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Come sara’ il Natale 2020?   di Luigi Rezzuti   Le nuove strette del Dpcm, dovute all’aumento dei casi di Covid 19, fanno pensare che il Natale 2020...
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La rivoluzione nella televisione pubblica   di Luigi Rezzuti   Nel corso degli anni, nella televisione pubblica, sono avvenuti tanti cambiamenti  di...
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Il Papa prega per i giornalisti   di Luciana Alboreto   6 maggio 2020: dalla Cappella di Santa Marta giunge la preghiera del Pontefice ai...
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Giardini di antiche ville in Campania   di Antonio La Gala     Spesso, nel visitare qualche antica villa napoletana o campana, restiamo colpiti dalla...
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La musica al tempo del Coronavirus #IoRestoACasaMo   a cura di Marisa Pumpo Pica   Maurizio Casagrande, insieme a tanti amici artisti, ha voluto...
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Quell’avventura di una notte di 50 anni fa   di Luigi Rezzuti   Il mondo si divide fra quelli capaci di avere l’avventura di una notte e quelli che,...
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Il poeta del giorno   di Romano Rizzo   Antonino Alonge (Palermo, 20 Settembre 1871 - Milano, 13 Agosto 1958) Poeta e giornalista, visse fin da...
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Un “Gigante” della pittura   di Antonio La Gala   Su Giacinto Gigante e sulla sua opera pittorica esiste una letteratura vastissima e quindi sarebbe...
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Maturità alle porte - Riflessioni di una studentessa

 

di Irene Del Gaudio

 

Sono una studentessa. Liceale, ancora per poco. Si avvicina inesorabilmente, per me come per altri milioni di ragazzi, il momento più atteso e, forse, quello universalmente più temuto da ogni studente, dal più svogliato all’oltremisura diligente, l’esame di maturità. Nell’ansia snervante per questa prova, mi sono chiesta, sfogliando le pagine di questo o quel capitolo, se sia mai possibile certificare, ufficialmente, definitivamente e concretamente, quella che è una qualità tutt’altro che pratica e palpabile. Che cosa è, insomma, questa famigerata maturità? Anche qui, la risposta sarà discutibile e opinabile, perché filtrata da esperienze e resoconti personali, ma vale la pena riflettere ed elaborare, non per il gusto di farlo, per divagare in fiumi di parole o per distrarsi dall’ultimo studio forsennato e concitato, ma solo per trovare o, meglio, ritrovare il senso ed il desiderio di portare avanti un progetto, iniziato ben cinque anni fa.

Maturità, dico io, non è ottenere il massimo ad ogni costo, calpestando chi ha meno forza, per prevaricare, correndo in una maratona estenuante, senza curarsi di quelli che hanno il fiato corto. Non è nemmeno riempirsi bocca e cervello di inutili nozioni, di paroloni vuoti e noiosi, di frasi preconfezionate. E non è, credetemi, la disperata ricerca del consenso di un commissario esterno, al quale adeguarsi al meglio, in favore del quale mutare il proprio credo, la propria metodologia e perfino l’indole. Maturità non è e non deve essere sinonimo di ritiro eremita, isolamento autoimposto e volto a dedicare ogni istante allo studio e alla ripetizione compulsivo-ossessiva. Ma, soprattutto - e azzardo - maturità non significa dover ottenere il massimo del punteggio ad ogni costo, addirittura considerando un dramma la dubbia attribuzione di un paio di punti, accumulati con i mezzi più subdoli, studiati e forzati.

Maturità, cari studenti, con cui sono solidale con tutto il mio cuore, è capire (e vi      auguro di riuscirci presto) che non esiste esame, prova o valutazione che abbiano il potere di mettere in discussione chi siete davvero, perché la vostra “essenza” è qualcosa che vi appartiene così tanto che solo voi siete in grado di giudicarla. Maturità è dare se stessi al meglio ed impegnarsi nella misura in cui la vostra ambizione ed il vostro desiderio vi indichino di farlo; è autocertificarsi pronti per un mondo aggressivo e ostile, essendo, però, in grado di manifestare altruismo e solidarietà; è riconoscersi nel proprio percorso di studi che, per quanto talvolta anche odiato, ha formato le nostre personalità, molto  più di quanto non possa fare un semplice compito da svolgere, con l’unico fine di agognare al 100 su 100, al massimo assoluto. La maturità di cui parlo è svincolata dall’ambito scolastico ed è quella che fa capo all’integrità morale di ognuno di noi e che, al più, si riflette nella concretezza del successo scolastico. La maturità, a cui mi riferisco, è “il massimo relativo”, quello che ciascuno di noi sente di potere e di voler dare; è la consapevolezza del cambiamento che si prospetta, la malinconia del vecchio, ma il desiderio forte del nuovo. Maturità, per me, è questo e nient’altro, è sapersi rispecchiare in ciò che si realizza, reinterpretare gli schemi, aderirvi solo se  necessario, senza esserne oggetto passivo.

(Giugno 2016)

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