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L’INTERVISTA

L’INTERVISTA

 

a cura di Marisa Pumpo Pica


Rita Perrotta, autrice di “Una goccia di fuoco”, Graus Editore, aprile 2013, è nata e vive a Napoli, dove, nel 2012, si è laureata in Giurisprudenza, presso l’Università  “Federico II”.

Dotata di profonda sensibilità ed aperta a svariati interessi, sperimenta diverse esperienze lavorative a contatto con il pubblico, grazie alle quali acquisisce competenze nei nuovi canali di comunicazione e nell’uso dei mezzi multimediali. La sua grande passione, tuttavia, rimane la scrittura e, in tale ambito, è mossa da un amore appassionato per la poesia, che l’autrice definisce “genere esigente e complesso ma, allo stesso tempo, magico, unico come la musica, così lontano dagli  stereotipi di genere, oggi in voga”

 

Cosa presenta di  innovativo il suo romanzo  rispetto ad altri libri di narrativa fino ad ora pubblicati?

Ritengo che il mio romanzo,  al di là dei contenuti e delle problematiche affrontate, su cui lascio ai lettori e ai critici ogni giudizio di valore, sia innovativo perché, nella narrazione, abbino la poesia alla  prosa, in modo tale che esse non risultino dissociate l’una dall’altra. Le poesie si legano a doppio filo con la narrazione, creando continuità con gli eventi narrati.

 

Quale, in sintesi, il contenuto del libro?

“Una goccia di fuoco” parte dalla storia d’amore  di due adolescenti, Luca e Chiara, per sfiorare, poi, pur nella brevità del testo, temi molto più profondi, che non riguardano soltanto la sfera adolescenziale ma che finiscono col gettar luce su tutte le fasce d’età. Fra i temi affrontati, infatti, un problema di grande attualità: l’incapacità di comunicare.

 

Quale significato riveste oggi per lei l’incapacità di comunicare? Vuole riferirsi alla nostra fragilità emotiva, a quelle sensazioni inconsce di ansia e di paura, a quelle forme di disagio esistenziale, che talvolta viviamo e che ci turbano profondamente?           Ì

Sì. Noi oggi viviamo in una società in cui non mancano i mezzi per rendere facile la comunicazione, ma spesso assumiamo degli atteggiamenti di facciata, che nascondono i nostri reali sentimenti, i nostri particolari  stati d’animo. Non ci apriamo mai completamente perché siamo molto presi dalla quotidianità e questo ci porta inevitabilmente a vivere in  una condizione di solitudine esasperata, pur avendo tanti amici, che però, in definitiva, sono solo virtuali.

     

      Perché ha pensato di associare poesia e prosa ?

La poesia  è un genere letterario, a volte sottovalutato. L’idea è nata con il proposito ambizioso di far avvicinare le persone a questa passione. Infatti, la poesia è contestualizzata all’interno del romanzo e non rimane mai discostata dai contenuti della narrazione né dal messaggio che essi sottintendono.

 

   Quale messaggio ?

 Il messaggio che ho voluto dare con questo romanzo è quello sicuramente di gioia, soprattutto di amore per tutte le cose semplici  che la vita può offrire. La serenità va cercata non in piaceri effimeri e devastanti, quali possono essere le dipendenze di qualsiasi genere, bensì nella pace interiore.

 

   Può indicarci, in una battuta, anche una sola ragione per la quale una persona dovrebbe acquistare il suo romanzo?

Perché non ho messo filtri tra me e chi legge questo romanzo e quindi il lettore potrebbe anche ritrovarsi al fondo delle mie pagine.

 

Grazie e…in bocca al lupo. Le auguro che questa sua prima fatica letteraria corrisponda alle speranze di una giovane autrice emergente.

 

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