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WEEKEND SULLA NEVE   di Luigi Rezzuti   Tutto ebbe inizio con il weekend che Franco e Vanessa avevano deciso di fare in montagna. Partirono nel primo...
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Chiude il complesso Damiani   di Luigi Rezzuti   A Pozzuoli, il mitico Club dei Damiani ha chiuso i battenti. Un triste segno un po' per tutti, sia...
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CALCIOMERCATO ESTIVO   di Luigi Rezzuti   Prima di iniziare il calciomercato estivo il presidente Aurelio De Laurentiis doveva scegliere il nuovo...
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Ricordi di Napoli di Giustino Fortunato   di Antonio La Gala   Giustino Fortunato, poco più che ventenne, volle scoprire personalmente alcuni dei...
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LA COLLINA DEL VOMERO   di Luigi Rezzuti   La magia del panorama, le grandi ville, le variopinte palazzine residenziali nell’elegante stile tardo...
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E' IL TEATRO, BELLEZZA!       (Maggio 2022)
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La tradizione del culto francescano in Campania   di Antonio La Gala   San Francesco, durante i suoi viaggi, passò anche per la Campania, dove...
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La rivoluzione nella televisione pubblica   di Luigi Rezzuti   Nel corso degli anni, nella televisione pubblica, sono avvenuti tanti cambiamenti  di...
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Gotico partenopeo    di Antonio La Gala     Fra i lasciti buoni e cattivi degli Angioini a Napoli, va messo in rilievo, fra quelli buoni, lo...
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Summit su intelligenza artificiale a Pollica   di Annamaria Riccio    Al via la quarta edizione del “pollica summer workshop”: 150 fisici teorici...
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Spigolature

 

di Luciano Scateni

 

Ma Vespa non è poi così insostituibile


Parla a vanvera chi della Rai ha percezione, dal divano di casa, contento  o no, di quanto propone ai suoi utenti o chi siede nelle poltrone dei piani alti di viale Mazzini, prigioniero delle dinamiche nepotistiche interne all’azienda, delle centrali direzionali che contano sul potere riflesso delle icone televisive, emanazione de partiti. Altrimenti sarebbe misterioso l’allucinante assioma della tesi “senza i volti celebri” la concorrenza è impossibile. Tutto nasce dalla legge sull’editoria che imporrebbe di retribuirli con cifre massime di duecentoquarantamila euro. “Ce li ruberebbero Mediaset e La7” lamentano i vertici Rai, con enfasi terroristica . Fingono di non conoscere il patrimonio di professionalità  che, con banali operazioni di valorizzazione,  sarebbero in grado di proporre  in tempi rapidi come successori  di Baudo, Vespa  (contratto da 1,8 milioni) , Giletti e Clerici (500mila), Fazio (2 milioni). Le controprove si sprecano. E’ dimostrato dalla storia della Rai che chiunque sia dotato di qualità televisive, se proposto ripetutamente e in fasce di grande ascolto,  dopo poco diventa “volto celebre”. A Dall’Orto e agli staff dei direttori delle Reti sarebbe sufficiente un’indagine interna accurata per scoprire giornalisti, gente di spettacolo o all’esterno, da retribuire con i citati 240mila euro, che bruscolini non sono. Non andrà così e la legge che fissa questo tetto di compensi sarà aggirata, ci si può scommettere, perché anche la Rai è parte del Paese di Pulcinella. (Nella foto Dall’Orto)

 

Calcio batte 5Stelle 1 a 0

Si è concluso con la netta vittoria del populismo calcistico il ping-pong che ha consentito ai media di riempiere senza  sforzo pagine e pagine. Lo stadio della Roma si farà a Tor di Quinto, a dispetto della logica, dell’allarme per un’area a rischio idrogeologico e dell’irragionevole priorità concessa alle bizze della Roma, alle fibrillazioni degli ultra e alla libido di parte dei grillini, che contano di tradurre in consenso partitico l’euforia del tifo giallorosso. In Campidoglio,  alle prese con i disastri della capitale, si sono arresi all’incredibile ricatto del proprietario della Roma, l’americano James Pallotta, al suo “Se non si fa lo stadio Tor di Quinto dovremo dar via i nostri migliori calciatori”. Ha vinto e i mugugni di penta stellati, contrari all’operazione, sono stati zittiti dal “comico” genovese con l’abituale piglio del despota.

 

Il mini stadio del presidente

Lo “spettacolo”  si replica a Napoli, dove l’ormai palese tirannia di De Laurentiis muove su più fronti.  Mal digerita la sconfitta di Madrid (contro la squadra campione del mondo), il proprietario del Napoli ha praticamente tacciato di incompetenza,  con sgradevole pesantezza, il tecnico Sarri e gli ha imposto di impiegare il centravanti Pavoletti, che, a giudicare dalla gara con il Chievo, ha confermato di essere lontano da un inserimento proficuo nel gioco degli azzurri. A proposito di stadi, De Laurentiis polemizza con toni duri con il sindaco De Magistris e minaccia “Trovo il terreno dove costruirlo.” Costruire cosa? L’idea decisamente discriminatoria, cioè razzista e manifestata a più riprese, ipotizza una struttura per soli ventimila posti, a prezzi compatibili con portafogli molto gonfi, che  taglierebbero fuori la gente della curva B, cioè l’intera presenza popolare di tifosi storici. Cosa ci piace? Il crescente successo sportivo della squadra multietnica Afro-Napoli United, che ha sbaragliato tutti gli avversari e vinto il campionato AICS. Questi ragazzi, emigrati da terre in guerra e senza futuro, sono la faccia buona di uno sport che muove fiumi di denaro e lo snatura. A comandare la danza miliardaria sono i petrolieri arabi, magnati Usa e da ultimi, ma solo cronologicamente, i nababbi cinesi in competizione con il resto del mondo  per accaparrarsi i migliori calciatori, alzando a cifre stratosferiche le offerte all’asta del mercato internazionale.

(Marzo 2017)

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