semplice e complesso al tempo stesso, semplice nella linearità del linguaggio e della prosa, ma complesso nella profondità dell’ingranaggio della sua struttura, apprendiamo che può anche accadere il contrario, ovvero che racconti paralleli possano dar luogo a strade che si biforcano, apprendiamo che racconti paralleli possano convergere e divergere, al tempo stesso. Qui, in questo piccolo libro e attraverso questa sua innovativa forbice strutturale, può anche verificarsi quello di cui si è spesso discusso dietro le pagine di un libro: quanto siano distanti o ravvicinate vita e letteratura, l’una, reale e concreta, l’altra, mondo del fantastico e del possibile. E, al tempo stesso, può anche riscontrarsi come il mondo reale sia anche mondo del possibile, quanto quello della letteratura e della vita narrata.

Che in questa struttura labirintica ci sia genialità, non è nemmeno il caso di sottolinearlo, ma quello che non ci appare scontato e sarebbe interessante scoprire è quanta intenzionalità vi abbia posto l’autore o quanto, invece, ciò sia accaduto come per caso, sponte sua. Per esperienza diretta possiamo solo dire che, quando cominciamo a scrivere, spesso ignoriamo, agli inizi della nostra narrazione, percorso e meta, talchè il raccontare sembra farsi da sé. Le storie, i protagonisti, i fatti narrati prendono il sopravvento e portano per mano l’autore che, quasi inconsapevole, cede agli inganni e alle lusinghe del narrare. Qualcosa del genere può essere accaduto anche a Dario De Marco con i suoi racconti con finale a scelta multipla, come qualcuno ha sottolineato in un’altra interessante recensione (Alessio Forgione, Corriere del Mezzogiorno).

Dario De Marco sceglie per i suoi racconti finali paralleli, ribaltati, in assoluta libertà, senza vincoli di spazio e di tempo. È quella assoluta libertà che rivendica sempre ogni autore, nella costruzione fantastica della narrazione. E qui, in questo caso, in queste Storie che si biforcano, il finale, aperto, parallelo, ribaltato o a scelta multipla, assume un significato rilevante. È la più netta espressione, non solo di questa assoluta libertà dell’autore, ma anche di quel legame autore-lettore, che rende davvero particolare e stimolante la lettura. Un finale aperto, che può essere quello indicato dall’autore, ma anche un altro, possibile o immaginabile da parte di chi legge.

La magìa della lettura sta nel fatto che ogni lettore, piuttosto che trovarsi dinanzi a storie del tutto definite e delimitate, si aspetta comunque uno spazio di libertà. Si aspetta, insomma di trovarsi sempre dinanzi ad una pagina ancora da riempire.

Dietro questo piccolo libro c’è, dunque, una struttura singolare che vuol far parlare di sé, della sua complessità e c’è un autore che si fa anche spettatore, autore di storie definite e concluse e spettatore di storie da definire e concludere, grazie alla lettura, un autore, in poche parole, che si fa spettatore di quelle possibilità cui la pagina rimanda e che il lettore potrebbe voler cogliere e far sue.

(Luglio 2021)

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