IL CACCIATORE
di Luigi Rezzuti
Ogni anno, all’apertura della stagione di caccia, alcuni miei amici mi invitavano, ad andare tutti insieme, almeno per una sola volta, a trascorrere una giornata di caccia.
Rifiutavo sempre perché sono contrario alla caccia, ed avevo anche paura di farmi male, di essere morso da una vipera, di essere sparato per errore da qualche altro cacciatore.
I miei amici continuavano ad insistere ed io, non sapendo più cosa dire, cercai di convincerli dicendo che, non avendo fatto il servizio militare, non avevo mai sparato con un fucile o con una pistola. Mi risposero che non era importante in quanto andare a caccia con loro era anche un motivo di divertimento.
Non riuscivo a capire né ad immaginare dove fosse il divertimento, anzi, il vederli vestiti con grossi giacconi, pantaloni impermeabili, cinturoni pieni di pallottole, il fucile a tracollo e un povero cane al guinzaglio mi spaventava.
Un pomeriggio, mentre eravamo seduti ad un bar, insistettero tanto che dovetti accettare l’invito, dopo aver tentato per l’ultima volta di esimermi dicendo che non avevo un abbigliamento adatto. Anche questo fu inutile: mi prestarono tutto loro.
L’appuntamento era per le tre del mattino. Andai a letto subito dopo cena, ma non riuscii a prendere sonno, pensavo al freddo durante la notte in aperta campagna e al dover stare fermo in attesa del passaggio di uno storno di uccelli da sparare.
Niente, non riuscivo a dormire, pensavo al divertimento garantitomi …
L’orologio, intanto, segnava le tre… Appena mi fui vestito con gli indumenti che mi avevano prestato i miei amici, mi guardai allo specchio: sembravo uno spaventa passeri …
Gli amici erano già arrivati, scesi e, appena in auto, mi offrirono un caffè corretto all’ anice, che servì a darmi subito un po’ di calore.
Giungemmo, dopo un’ora, in aperta campagna. Il cielo era ancora scuro, chiesi di bere un altro caffè corretto all’ anice, il tempo passava lentamente, il cielo iniziò a schiarirsi, eravamo tutti in attesa del passaggio degli uccelli.
Intanto era spuntata l’alba e di uccelli manco a vederli e divertimento assicurato, niente.
I miei amici iniziarono, anche loro, a spazientirsi. Attendevano tutti, pronti, con i loro fucili a pallettoni, il passaggio degli uccelli ed invece nemmeno una tortora …, un fagiano …, un merlo …, un’ allodola …, una beccaccia …, una quaglia …, nemmeno un passerotto smarrito…, un canarino evaso da una gabbietta …, un insetto volante …, niente.
Ormai il cielo era diventato di un bel colore azzurro e si profilava all’orizzonte una giornata serena, ma intanto era trascorso il tempo per vedere il passaggio degli uccelli, forse la colpa era mia, ero vestito come uno spaventa passeri …
Il morale dei miei amici era nero come la notte appena trascorsa ma, pur di farmi, secondo loro, divertire, presero un giornale, lo attaccarono ad un albero invitandomi a sparare al tiro a segno, cosa che, pur di andarmene a casa a dormire, feci subito.
Mi diedero un fucile, raccomandandomi di fare attenzione al “rinculo” ma non mi preoccupai più di tanto, pensavo solo a ritornare a casa insieme a quel povero cane che aveva dormito tutta la notte.
Mirai a quel giornale attaccato all’albero da circa venti, venticinque metri e sparai colpendo in pieno il giornale tra l’assoluta meraviglia mia e dei miei amici che sorridendo mi dissero : “ Bravo! Hai un’ottima mira. Adesso sei un nuovo cacciatore…”.