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Antonio Niccolini, scenografo ed architetto di corte

 

di Antonio La Gala

 

Antonio Niccolini, toscano di nascita e di formazione, napoletano di adozione, fu architetto e scenografo alla Corte dei Borbone e nel suo campo fu il protagonista dell'ultima stagione di Napoli capitale, una stagione di alta civiltà artistica, un novello Luigi Vanvitelli dell'Ottocento. Venuto a Napoli al tempo di Giuseppe Bonaparte, vi fu lasciato anche dai Borbone, per le sue alte capacità professionali.

Era nato a San Miniato (Firenze) il 21 aprile del 1772, penultimo di 16 figli.

Attorno ai 16 anni iniziò in proprio l'attività di pittore decoratore e architetto, in giro per la Toscana. Nel marzo del 1798, a 26 anni, fu nominato professore di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Firenze.

Venne a Napoli nel 1807 e qui, dopo i primi successi come scenografo al San Carlo, ricevette dalla corte francese, allora regnante, prestigiose nomine e importanti incarichi di progettazione ed esecuzione di opere. Da scenografo divenne professore, scienziato, accademico.

Nell'attività di sistematore di teatri nel regno borbonico, nel 1823 Niccolini ricordava che i teatri che aveva "restaurati o costruiti" erano ben quattordici.

In questo settore, fra le sue opere di maggior rilievo, spicca l'ammodernamento del teatro San Carlo, già aperto nel 1737, ma abbisognevole di interventi per sanare alcune insufficienze. In particolare, mancava di un ridotto, di una scala esterna, di un ingresso coperto per le carrozze e di adeguati ambienti di servizio. Niccolini cominciò ad occuparsene nel 1809, completando una prima serie di interventi nel 1812. Nel 1816, dopo l'incendio del 13 febbraio di quell'anno, Niccolini lo dovette ricostruire, proseguendo nel corso degli anni successivi, per quasi un ventennio, a continui restauri e modifiche.

Fra gli altri teatri sistemati da Niccolini ricordiamo il "Teatro del Fondo", l'odierno Mercadante, aperto nel 1779, uno dei Reali Teatri, che presentava le stesse deficienze che abbiamo visto nel San Carlo.

Nel 1817 Niccolini venne nominato "Direttore della Real Scuola di Scenografia", istituita poco prima.

Nel novembre dello stesso anno, venne chiamato a sistemare la Floridiana, al Vomero, che allora formava un tutt'uno con Villa Lucia e con il futuro Parco Grifeo, una delle sue opere maggiori. Nel 1818 venne incaricato anche di gestire questa ampia tenuta e, nel 1826, alla morte di Lucia Migliaccio, la proprietaria, moglie del Re, pure a definirne le quote ereditarie.

Nel 1821 fu nominato presidente della "Real Scuola del Disegno" (che poi diventerà Istituto e poi ancora Accademia delle Belle Arti), e di cui a lungo il Niccolini sarà Direttore.

Negli anni successivi, le nomine e gli incarichi del Niccolini in tutte le attività artistiche di Napoli furono innumerevoli. Senza elencarle, ricordiamo solo l'attività di scenografo, durata fino al 1841; la sistemazione della scalinata del Tondo di Capodimonte, eseguita nella prima metà degli anni Trenta; la sistemazione di molti Reali Siti e Regge; l'allestimento di feste, fra cui cerimonie nuziali di personaggi regali, ma anche di loro funerali, come quello di Ferdinando I, nel 1825, e della seconda moglie Lucia Migliaccio nel 1826.

La sua attività, protratta a lungo, per decenni, prima o poi non poteva non incappare in logoramento, polemiche e scontri con altri colleghi. Ed infatti, in particolare, il regno di Ferdinando II per Niccolini fu caratterizzato da parecchie incomprensioni e revoche di incarichi.

Morì il 9 maggio del 1850, a 78 anni.

Stilisticamente Niccolini traghettò il morente roccocò settecentesco nel neoclassicismo, armonizzando suggestivi effetti scenografici a rigori strutturali.

Il Museo di San Martino conserva, fin dal 1901, nel "Fondo Niccolini" più di 800 suoi disegni (appunti, schizzi, rilievi, progetti per monumenti e interventi urbanistici, scenografie, disegni di arredi per dimore regali e tanto altro ancora.

(Gennaio 2022)

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