NEWS

‘O PAESE ‘E MASTU RAFELE   di Sergio Zazzera   Nel 1869 Antonio Petito diede alle stampe il testo di un suo lavoro teatrale, intitolato So Masto...
continua...
CAMPIONATO DI CALCIO 2021-2022 IL NAPOLI DELUDE CLAMOROSAMENTE   di Luigi Rezzuti   Per il Calcio Napoli la speranza di vincere lo scudetto e...
continua...
ELOGIO DELL’APOSTROFO ALLA FINE DEL RIGO   di Sergio Zazzera   Ricorderete, sicuramente, che il vostro maestro delle elementari vi segnava in blu...
continua...
L’Arte per la pubblicità di un santo   di Antonio La Gala   Fra i figli del secondo re angioino di Napoli, Carlo II, c’era Ludovico, che non divenne...
continua...
Pensieri ad alta voce di Marisa Pumpo Pica   Le “Lettere al Direttore”   Un recente articolo dell’amico Sergio Zazzera ha come tema “Lettere al...
continua...
«RIUNIRE CIÒ CH’È SPARSO».21 Considerazioni su avvenimenti e comportamenti dei giorni nostri   di Sergio Zazzera   Nel corso della trasmissione...
continua...
Il complesso di San Francesco al Vomero   di Antonio La Gala   Quando negli ultimi decenni dell'Ottocento iniziò a sorgere il nuovo quartiere del...
continua...
IN ARRIVO LA PREPAGATA PER MINORI   di Annamaria Riccio Educazione Finanziaria: arriva in Italia Pixpay, la carta prepagata per bambini e ragazzi...
continua...
ALIMENTAZIONE AL FEMMINILE E’ il titolo del libro scritto dalla nutrizionista Laura Coluccio. Un inciso su alcune delle patologie e dei disturbi che...
continua...
La condizione femminile A quando la reale parità tra uomo e donna?   di Gilda Rezzuti   Il tema dell’uguaglianza tra uomini e donne e, soprattutto,...
continua...

Saverio Altamura, armi, donne e pennello.

 

di Antonio La Gala

 

Saverio Altamura nacque a Foggia nel 1826. Venne a Napoli per studiare medicina, ma abbandonò questi studi per interessarsi invece di pittura e di politica. Si iscrisse all’Istituto di Belle Arti di Napoli, vincendo assieme a Morelli un pensionato artistico a Roma.

Subito dopo cominciò il suo periodo avventuroso di rivoluzionario. Dal 1848 al 1866 prese parte, ripetutamente, alle lotte risorgimentali, fra cui quelle garibaldine del 1860.

Nel 1848 lo vediamo a Napoli, sulle barricate di Piazza Carità. Trovatosi dalla parte perdente, si rifugiò a Roma, dove anche lì fece il rivoluzionario, simpatizzando con gli avversari del Papa. Fu arrestato; dopo l’arresto riparò a Firenze, dove trascorse un lungo esilio fino al 1867, inseguito da una condanna a morte in contumacia. In questo periodo andò anche a Parigi, in Francia, Inghilterra e Germania.

Caduti i Borbone tornò a Napoli e iniziò una fase di attività politica. Grazie all'amicizia con Garibaldi, divenne consigliere comunale. Poi nella Firenze temporaneamente capitale d’Italia, ricoprì incarichi governativi nel governo di Ricasoli.

Come pittore, Altamura mosse  i primi passi assieme a Domenico Morelli, suo coetaneo e condiscepolo ai tempi degli studi presso l’Istituto delle Belle Arti di Napoli, affiancandone poi l’azione di riforma antiaccademica e collocandosi fra i maggiori esponenti del romanticismo pittorico. Tuttavia, pur solidarizzando con Morelli, la sua concezione estetica rivolse maggiore attenzione ai contenuti ideologici piuttosto che alle esigenze formali. Scrisse di se stesso: “E’ stato sempre mio costume, nel concepimento di un quadro, prendere le mosse da un’idea, piuttosto che da una nota pittorica”.

In effetti la sua pittura oscillò fra un indirizzo storico-romantico e uno verista, con una forte inclinazione, soprattutto nei tardi anni napoletani, verso l'arte religiosa. Nel periodo fiorentino (1850-67) contribuì alla formazione del linguaggio dei Macchaioli. La sua produzione del periodo toscano risulta irreperibile.

Bell'uomo, con barba e capelli alla nazareno, collezionava amanti e conservava un ricordino per ognuna di esse (ninnoli, fazzoletti, spille). Sposò una sua allieva greca che lui credeva maschio, perché così gli si era presentata, fino a quando volle ritrarre un nudo del "giovinetto". La moglie lo lasciò perché lo ritenne responsabile della morte di una loro figlia per tisi. Altamura non si scoraggiò e passò a un'amica della moglie, pittrice.

La vecchiaia gli portò problemi di demenza: d'inverno camminava per Toledo vestito d'estate. Morì per infreddatura, nel 1897.

Altamura ci ha lasciato un’autobiografia intitolata “Vita ed Arte”, in cui racconta la sua stagione risorgimentale e artistica.

A Napoli sue opere si possono ammirare nella Cappella del Palazzo Reale, nella galleria dell’Ottocento a Capodimonte, a S. Martino e in numerose chiese. Altre sue opere si trovano nell’Istituto delle Belle Arti di Firenze, nella galleria Colonna di Roma, nella pinacoteca di Foggia, oltre che in collezioni private.

(Dicembre 2022)

BilerChildrenLeg og SpilAutobranchen